blog di Alberto Grandi
Articoli

Senza zucchero – Zeramore10 min read

13 Gennaio 2022 7 min read

author:

Senza zucchero – Zeramore10 min read

Reading Time: 7 minutes

(questo racconto, per linguaggio esplicito e temi trattati, è consigliabile al solo pubblico adulto)

Mi chiamo Rommel e come molti cani avrei preferito chiamarmi in un altro modo. Ma un cane non si sceglie il proprio nome, deve accettare quello che gli ha dato il padrone.

Anche il mio padrone ha un nome idiota, si chiama Gesualdo.

La sua fidanzata lo chiama Gesù, ma quel tipo, l’ultima cosa che è, è un Cristo Salvatore, credetemi.

Vi basti sapere questo: il mio padrone è uno spacciatore.

Smazza ero e coca nel quartiere sotto casa.

Ogni pomeriggio, dopo pranzo, s’infila il marsupio con la roba sotto la giacca, mi mette quell’odioso collare borchiato al collo, aggancia il guinzaglio e raggiunge la panchina.

Gesualdo mi ha comprato perché io faccia paura ai tossici, li induca con la mia presenza, a un comportamento corretto e timoroso nei suoi confronti.

In effetti, noto che la gente tende a stare lontano da me. Forse per via della razza.

Sono un pitbull.

Un pitbull nero, con una striscia bianca, simile a un lampo, in mezzo agli occhi.

Il mio padrone, verso di me, prova sentimenti contrastanti.

Mi ama perché mi fa spesso il bagno, mi dà da mangiare regolarmente e mi gratta dietro le orecchie, cosa quest’ultima, che trovo irresistibile.

Mi odia perché mi prende a calci e pugni. Mi tira delle pedate nelle costole che non sono proprio uno spasso.

Credo che le botte corrispondano a una strategia: rendermi più aggressivo.

Gesualdo pensa questo: più vengo picchiato da lui, più sarò portato a ringhiare e a saltare addosso ai tossici che gli creano problemi.

Non gli è mai sorto il sospetto che un giorno o l’altro possa saltare addosso a lui.

Come dicevo prima, Gesualdo ha una ragazza che lo chiama Gesù.

Lei si chiama Lucia.

È bella, Lucia.

È magra, bionda, e ha le tettine sode come piacciono sia a me che al mio padrone.

Mi chiedo come un pasticcino del genere possa essersi messa con uno scarto d’umanità avariata come Gesualdo.

Non solo Lucia è bella, anche dolce.

Mi coccola.

Quando viene in casa e siede sul divano, picchiando la mano contro la fodera mi fa cenno di salire e così salgo anche io sul divano, appoggio la testa sulle sue cosce e lei mi gratta dietro le orecchie.

Quando Gesualdo mi vede in questa situazione, dà fuori di matto.

– Così me lo fai diventare finocchio, questo cane! Io lo sto educando a essere cattivo e spietato, poi vieni tu con le tue grattatine e me lo ammosci tutto!

Lucia dice che io sono già aggressivo e che una ciotola d’amore non si nega a nessuno.

Così, dice: una ciotola d’amore non si nega a nessuno.

Non trovate che sia una frase stupenda?

 

L’altra sera succede un fatto – l’ennesimo – che mi dà la misura di quanto stronzo sia il mio padrone.

Ascoltate.

Scendiamo al parco per lavorare.

Gesualdo siede sulla panchina, si accende una sigaretta, poi mi tiene una breve lezione di Storia.

– Lo sai perché ti ho chiamato così, cane? – comincia col dire. – Perché così si chiamava un nazista. Tu non sai cosa sono i nazisti, cane. Te lo dico io, allora: dei cazzuti. Gente determinata. Disposta a tutto pur di vincere. Uccidevano chi gli si metteva contro. E anche chi non gli si metteva contro, ma reputavano indegno di vivere, tipo gli sporchi ebrei, gli orridi zingari e gli odiosi finocchi.

“I nazisti stavano per conquistare il mondo. Avevano fatto fuori quasi tutti gli ebrei e anche con gli zingari e i finocchi stavano compiendo una pulizia di tutto rispetto, ma poi hanno esagerato. Si sono spinti fino a Figolandia, in pieno inverno.

“Tu non sai che posto è Figolandia, vero stupido cane? Figolandia è un territorio immenso che sulle cartine geografiche viene chiamato Russia. Io lo chiamo così perché è pieno di figa. Pensa un po’: secondo le statistiche a Figolandia ci sono più donne che uomini, tipo 5 donne ogni uomo, e tutte sono delle fighe stratosferiche.

“Sarebbe il posto ideale per viverci, Figolandia, se non fosse per l’inverno che ti congela le palle.

“Ti raccontavo dei nazisti: il loro unico errore fu tentare di conquistare Figolandia in pieno inverno. Quando lassù tirava un gelo che nemmeno gli orsi polari avrebbero resistito. Così hanno perso. Ma rimangono ugualmente gente importante, tosta, vero? Eh, giusto, stupido cane del cazzo? Annuisci!

Dato che non annuisco, Gesù mi tira una pedata sulle costole, poi sentiamo un rumore di passi.

Qualcuno sta arrivando.

 

Comincio a ringhiare, come vuole il mio padrone, e lui a tendere il guinzaglio.

Insomma, entriamo in modalità aggressiva.

Intanto quel tipo si fa sempre più vicino.

Quando è a circa 20 metri, non ho dubbi che si tratti di un tossico.

I tossici si somigliano tutti.

Sono magri, camminano come se avessero le suole incollate all’asfalto e sono pallidi.

A volte sono così pallidi che emanano luce. Come fantasmi.

Ben presto capisco che il tossico che sta arrivando è una tossica.

Una ragazza magra come un chiodo, vestita in una giacca che le sta tre volte e con la testa completamente rasata.

Sembra un’aliena, ma ha qualcosa di attraente.

Attraente e spaventoso.

La cosa attraente sono gli occhi, il viso dai tratti armoniosi, le labbra pallide ma ben disegnate.

La cosa spaventosa sono quello che celano gli occhi: zero amore.

Tutti abbiamo una minima percentuale di amore.

Anche quello stronzo del mio padrone.

Magari solo lo 0,1% ma ce l’ha. E lo tira fuori quando si vede con Lucia o quando telefona alla madre per chiederle come sta.

Anche io, con tutto che sono un pitbull con più denti che anima, ho una percentuale d’amore.

Diciamo un 5% che viene fuori quando qualcuno mi gratta dietro le orecchie.

La tossica ha lo 0%.

Giuro.

Non c’è amore nei suoi occhi.

Forse non c’è mai stato e mai ci sarà.

Forse è nata così.

Nelle sue pupille c’è solo una cosa: una siringa. Il buco.

– Ciao – dice la tossica con voce atona.

Io ho smesso di ringhiare e con uno strattone, Gesualdo me lo fa notare.

Mi calo nel ruolo della tigre: riprendo a sbavare e ad abbaiare.

– Che vuoi?

– Voglio una dose.

– E chi ti ha detto che ho una dose?

– Uno che si rifornisce da te.

– E come si chiamerebbe questo “uno”?

– Giulio, ma tutti lo chiamano Gigetto.

– Ah, quella sega, ho capito chi dici…

Per un po’, Gesualdo e Zeramore non dicono altro.

Poi, Zeramore, fa: – Allora ce l’hai una dose?

Gesù dice: – Sì, certo. 60 euro al grammo.

Zeramore dilata gli occhi. – Cazzo, 60 euro?

– Sì, cazzo, 60. La mia roba non è mica bicarbonato.

Zeramore controlla il portafoglio. Tira fuori tre banconote.

– Ho solo 30 euro.

– Allora levati dalle palle sennò Rommel ti sbrana.

Come la mia parte vuole, mi metto ad abbaiare.

Zeramore mi fissa, poi fissa Gesualdo, poi fa per andarsene.

– Aspetta – dice Gesualdo.

Zeramore si volta.

Uno strattone mi fa capire che posso smettere di abbaiare.

– Che c’è?

Gesualdo guarda Zeramore con occhi strani, poi dice: – Ti dò due grammi se ti fai scopare.

 

Mezz’ora dopo siamo in casa del mio padrone.

Lui sgancia il guinzaglio e mi dice di mettermi buono a cuccia, poi, insieme a Zeramore, si ritira in camera sua.

Io penso a Lucia: non sarebbe felice se sapesse che Gesualdo la tradisce.

Con una tossica, poi.

Certo, una tossica niente male.

Zeramore è un raro caso di eroinomane che ha conservato il suo sex appeal.

Mi lecco un po’ le palle, poi mi alzo, guardo il fondo del corridoio e comincio ad avanzare.

Il mio padrone ha lasciato la porta socchiusa.

Sento quello che dice.

– Togliti questa maglietta del cazzo… ecco così, brava… anche i pantaloni… E le mutandine. Come ce l’hai la figa, pulita? Con voi tossici non si può mai sapere… Se devi lavarti il bagno è fuori, a sinistra… Anzi, lavati, anche se pensi di essere pulita!

La porta si apre di qualche centimetro e Zeramore esce in corridoio.

Mi trova lì davanti e mi fissa.

È una figa spettacolare. Dalla testa ai piedi. È molto magra, ma stranamente, il suo corpo continua a curvare nel modo giusto.

Ha la figa rasata e una chiazza sull’avambraccio destro dove si è bucata l’ultima volta.

Zeramore mi fissa.

Io scodinzolo e tiro fuori la lingua.

Sto cercando di far capire a Zeramore che se mi desse una grattata dietro le orecchie, lo apprezzerei molto.

Lei non coglie o non vuole cogliere il messaggio.

Va in bagno, si sciacqua, poi torna in camera.

Sento i corpi che si spostano sul letto.

Poi, le molle del letto che cigolano.

Poi, il mio padrone che fa gli stessi versi che fa con Lucia.

– Uhmm… ohh… seee… ora lecca… sì, così, brava puttana…

Questo, però, a Lucia non l’ha mai detto, “puttana”, cioè.

Come non ha mai detto le cose che gli sento dire poi:

– Oh, sì, avanti, succhia, stupida eroinomane, succhiami… Fai finta che dentro ci sia eroina e non sperma, così, dai… Saresti disposta a vendere tua madre per una dose, eh, tossica merdosa, vero? Ora allarga le gambe che ti sbatto a do…

Prima che il mio padrone possa dire “dovere” la situazione degenera.

– Ma… che fai? NO, MOLLALO, CHE CO… AHI! MALEDETTA MI HAI QUASI AMMAZZA… TO! AHIA, NO, NON LO FARE… AIUTO, AIUTO, ROMMEL! AIUTO!

Senza la rapidità che ci si aspetterebbe da un cane da guardia, sospingo la porta col muso ed entro in camera.

Zeramore brandisce nella mano destra un grande pugnale.

Una lama da cacciatore, con un lato seghettato che Gesualdo si era comprato due mesi fa.

Le lenzuola sono tinte di sangue.

Gesualdo è stato colpito già diverse volte dalla tossica che, a dispetto delle sembianze gracili, mostra una certa forza.

– Attacca questa troia! – dice Gesualdo, guardandomi disperato.

Ma io non muovo un muscolo.

Zeramore cala la lama e lo sgozza.

Il sangue spruzza tutt’intorno. Gesualdo si porta le mani al collo, ma è come coprire una fontana con un tappo. Il sangue continua a spruzzargli fuori.

Gesualdo riesce a liberarsi dalla preda di Zeramore, scende dal letto, mi fissa un’ultima volta poi si accascia terra.

E muore.

 

Zeramore si è fatta una pera.

L’ho vista prepararsi la dose, riempire la siringa e poi affondare l’ago nel braccio.

Poi si è stesa sul letto ed è rimasta lì, con un sorriso ebete, a fissare il soffitto.

Dopo circa sei ore, si è alzata dal letto è andata in bagno e si è fatta una doccia.

È uscita dal bagno avvolta nell’accappatoio del mio padrone.

Ha camminato lungo il corridoio e poi si è seduta sul divano.

Ha acceso la tv.

Su Canale5 davano Uomini e donne di Maria de Filippi.

C’erano un uomo e una donna che parlavano al pubblico. L’uomo diceva alla donna che l’amava ancora, ma la donna diceva che per lei era finita. La loro storia era stata bella, ma adesso voleva svoltare.

Zeramore, mentre in tv si parlava di amore, mi ha fissato con i suoi occhi inespressivi. Poi ha battuto le dita sul divano.

Io non aspettavo altro: sono saltato sul divano e mi sono accucciato con la testa sulle sue cosce appena lavate e profumate.

Lei allora ha cominciato a grattarmi dietro le orecchie e dallo 0 è passata allo 0,1% di amore.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Su questo sito web utilizziamo strumenti di prime o terze parti che memorizzano i (cookie) sul dispositivo. I cookie vengono normalmente utilizzati per consentire il corretto funzionamento del sito (technical cookies), per generare rapporti sulla navigazione (statistics cookies). Possiamo utilizzare direttamente i cookie tecnici, ma hai il diritto di scegliere se abilitare o meno i cookie statistici e di profilazione. Abilitando questi cookie, ci aiuti a offrirti un’esperienza migliore.