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Vulcano 3, il romanzo che mi ha fatto dire: “Ok, ora basta con Dick”2 min read

22 Luglio 2021 2 min read

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Vulcano 3, il romanzo che mi ha fatto dire: “Ok, ora basta con Dick”2 min read

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Ecco un romanzo di Philip K Dick che mi ha lasciato, non dico con l’amaro in bocca, ma col sospetto che questo autore straordinario non abbia poi molto altro da raccontarmi. Forse il sospetto è dovuto banalmente al fatto che ho letto quasi tutto di lui. Fatto sta che Vulcano 3 (Fanucci) è una lettura al termine della quale mi sono detto: “Basta“.

Basta con Philip K Dick, grandissimo autore, non solo scifi. Basta con questa mente incasinata, geniale, che ha messo in piedi trame che sono come montagne russe per il nostro sistema di certezze. È ora di puntare ad altro, letture più contemporanee. Vulcano 3 non è una brutta lettura, intendiamoci, ma è altamente prevedibile non solo per chi Dick lo abbia già masticato ma per chi si ritrovi a leggere una storia del genere – scritta nel 1960 – oggi.

Le guerre e altri disastri hanno fatto sì che l’umanità scegliesse di affidare il proprio governo a un calcolatore in grado di analizzare e prevedere al fine di garantire pace e ordine. Così è nata l’Unità, un apparato politico di direttori umani che agiscono per conto del grande computer. Il computer dedicato all’amministrazione del genere umano appartiene alla serie Vulcano. I problemi insorgono quando Vulcano 3 appare così autonomo e determinato nelle proprie decisioni da sembrare umano più che una macchina.

Diciamolo: con questo romanzo Philip K Dick ha mostrato di essere per l’ennesima volta un precursore. Vulcano 3 anticipa di otto anni Hal di 2001: Odissea nello spazio. A parte questo il romanzo, oggi, appare una stanca e prevedibile versione dell’eterna guerra umanità vs tecnologia. Si legge. È scritto con una prosa scorrevole, ma è anche vero che oltre che una trama già sentita mille volte, Dick inscena personaggi stereotipati con ben scarso spessore, tra cui la solita donna attraente ma mentalmente instabile che porta disordine nell’operato dei personaggi maschili.

C’è poi un altro aspetto che non mi è piaciuto: qui la famosa “paranonia dickiana” quell’ingrediente che ritroviamo in Ubik o nella Trilogia di Valis e che l’autore sublima con pagine profetiche, qui sembra un talento fin troppo amministrato. È come se Dick si conoscesse fin troppo bene e volesse fare il verso a se stesso.

Per concludere: grazie Philip K Dick per tutto ciò che hai scritto a parte Vulcano 3. Rimarrai nel mio cuore, il mio scrittore di scifi preferito, ma ora è tempo di dirigere la rotta verso altri autori, più contemporanei.

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