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Il pugno dell’uomo, la breve via alla dittatura secondo il Premio Urania 20194 min read

12 Aprile 2021 3 min read

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Il pugno dell’uomo, la breve via alla dittatura secondo il Premio Urania 20194 min read

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Col romanzo Il pugno dell’uomo, Davide Del Popolo Riolo ha ottenuto il premio Urania 2019. Si tratta di un romanzo di fantascienza, anche se i puristi di tale genere, probabilmente, non lo riterranno tale. Difatti l’elemento scientifico ha scarso peso e l’ambientazione sembra strizzare più l’occhio allo steampunk che alla fantascienza vera e propria. Siamo sì su un pianeta diverso dalla Terra dove gli esseri umani e altre specie umanoidi, chiamiamole così, si sono stanziati, ma la città in cui si svolge la vicenda ha richiami vittoriani, la gente si muove su carrozze trainate da cavalli a vapore e la posta funziona attraverso tubi pneumatici. Insomma, non ci sono astronavi né auto volanti o pistole laser. Più che un futuro, l’autore ha immaginato un retrofuturo dove dominano i calcolatori e le macchine anziché i software.

Se proprio volessimo far ricadere tale romanzo sotto una categoria, chiamerei in causa quella più generica del fantastico, anche perché, tra le razze umanoidi alle quali si mescolano gli umani, ci sono i succhia o pallidi, insomma delle specie di vampiri per nulla aggressivi che si nutrono di bevande ematiche, succhiano stecchi di sanguinaccio e badano a tenere a freno la loro sete di sangue umano. Oltre a questa razza ci sono i cibridi (metà umani metà macchine), i sabbiosi e forse altri di cui non ricordo il nome.

Insomma, l’universo messo in piedi dall’autore è già visto, tuttavia è ben delineato e per nulla scontato. La narrazione procede per prospettive: ogni paragrafo porta il nome di un personaggio che ci racconta – qualche volta in prima, per lo più in terza persona – il suo punto di vista e la realtà che lo circonda.

Abbiamo Anton, un vecchio artista misantropo e frustrato, scavalcato dal suo discepolo che ne ha sedotto l’avvenente moglie. Abbiamo Oleander, giovane inumano che costituisce il punto di vista cardine dell’intera vicenda, ragazzo sensibile che vede la realtà mutare tragicamente davanti ai suoi occhi. Abbiamo Deirdre, figlia patrizia (cioè appartenente alla fascia più altolocata degli umani) che scrive per un giornale e poi ne fonda uno proprio eccetera. I personaggi che mette in scena il romanzo, tra giovani rampolli, artisti, politici, guardie cittadine e avvocati, donano al lettore una molteplicità di sguardi che è poi ciò di cui è fatta la città: umani e non, ricchi che vivono sulle colline e poveri che vivono nelle Fosse, prostitute e oracoli.

In questa città, pur multiforme, c’è sempre stata una certezza: il potere veniva tramandato nelle mani delle donne umane appartenenti alla famiglia Anderson-Brown. Il caos insorge insieme allo scoppio di un’epidemia, quella della Febbre gialla. Qualcuno, per convenienza, vuole incolpare gli inumani del contagio. In particolare un certo Ian Derrick, un personaggio oscuro e carismatico, in grado di persuadere col solo sguardo dagli occhi di diverso colore e che mira a impossessarsi del potere.

Il romanzo, pur nella varietà di temi e di voci che inscena, non si perde mai perché è sorretto da una volontà precisa: vuole essere la cronaca di una caduta politica, sociale e morale. La caduta di una città che in preda alla paura si divide e cerca un nemico su cui addossare i suoi malfunzionamenti e si lascia trascinare dall’odio e dalle passioni fino a sfociare nella dittatura. Potremmo facilmente vedere nell’ascesa del Pugno dell’Uomo quella del nazionalsocialismo e affiancare una figura come Derrick a quella di Hitler. Ma potremmo anche annusare tra le pagine del romanzo, i fumi pestilenziali che invadono l’aria oggi, il populismo, l’odio per le diversità eccetera, tutte questioni attuali.

A conclusione due parole sulla prosa, alla fine l’elemento base di un un romanzo. Per quanto, Il pugno dell’uomo non abbia in sé elementi di novità a livello di tecnologie o di visioni del futuro, non si può dire che non sia sorretto da una scrittura rapida, precisa e che sa dosare bene i dialoghi e la riflessione. Unico neo: l’azione è già elaborata. La dimensione avventurosa è smorzata dal gioco dei diversi punti di vista. Mi spiego: quasi sempre i grandi cambiamenti o i fatti che dovrebbero imprimere dinamismo alla vicenda, ci vengono trasmessi al cambio di prospettiva e narrati col senno di poi dal singolo punto di vista. Ma questa può essere una scelta stilistica a ben vedere.

Insomma, a mio modesto parere, Il pugno dell’uomo è un romanzo che merita in pieno il premio Urania. Non sarà fantascientifico quanto basta, ma è comunque una storia che vale la pena leggere.

Pro
Prosa rapida, bei dialoghi
Differenti punti di vista
Ambientazione immersiva

Contro
Immaginario poco originale
Azione non “in presa diretta” ma tramandata dai vari punti di vista

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