La ragazza era stesa sull'erba, così immobile da
sembrare morta, ma non era morta. Stava
dormendo. Si era sdraiata per riposarsi un attimo,
poi il suo cervello aveva cominciato a vagare. La
ragazza aveva pensato a un ragazzo che vedeva
spesso sull'autobus quando andava a scuola, la
mattina. Quel ragazzo le piaceva, lo trovava
eccitante, era alto, moro e muscoloso. Lì, stesa
sull'erba, con la brezza leggera che soffiava, aveva
cominciato a toccarsi pensando a lui che si
strusciava su di lei mentre l'autobus viaggiava.
Aveva divaricato le gambe e sollevato la gonna,
poi si era accarezzata sotto le mutandine con
l'indice della mano destra fino a quando non aveva
avuto un orgasmo. Poi, per la spossatezza, si era
addormentata, con le labbra piegate in un sorriso
lieve.
Ora, stava appunto dormendo.
Poco lontani, nascosti dietro i primi alberi del
bosco, due gnomi guardoni la osservavano.
- Hai visto che roba? -, disse quello dalla barba
rossa come il fuoco e gli occhi cerulei.
- Sì, certo. Che puttana! -, disse l'altro, dalla
barba bianca e soffice come neve appena caduta.
- E' rimasta lì a toccarsi almeno per dieci minuti,
si è goduta il proprio piacere fino in fondo.
- Chissà a cosa stava pensando.
- Forse a due gnomi superdotati che la
prendevano, uno da dietro l’altro da davanti.
Lo gnomo dalla barba bianca sghignazzò. – Tu
dici? Non penso. Ad ogni modo, una vacca del
genere, tu da che lato preferiresti ingropparla,
davanti o dietro?
- Lo sai che ho sempre avuto un debole per
l’anal -, disse il rosso.
- Perfetto, perché a me l’anal non ha mai
attirato più di tanto. Io, a quella lì, le servirei il mio
sfilatino direttamente nella patata, nel modo
tradizionale.
- Vuoi dire che non gliel’hai mai infilato nel
sedere a Mendrisia?
Mendrisia era una giovane gnometta con cui il
bianco aveva avuto una storia. Erano stati insieme
15 anni; non si era trattato di una relazione lunga
se consideriamo che la vita media di uno gnomo è
di 300 anni.
- No, aveva troppa paura. In un paio di
occasioni ci sono andato vicino, ma lei all’ultimo si
è tirata indietro.
- Beh, ci scommetto i peli della mia barba rossa
che quella umana stesa sul prato, non si tirerebbe
indietro.
Per un po’, i due gnomi non avevano aggiunto
altro. Erano rimasti a guardare la ragazza che
dormiva. Era una bella ragazza, giovane, nel fiore
dell'età. Doveva avere 18 anni, non di più. Aveva
i capelli castano chiari, la pelle bianca e morbida
come il latte, un viso semplice e vestiva un abito a
fiori rossi e bianchi che strideva col verde del
prato. Le labbra erano leggermente schiuse.
- Ce l'ho duro -, disse, improvvisamente, lo
gnomo rosso.
- Anche io -, disse il bianco.
- Che facciamo?
- Non so, tu che vuoi fare?
- Scoparmi quella bellezza, ad esempio.
- Lo sai che non possiamo. A noi gnomi è
vietato mostrarci agli umani. E, di conseguenza,
scopare le umane.
- Peccato. Sono sicuro che ad un umana non
dispiacerebbe essere scopata da uno come noi, di
tanto in tanto. Ritrovarsi nella figa la nostra terza
gamba.
- Bah, meglio non pensarci. Io me ne torno nel
bosco.
Entrambi gli gnomi voltarono le spalle alla
giovane donna placidamente addormentata e
s'inoltrarono tra le ombre silvestri.
Per un pezzo, camminarono in silenzio,
osservando la natura che li circondava. Il rosso
trovava che fosse noiosa la natura, alle volte, tutto
quel verde, quella vegetazione che lo sommergeva
fino a soffocarlo. Spesso invidiava gli uomini per il
fatto che vivevano in città grigie e asettiche, dove
le strade erano diritte e precise e non tortuose e
ambigue come sentieri.
Ad un certo punto, il nano dalla barba bianca,
disse: - Senti, ho un'idea.
- Che genere di idea? -, chiese l'amico.
- Tu hai ancora voglia di scopare?
Il rosso si toccò tra le gambe. - Certo. Il mio
amico, qui, è ancora sull'attenti.
- Anche il mio. Che ne dici, allora, di andare da
Giada?
- Giada l'elfa?
- Conosci qualcun altra che si chiami così?
- E che ci andiamo a fare da Giada l'elfa?
- A scoparla. Ho sentito che ultimamente ha
preso a prostituirsi.
- Giada che si prostitusce! ma che dici mai?
- Corre voce che da quando le è morto il
marito, Erogan, non se la passa tanto bene,
Giada. Fatica ad avere il pane in tavola ogni
giorno. Sicché ha cominciato a darla via a
pagamento. E' una storia triste, ma è la verità.
- Chi te l'ha raccontata 'sta storia?
- Jonas il druido.
Il rosso pensò che se quella storia l'aveva
raccontata Jonas il druido allora doveva essere
vera, perché Jonas il druido non era gnomo da
raccontare cazzate a destra e manca.
- Allora, che ne dici? -, chiese il bianco, - Giada
non abita lontano da qui...
Lo gnomo rosso rifletté sulla proposta del suo
compare. Conosceva Giada. Aveva sempre
pensato bene di lei ed era triste che ora lei si fosse
messa a battere per sopravvivere. E sarebbe stato
ancora più triste se lui avesse approfittato della
cosa. Però era anche vero che lo gnomo rosso
aveva voglia di chiavare. Una voglia assoluta. La
vista di quella umana che si masturbava e ora il
pensiero di Giada complemanete nuda, la sua
pelle elfica liscia come seta, verde come foglia,
disponibile alle sue brame, lo avevano attizzato
come un carbone ardente.
- Quanti soldi hai in saccoccia? -, domandò
all'amico.
Il bianco frugò nel borsello di pelle che portava
legato in vita. - Tre monete d'oro.
- Io ne ho altrettante -, disse il rosso. - Dici che
sei monete d'oro basteranno?
Il bianco fischiò. - Certo che basteranno! Per
sei monete d'oro, Giada sarebbe disposta a farsi
montare da un unicorno, questo è poco ma sicuro!
- Ok, allora direi che abbiamo deciso. Andiamo
a casa sua.
- Andiamoci.
I due gnomi cambiarono direzione e presero il
sentiero che portava a un piccolo villaggio dove
vivevano gli elfi. Giada abitava lì, o meglio, poco
prima che il villaggio cominciasse, in una casetta
che sorgeva accanto al sentiero che già somigliava
a una strada.
Quando raggiunsero la casa, constatarono che
la povera elfa non se la stava passando bene.
L'intonaco dei muri era scrostato. Nel recinto non
c'erano più galline, ma solo una vacca così magra
che le ossa le spuntavano dalla pelle. Sì, crepato il
marito, era caduta proprio in rovina, Giada.
- Poveraccia -, disse lo gnomo dalla barba
rossa, - un po' mi vergogno ad approfittare di
un'amica nel momento in cui avrebbe bisogno di
aiuto.
- Ma la aiutiamo per l'appunto -, disse quello
dalla barba bianca. - Le daremo sei monete d'oro.
Con sei monete d'oro si comprerà qualche gallina
che sfornerà uova tutte le mattine.
- Sì, ma non è che gliele daremo gratis, le sei
monete d'oro. E' questo che voglio dire. Se
fossimo dei veri amici, invece, le presteremmo
denaro senza chiedere nulla in cambio.
- Oh, quanti scrupoli! Nessuno a 'sto mondo
vive della carità altrui. I soldi bisogna
guadagnarseli, anche quelli degli amici. E poi, ti
dirò, a me Giada, mi è sempre stata un po' qui...
- Che vuoi dire?
- Voglio dire che, come tutte le elfe che sanno
di essere gnocche, se l'è sempre tirata, Giada.
Quando la incrociavo, faticava persino a salutarmi.
- Davvero? A me il saluto non l'ha mai negato.
E poi c'è da capirla, era l'elfa più bella del
villaggio. Tutti le sbavavano dietro! Era più bella
della regina, cazzo.
- Beh, ora che non è più così giovane e bella e
le è morto il marito, dovrà adeguarsi, scendere un
attimino sulla terra, e guadagnarsele 'ste bendette
sei monete d'oro, senza farsi troppi trip mentali.
Su, dai, bussiamo alla sua porta.
I due gnomi si erano avvicinati alla porta della
casetta di Giada, stavano per bussare, quando
avevano sentito dei rumori provenire dall'interno.
Delle voci.
- Oh, sì, dai Giada, così, così, fatti scopare! -,
diceva qualcuno.
E l'elfa: - Sì, dai, dacci dentro, rivoltami come
un guanto, non fermarti, oh sì, si!
I due gnomi, esterrefatti, fecero il giro della casa
fino a raggiungere la finestra della camera da letto.
Le persiane erano scostate. Giada e il suo amante
continuavano a gemere incuranti che qualcuno
potesse sentirli.
- Maledizione, il davanzale è troppo alto! -,
disse lo gnomo dalla barba bianca.
Il rosso si guardò intorno fino a individuare un
secchio ribaltato. - Aiutami ad avvicinare quel
secchio al muro -, disse all'amico.
Una volta fatto ciò, entrambi salirono sul
secchio e sporsero lo sguardo oltre il davanzale.
Allora videro Giada, quella stupenda elfa dal
corpo d'un verde smeraldo, longilineo, senza un
filo di grasso, china a pecorina, con le mani
aggrappate all'inferiata del letto; dietro di lei c'era
un giovane elfo con le mani che le agguantavano i
fianchi sottili e il bacino che sbatteva ritmicamente
contro le sue chiappe.
- Oh, sì, così, così, così, cosi! Ti scopo! Ti
scopo! Ti scopo! -, urlava l'elfo.
- Oh, dai, sì, scopami, scopami scopami! E una
volta che mi hai scopata, riscopami, riscopami,
riscopami! -, urlava l'altra.
I due gnomi conoscevano il fortunato figlio di
puttana che si stava chiavando Giada come fosse
una cagna, si trattava di Longerlas, un elfo arciere,
un soldato della Guardia del Re. Un tipo
gagliardo, arrogante e ricco di famiglia. Uno che
poteva permettersi di chiavare Giada ogni volta
che lo desiderava.
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