Dietro la serie tv: La regina degli scacchi di Walter Tevis4 min read
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La regina degli scacchi, la serie tv di Netflix divenuta cult, è tratta da un romanzo scritto da un autore poco noto in Italia, se non a un pubblico ristretto, ma le cui opere conobbero un grande successo ed ebbero trasposizioni cinematografiche, anche quelle di successo. Parliamo di Walter Tevis, autore americano la cui bibliografia vanta titoli come Lo spaccone, Il colore dei soldi, L’uomo che cadde sulla Terra (i tre titoli citati sono diventati film) e la bellissima e malinconica distopia Solo il mimo canta al limitare del bosco che anticipa temi come l’analfabetismo digitale e la dipendenza dagli psicofarmaci. La regina degli scacchi – di cui da poco Mondadori ha dato alle stampe una nuova edizione con la protagonista della serie tv in copertina – fu il suo penultimo romanzo, pubblicato nel 1983, un anno prima che un cancro al fegato lo portasse via.

Tevis è autore raffinato, dalla scrittura limpida, precisa e dall’immaginazione notevole che ha spaziato per vari ambiti, soprattutto la fantascienza, ma cogliendola da prospettive particolari che di certo non lo inserirono nel catalogo degli autori mainstream. La sua è una lettura che intrattiene ma anche di qualità. Scorre piacevolmente ma è in grado di soffermare la mente del lettore su questioni importanti. Come ogni vero autore, Tevis trasferì la sua esperienza di vita nei romanzi. Molti suoi personaggi, incluso quello di Elizabeth Harmon, la scacchista geniale, si comprendono del tutto solo conoscendo la vita di chi li ha creati.
Si trattò di una vita segnata dalla malattia, dalla solitudine e dall’alcol. Tevis nato nel 1928 a San Francisco, contrasse fin da piccolo una malattia reumatica al cuore che lo costrinse a vari ricoveri. Per un anno intero rimase solo nell’ospedale della sua città natale, mentre la famiglia si trasferiva nel Kentucky. La solitudine e gli esami dolorosi sono tematiche ricorrenti nel suo romanzo più celebre, anche per via della versione cinematografica che vede nel ruolo del protagonista David Bowie, L’uomo che cadde sulla Terra. Storia di un alieno simile agli esseri umani pure se più alto, sottile e fragile e circondato da un’aura di solitudine. Crescendo, il senso di diversità non si attenuò e Tevis cercò rimedio nel bere, vizio che lo accomuna al suo alieno e al personaggio di Beth.
Ne La regina degli scacchi, Tevis, dunque, ribadisce la stessa poetica di alienazione e abbandono già esplorata ne L’uomo che cadde sulla Terra e in Solo il mimo canta al limitare del bosco. Beth è anche lei, a suo modo un’aliena. Il pianeta che dovrebbe ospitarla e accudirla, la Terra, l’orfanotrofio, la famiglia da cui viene adottata, gli è nemico. Non che non sia popolato da rari individui che si mostrano bene intenzionati nei suoi confronti, ma ogni braccio che gli tende il prossimo, viene volontariamente ignorato da Beth che vive la sua esistenza come una deriva, oppure si tratta di un braccio appartenente a un altro “alieno solitario” come lei – è il caso della madre adottiva – col quale non può che trovare una forma di consolazione, magari accompagnata dall’alcol, e non la salvezza.
Il romanzo compie una magia che la serie tv fa solo in parte: circonda la scacchiera di un incredibile fascino anche agli occhi di chi non ne sa nulla del gioco. E questo avviene perché Tevis compie sugli scacchi un’operazione simile a quella fatta sulla tecnologia nei romanzi di fantascienza. Come lui stesso ebbe a dichiarare, più che fantascienza, i suoi romanzi di successo sono fiction speculativa. Gli alieni e il futuro sono immaginati non dal punto di vista scientifico, ma emozionale. Se Tevis avesse scritto di astronavi, guerre e intelligenze artificiali, probabilmente sarebbe già dimenticato. Se avesse scritto un romanzo solo sugli scacchi idem. Invece ha scritto su una ragazza diversa, lunare, cerebrale che trova una via di fuga nella matematica degli scacchi, nella scacchiera che, complice l’effetto dei farmaci, riesce a evocare stesa sul letto in uno stato di trance.
Leggendo il libro, chi ha già visto la serie tv scoprirà quanto questa sia stata fedele alla fonte originale – e forse anche in ciò è il motivo del suo successo. Chi non l’ha vista, leggerà una storia dove farà la conoscenza di una creatura aliena e familiare allo stesso tempo, circondata da un’aura speciale che solo i veri autori sanno evocare. Autori che sospendono ogni giudizio e ogni digressione e lasciano che i personaggi sulla pagina dialoghino e agiscano in maniera quasi autonoma, andando incontro al destino.
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