Come affrontare il viaggio in un romanzo fantasy4 min read
Reading Time: 4 minutesIn molta letteratura fantasy, specie in quella classica, il viaggio è un momento irrinunciabile nella trama. E si tratta solitamente di un momento ampio, che copre molti capitoli, un po’ perché il viaggio è l’essenza dell’avventura, lo spostamento che l’eroe compie dal suo nido, alla meta finale e le cui tappe lo formano. Un po’ perché il viaggio è inteso come l’attraversamento di uno spazio geografico vasto e vario e fornisce dunque l’occasione a un autore di sfoggiare il suo immaginario, la sua bravura nel ricreare in modo verosimile. Ovviamente ci sono dei pericoli nel trattare questa fase fondamentale, un po’ come ce ne sono di trattare una battaglia (sia in letteratura che al cinema).
Dopo la fantascienza e il fantasy mitologico, sto scrivendo un high fantasy, ecco, nel descrivere il viaggio, quali sono le difficoltà in cui mi sono imbattuto.
Non allungare troppo il brodo
Non c’è cosa peggiore di un viaggio noioso e se un autore ne intraprende uno con il solo scopo di aumentare lo spessore del futuro cartaceo finirà con l’annoiare il lettore. Perché? Perché è facile trasformare il fantasy in un collage di cartoline e perdersi in descrizioni di lunghi tramonti, infinite foreste o impervi ghiacciai. Ma se c’è un déjàs vu in un romanzo fantasy è proprio un lungo e struggente tramonto, una foresta densa e ombrosa e un ghiacciaio invalicabile. Dunque, non c’è alternativa perché il vostro viaggio risulti stimolante al lettore, deve essere un viaggio nuovo, di terre mai esplorate e non una rivisitazione di quella di Mezzo, di Westeros o di Narnia.

Sì, puoi essere digressivo (ovvero “show and tell”)
Una delle regole base che insegnano ai corsi di scrittura creativa – regola ereditata da una concezione editoriale di chiara influenza anglosassone – è quella dello “show don’t tell“. Non descrivere, scrivi. Non spiegare, suggerisci. Non dichiarare, evoca. È una regola perfetta per i romanzi brevi, per i racconti e per i romanzi in generale, ma che va rivista per quelli di tipo fantasy o, almeno, che si rifanno all’high fantasy (Il signore degli anelli) dove la dimensione epica è fondamentale. In un fantasy di questo tipo ci sono troppe cose da descrivere e spiegare per limitarsi a suggerirle. Un autore fantasy non si limita a creare azione, ma la inserisce in un universo con una propria geografia, una propria storicità e una propria mitologia. Quindi, la digressione, la deviazione anche lunga dal momento presente, ci sta, anzi, ci deve essere. Occhio, però, il rischio è quello di cominciare un romanzo nel romanzo senza rendersene conto. E magari un romanzo nel romanzo nel romanzo…
Flora, fauna, lingua
Il viaggio, come dicevamo, è la migliore occasione che un autore ha di sfoggiare la propria fantasia. Il consiglio è quello di stilare anticipatamente un elenco di piante e creature in cui il vostro eroe si imbatterà o magari di popoli, ciascuno avente la propria cultura, se il viaggio lo porterà a valicare confini. Occhio, però, che una volta adottata una peculiarità, non potrete disfarvene. Se nel vostro mondo si parlano lingue diverse e il vostro personaggio conosce solo quella con cui è nato, dovrete tenerne conto, quando attraverserà confini e si ritroverà in locande in cui si parla un idioma straniero.

Verosimiglianza
Sto leggendo Eragon. Malgrado le critiche con cui la saga di Paolini viene spesso bersagliata, io, almeno questo primo episodio, lo sto trovando buono (sono quasi a pagina 400). Ci sono però dei fatti che mi fanno storcere il naso. Eragon incontra il drago per la prima volta in una zona di montagna, la Grande Dorsale, coperta dalla neve, dunque in un clima rigido. Ebbene, quando lo cavalca c’è appena un accenno al freddo patito dal protagonista nello sfrecciare in cielo a una temperatura glaciale. Insomma, quello che voglio dire, è che dato che un lettore fantasy è solitamente un lettore scrupoloso, una cosa che un autore non deve proprio fare è lasciare che il suo eroe attraversi semplicemente uno spazio. In realtà quello spazio è carico di stimoli, di difficoltà piccole o grandi che devono per forza segnare il cammino.

Il tempo: chiedete le indicazioni a Google Maps
Ecco il problemone di un romanzo di high fantasy. Il tempo. Quanto ce ne vuole per attraversare assolati deserti, vaste pianure, profonde foreste e impervie montagne? Di sicuro non un pomeriggio e nemmeno una settimana. Ricordate il quinto episodio della settima stagione del Trono di spade? In poco più di una notte il corvo con il messaggio di richiesta d’aiuto volava da oltre Barriera a Roccia di Drago e Daenerys giungeva a cavallo dei suoi draghi a salvare Snow e gli altri. Quella inesattezza cronologica aveva indignato i fan. Di nuovo: i lettori di fantasy sono attenti, dei rompipalle perché affinché un mondo fatato gli risulti convincente, chiedono verosimiglianza. Il vostro eroe si muove a piedi? Siate onesti e utilizzate Google Maps e fategli attraversare Europa e Asia sulle due gambe e vedete quanto ci mette. Se il tempo impiegato non è di vostro gusto inventatevi un mezzo di trasporto veloce. L’importante è che non scambiare la velocità del drago con quella del teletrasporto.