Senza zucchero – Settimo piano2 min read
Reading Time: 2 minutesDa oggi inauguro una nuova rubrica che spero di aggiornare costantemente dal lunedì al venerdì: si intitola Senza zucchero e consiste in un racconto brevissimo da leggere nel tempo di un caffè espresso
Settimo piano
Si accese una sigaretta e fissò la donna che viveva al settimo piano del palazzo di fronte. Anche lui viveva al settimo piano. Erano sullo stesso livello, in linea d’aria, per il resto, viaggiavano su altitudini differenti.
Lei era bellissima, giovane, fresca, solo da come sorrideva si capiva che era una donna felice che viveva ogni giorno come una sorpresa.
Lui non era esattamente brutto, ma di certo passava inosservato e ogni giorno era una conferma del suo fallimento esistenziale. Oddio, definirsi fallito, forse, era eccessivo, ma era scontento, frustrato. Professionalmente e sentimentalmente. Lei invece… Da come si stava spazzolando i capelli si capiva che aveva il dono della leggerezza.
Smise di osservarla perché farlo era più una sofferenza che un piacere.
Sedette sulla poltrona e prese un libro, lo stesso che stava cercando di finire da tre settimane. Senza entusiasmo.
Lei smise di spazzolarsi e si guardò sforzandosi di sorridere, come se una semplice piega delle labbra potesse convincerla che andava tutto bene. Invece non andava bene per niente. Era sola e aveva la sensazione di stare invecchiando. Lentamente e precipitosamente al tempo stesso.
Si voltò e osservò l’uomo che viveva al settimo piano del palazzo di fronte. Come al solito leggeva. E come al solito aveva quell’aria seria, concentrata e autorevole che a lei piavceva tanto. Ma era inutile farsi delle fantasie. Un tipo distinto come quello non avrebbe mai considerato una… come l’aveva chiamata quel cretino, in ufficio? Barbie. Lei non era una Barbie, forse lo sembrava, ma non lo era.
Comunque, riguardo all’uomo del palazzo di fronte, quell’uomo sulla quarantina, dall’aria un po’ antica e per questo irresistibile, vivevano allo stesso piano dello stesso quartiere, ma quella era l’unica cosa che avevano in comune.
Sospirando, la donna depose la spazzola sul tavolino, chiuse le persiane, si sfilò la vestaglia e si preparò per andare a dormire.
Ultimamente faceva fatica ad addormentarsi. Forse leggere l’avrebbe aiutata.
Anche in questo siamo diversi, pensò, lui legge per passione, io per dormire.