Eragon di Christopher Paolini – Recensione3 min read
Reading Time: 2 minutesRecentemente ho letto Eragon di Christopher Paolini, primo libro del ciclo dell’Eredità che si compone di altri tre capitoli: Eldest, Brisingr, Inheritance. Volenti o nolenti, si tratta di un classico del fantasy degli ultimi 20 anni (il romanzo venne pubblicato prima a spese dei genitori di Paolini nel 2002, poi nel 2004) che deve il suo successo a vari aspetti. Il primo è l’accidentalità, tipica di ogni grande successo: pare che il romanzo venne portato all’attenzione della grande editoria, nel momento in cui vi s’imbatté Carl Hiassen, famoso giallista americano, in una piccola libreria del Montana.
Il secondo è ciò che c’è dietro il romanzo: una storia che colpisce l’immaginario collettivo e la stampa. Quella di un ragazzino che vive nel Montana, in una zona selvaggia i cui panorami lo ispireranno e che a soli quindici anni scrive un librone che verrà pubblicato quando ne ha diciassette.
Una volta, un mio amico aspirante scrittore (non faccio il nome) che aveva scritto un fantasy e lo aveva sottoposto a un editor (non faccio il nome) mi aveva detto che il suddetto editor gli aveva risposto così: “La storia è buona e sarebbe anche pubblicabile, ma se tu fossi un ragazzino al suo primo libro”.
Gli autori di fantasy in età puberale sono stati una moda e continuano a esserlo.

Oltre a queste premesse, però, c’è da dire che il romanzo – il primo, sugli altri non posso ancora esprimermi – è ben scritto, narra una storia il cui immaginario fantasy non ci racconta nulla di nuovo (elfi belli ed eterei, nani che vivono nelle montagne; non ci sono gli orchi, ma gli urgali ci si avvicinano parecchio, città medievaleggianti). L’unica – e potente – nota innovativa e su cui si basa gran parte del romanzo, è il rapporto simbiotico che si instaura tra Eragon e il drago-femmina Saphira.
Insomma, la grandezza di questo romanzo non sta nel coraggio di innovare e rischiare ma nel mantenere in buon equilibrio certe tematiche fantasy e in una prosa sapientemente dosata e sorprendente se portata avanti dalla mano di un quindicenne (e immagino di un robusto lavoro di editing), che sa raccontare in modo coerente gli eventi, e portare per mano il lettore dalla prima all’ultima pagina.
La storia, senza spoiler, si apre con l’incontro tra Eragon e una pietra grande e infrangibile che si scoprirà poi essere un uovo di drago. La prima parte ci fa conoscere il protagonista, un ragazzo che vive nella zona montuosa della Grande Dorsale dove caccia e divide la casa con lo zio e il cugino, e non sa di essere un predestinato. Poi c’è la parte del viaggio e che segna anche l’apprendimento delle arti della spada e della magia del ragazzo, indottrinato da un anziano – il classico mentore – che lo accompagnerà. La terza parte, la più bella, è quella della battaglia. Il finale non è un finale vero e proprio, anzi, il romanzo si chiude lasciando aperte tutte le porte e spingendo chi lo abbia apprezzato – come il sottoscritto – a comprare e leggere il secondo capitolo.
Cosa che farò non appena avrò terminato il romanzo che sto leggendo ora (Destinazione stelle di Alfred Bester).