In attesa del Premio Urania, com’è Ucronia di Elena Di Fazio2 min read
Reading Time: 2 minutesNon appena ho letto che Elena Di Fazio aveva vinto il premio Urania 2020 e che il romanzo, dal titolo Resurrezione, sarebbe stato disponibile in edicola a novembre, ho subito googlato il suo nome per vedere cos’altro aveva scritto, scoprendo che la sua opera prima, Ucronia, nel 2017 si era aggiudicata il Premio Odissea, l’altro riconoscimento “importante” per gli italiani che scrivono scifi. Così, in attesa di leggere Resurrezione, mi sono scaricato Ucronia.
Il romanzo ha pregi e difetti. Il pregio maggiore riguarda la scrittura, scorrevole ma controllata, che combina l’azione e i dialoghi. Il romanzo procede senza richiedere perseveranza da parte del lettore e questo non perché sia scritto in modo sciatto o semplicistico ma perché la Di Fazio possiede il dono di narrare e sa amministrarlo bene. Niente spiegoni, niente info-dump. Poche frasi che delineano una situazione, uno stato d’animo. Di sicuro la Di Fazio non è un’autrice ombelicale.

Ora veniamo ai difetti. Il primo, enorme e che, leggendo i commenti in rete e su Goodreads hanno riscontrato altri utenti, è una trama confusa. I personaggi sono tanti e a fatica se ne individua uno centrale a cui rimandino le varie sottotrame, forse Adam Luft, astronauta tedesco inviato su Marte. La storia è ambientata in una Terra sconvolta dalla Convergenza, un fenomeno che ha fatto sì che due differenti piani temporali – gli anni Sessanta e il 2050 – si ritrovino a vivere non parallelamente ma fianco a fianco. Le due epoche convergenti permettono all’autrice di mescolare situazioni da guerra fredda e rivolte di studenti alle nuove tecnologie.
Torniamo alla prosa, proprio la sua scorrevolezza bilancia una storia che si sposta di frequente tra diversi piani temporali e adotta vari punti di vista. Guidato dallo stile spedito della Di Fazio, ho pensato che spesso come avviene in Philip K Dick (autore a cui, per una volta, non sarebbe sconveniente associare l’opera qui in esame), la confusione fosse funzionale alla trama, facesse parte del gioco – consapevole – di chi scrive di smarrire chi legge per poi sciogliere tutti i nodi venuti al pettine nel corso della lettura, e invece no.
Si termina il romanzo capendo cosa è successo, come si è formata la Convergenza e chi sono esattamente i nanuq, i misteriosi mammiferi trovati su Marte, le cui lacrime sono una specie di droga che connette tra loro gli esseri umani, ma senza che il tutto venga condensato con la dovuta sintesi, la giusta armonia. Altro difetto è l’eccessiva materia trattata: sfasamenti temporali, alieni, droghe, nuove tecnologie neurali…
Per concludere, Ucronia è un romanzo che merita di essere letto se non altro perché promette bene e chissà che l’opera compiuta della Di Fazio, quella dove prosa e trama si coniugano a dovere, non sia proprio Resurrezione.
Pro
Buon ritmo di scrittura
Azione e dialoghi combinati bene
Contro
Trama confusa
Troppi elementi che mal si combinano