La vittoria dei Maneskin a Eurovision, una scusa per celebrare Gianluca Morozzi2 min read
Reading Time: 2 minutesCorreva l’anno non ricordo bene quale, ma era parecchio tempo fa. Mi trovavo, casualmente, o forse nemmeno troppo, a Bologna. Quel che ricordo è che, dentro una libreria avevo pescato un libro a caso e lettone le prime righe, nonostante non conoscessi l’autore, avevo deciso di comprarlo. Quel libro era Luglio, agosto settembre nero e l’autore era Gianluca Morozzi, bolognese, classe 1972. Il libro era una raccolta di racconti che avevano per protagonisti giovani arrabbiati, disadattati e in cerca di un senso. Più che le storie in sé quello che mi aveva colpito era la prosa, fresca e diretta. Che mi aveva portato a comprare l’unico altro libro allora in catalogo dell’autore, Despero, pubblicato nel 2001. Che lessi d’un fiato sia per la brevità dell’opera sia per quella prosa rapida, scandita da dialoghi perfetti che invogliava alla lettura.


Ora, non sono un esperto di letteratura-su-band-musicali, ma Despero, che racconta, appunto, nascita e fine di un gruppo messo insieme da alcuni ragazzi bolognesi e le loro disavventure, rimane un grande romanzo sulla passione per la musica, l’amicizia e l’amore. E ovviamente la voglia di sognare. Meno “segaiolo” – concedetemi il termine – di Alta fedeltà, di Nick Hornby, uscito cinque anni prima, Despero per genuinità e ritmo mi ricordava I Commitments (non il film, che è comunque bello), di Roddy Doyle, altra storia di giovani proletari in cerca di riscatto attraverso la musica. Morozzi avrebbe scritto altri libri. Forse troppi. Alcuni memorabili come Blackout o L’era del porco (anche questo sulla passione per la musica), altri meno memorabili ma lo stesso gustosi come Bob Dylan spiegato a una fan di Madonna e dei Queen o L’abisso, altri dimenticabili, ma nessuno, ameno nella mia esperienza di lettore, caduto sotto la categoria della “boiata pazzesca”.
La vittoria dei Maneskin a Eurovision è una scusa per esprimere la mia stima a questo autore, che seguii come lettore fin dai suoi esordi, un paio di volte ebbi la fortuna di intervistare, affezionato all’Emilia (Morozzi sta a Bologna come Simenon sta a Parigi, il grosso delle sue storie è ambientato nel capoluogo emiliano) e alla musica, due cose che unì nel libro L’Emilia o la dura legge del rock.
Bravo Morozzi, bravi i Maneskin e viva i Despero!