Uomini in rosso di John Scalzi, un omaggio troppo furbo alle serie tv di fantascienza2 min read
Reading Time: 2 minutesUomini in rosso è un romanzo di fantascienza firmato John Scalzi che nel 2013 ottenne il Premio Hugo e il Premio Locus. In Italia è pubblicato nella collana da edicola Urania e si può acquistare anche come ebook. Non è il primo libro che leggo di Scalzi. Qualche mese fa mi aveva favorevolmente colpito Il collasso dell’impero, (Fanucci) anche se non fino al punto di comprare il seguito. Lì Scalzi mostrava di essere uno scrittore consapevole del propri mezzi: a una trama che non raccontava nulla di nuovo ma era coerente e piena di colpi di scena, combinava una scrittura ironica, a tratti un po’ volgare, ma comunque godibile, soprattutto nei dialoghi.

Uomini in rosso, che lo ha lanciato nell’olimpo degli autori contemporanei di fantascienza, è, a mio modesto parere, al di sotto delle aspettative. Chiariamo che non si tratta di un brutto romanzo. Ma chiariamo anche che si tratta di un romanzo estremamente furbo e che proprio nella furbizia ha il suo grosso limite. Il titolo è un chiaro riferimento alle serie tv di fantascienza, in particolare a Star Trek. Gli “uomini in rosso” in gergo, sono i personaggi di basso profilo e scarsa importanza che muoiono più rapidamente alla tv e che, in Star Trek, erano soliti indossare appunto divise rosse.
Il romanzo parla dunque di alcuni membri di una grande nave stellare in tutto simile all’Enterprise che si rendono conto di far parte di un reparto i cui elementi muoiono di continuo e chissà perché vengono scelti per le missioni più pericolose. Uno di questi personaggi di serie b, si accorge dell’assurdità del destino di quanti gli stanno intorno e comincia a sospettare che lui e gli altri del team siano i personaggi della sceneggiatura di una serie tv che qualcuno sta scrivendo in qualche altra dimensione e che li fa vivere e morire in modo rapido e assurdo, regalando loro un destino appunto di serie b.
Per salvarsi, gli “uomini in rosso” decidono di viaggiare nello spaziotempo fino alla Los Angeles dei nostri giorni e di intercettare l’oscuro sceneggiatore da cui dipendono le loro vite e convincerlo ad avere pietà nei loro confronti. Raccontato così il romanzo è divertente, arguto, ha i giusti agganci con l’universo televisivo e pone anche questioni meta-narrative, oserei dire pirandelliane: l’autore e i suoi personaggi che gli si rivoltano contro eccetera.
Il problema è che se il romanzo è bello a raccontarlo, a leggerlo è un po’ noioso. Portato avanti da una scrittura piatta, ravvivata da qualche strizzatina d’occhio agli appassionati di fantascienza, dubito che qualcuno che non abbia mai visto Star Trek o non ne sia un fan affezionato, trovi il libro oltre i limiti del discreto. Insomma, Uomini in rosso si legge, ma è un’occasione persa. E una furbata che ha valso al suo autore più riconoscimenti di quelli che secondo me meritava.