Game of thrones e il mortificante potere dell’immagine sulla parola2 min read
Reading Time: 2 minutesC’è qualcosa di più potente dell’intrattenimento televisivo e cinematografico nel mondo della narrazione? Io non credo. Se c’è una luce potente che irradia calore tutt’intorno è quella di una serie tv di successo, se c’è un satellite che brilla di quella luce riflessa, è la saga di romanzi o il romanzo a cui quella serie tv si è ispirata. Game of Thrones ne è la prova. Prima che divenisse serie tv era una saga fantasy apprezzata e di successo, ma il boom è arrivato con l’adattamento portando l’autore a guadagnare cifre da capogiro. George R. R. Martin ha accumulato un patrimonio oltre i 65 milioni di dollari.
Oggi il successo planetario di un autore, nove volte su dieci, deve avvalersi del trampolino di lancio di un adattamento visivo meglio se seriale.
Considerazioni su questa realtà? Non è una triste realtà, è la realtà del mercato e dell’intrattenimento popolare che si propone di coinvolgere una platea sempre più ampia e generare introiti da capogiro. Game of Thrones, del resto – parlo dei libri – non è una saga che rimarrà nella storia della letteratura. Forse rimarrà in quella di genere, ma bisogna vedere quanto un genere letterario resista al tempo e possa vantare dei classici.
Mi spiego: Dracula, di Bram Stoker è un romanzo sui vampiri, diciamo il romanzo sui vampiri e se ne parla e si legge dal 1897, anno in cui venne pubblicato. È un classico dell’immaginario più che della cultura horror e vampiresca. Tra cent’anni quanto la gente leggerà Intervista col vampiro? E in ambito fantasy, secondo voi il Trono di spade resisterà nelle librerie gli oltre settant’anni del classico (non solo fantasy) Il signore degli anelli? E ancora, in ambito erotico, tra cinquant’anni si leggerà Cinquanta sfumature come oggi si continua a leggere Histoire d’O?
Forse no, perché c’è solo un potere più grande dell’immagine che domina il presente, ed è il tempo e la sua capacità di selezionare ciò che vale la pena di ricordare.