Muori per me, il thriller di Elisabetta Cametti2 min read
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In Muori per me, thriller di Elisabetta Cametti, pubblicato da Piemme, succede un po’ di tutto. C’è una ragazza bellissima, scesa dalla montagna in una Milano così cinica da ricordare la New York di American Psycho, per realizzare i suoi sogni, scoprendo che in realtà sono i peggiori incubi, ci sono tre fratelli che dettano legge nel mondo della moda e dei social media e che nel privato organizzano festini a base di droga e ragazzine disposte a ogni cosa per un briciolo di notorietà, c’è un’ispettrice tosta, determinata, che a casa deve vedersela con un figlio bullo e al lavoro con una serie di cadaveri di donne torturate, annegate e poi riemerse sulle sponde fatate di quel lago che tutto il mondo ci invidia. Poi ci sono chef di fama internazionale, amanti picchiate e ricattate, detective privati e una verità così terribile che per essere divulgata e metabolizzata deve avvalersi di quegli stessi media che fin lì l’hanno distorta: i social network.

Succede molto e ci sono molti personaggi in questo romanzo di oltre 500 pagine che, complice una scrittura rapida, basata su dialoghi e azione, si legge con quella passione un po’ colpevole con cui si vede, che so, l’ennesima puntata di Non è l’arena sul caso Genovese dove, a turno, lo psicologo, la blogger, il criminologo e la politica dicono la loro. Questo thriller è un concentrato del nostro presente, dei suoi molti vizi e delle sue rare virtù. Nella disinvoltura nel mescolare tipi e situazioni che ritroviamo nella cronaca – la blogger che si vende per un pugno like, i festini a base di droga, i manager con deliri di onnipotenza – sta il segreto della sua morbosa godibilità. La Milano che tratteggia è la peggiore. Una Milano che non ha smaltito i postumi degli anni Ottanta e resa ancor più cinica dalla falsa promessa di fama e felicità che regalano le nuove tecnologie e chi sa utilizzarle a proprio vantaggio sulla pelle altrui.
L’influenza dei social media è un aspetto chiave della storia: oggi si tende troppo a identificare il successo col numero di follower, inquinando la nostra visione del reale, influenzando i nostri comportamenti. Riguardo ad Alberto Genovese, l’autrice, che è anche opinionista tv di attualità e cronaca, trova di aver scritto una storia che suona come una profezia, considerando che il romanzo è stato consegnato alla stampa poco prima che il caso scoppiasse a novembre dell’anno scorso. Un caso che ha portato i lettori nelle stanze private dove si svolgevano feste durante le quali il proprietario di casa si nutre di senso di onnipotenza e di impunità. “Questo è proprio il tema su cui si snoda Muori per me ” spiega Elisabetta Cametti. “Una storia che sarebbe potuta sembrare di pura fiction, se l’accaduto a Terrazza sentimento non fosse stato ripreso dalle telecamere e reso pubblico“.
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