Il caso Jane Eyre, l’ucronia meta-letteraria di Jasper Fforde3 min read
Reading Time: 3 minutesA volte noi amanti dei libri esageriamo con la nostro entusiasmo; stiamo sempre a citare e consigliare autori, torniamo correndo in casa rischiando di perdere l’autobus se ci accorgiamo di essere usciti senza portarci dietro almeno un libro, bidoniamo eventi sociali per potercene stare in casa a leggere, chiusi nella nostra stanzetta con una tisana bollente, centinaia di pagine tra noi e il mondo.
Figuriamoci, come in questo caso, quando in un libro ritroviamo lo specchio di quella stessa ossessione per la lettura, una marcia in più speciale che riesce a muoverti in direzioni impossibili, spalancando coloratissimi portali di immaginazione. Mi riferisco a Il caso Jane Eyre di Jasper Fforde, primo volume della bislacca serie dedicata a Thursday Next, detective letterario che conta ad oggi sette libri, – in Italia, purtroppo, soltanto quattro.
Jasper Fforde è nato a Londra nel 1961, e ha lavorato nel cinema per vent’anni prima di vedere pubblicato nel 2001 Il caso Jane Eyre, il suo romanzo d’esordio. Uscito in Italia nel 2006 per la Marcos y Marcos nella traduzione di Emiliano Bussolo e Daniele A. Gewwurz, gli è costato la bellezza di 76 rifiuti editoriali e gli ha guadagnato un posto nella classifica dei best-seller del New York Times.
Il romanzo è ambientato nel 1985, in un’Inghilterra ucronica in cui la guerra di Crimea è ancora in atto, il Regno Unito non esiste inteso come stato unitario, scienza e tecnologia sono estremamente più avanzate – clonazione e viaggi temporali compresi – e la letteratura è vissuta in modo incredibilmente intenso dalla popolazione. I libri non sono semplicemente tenuti in alta considerazione, non si parla di rispetto dovuto all’importanza che ricoprono da un punto di vista prettamente culturale. La letteratura nel mondo di Thursday Next è esperita con accanimento sportivo, quasi religioso. Fanatici di Shakespeare suonano alla porta come fossero Testimoni di Geova per parlarti della vera identità del bardo, ed esiste una specifica branca delle forze dell’ordine deputato ai crimini letterari.
Thursday Next è appunto una detective letteraria. Figlia di un ex-agente della Cronoguardia – le forze speciali che si occupano dei viaggi nel tempo – ora latitante, veterana della Guerra di Crimea, vive con un dodo di nome Pickwick e ha come zio il geniale inventore Mycroft Next, che si dà il caso abbia appena ultimato il Portale della Prosa, una macchina che permette di entrare nei libri.
Nell’universo finzionale di cui parliamo, in cui i libri rivestono un’importanza viscerale per la società tutta, uno strumento di questo tipo non può che fare gola a un super-cattivo, – e in un libro del genere, va da sé che un super-cattivo ci vuole. Il suo nome è Acheron Hades, inutilmente crudele, invincibile e inattaccabile. Rapisce la moglie di Mycroft, la zia Polly, nascondendola in una poesia di Wordsworth, e fugge in seguito nel manoscritto originale di Jane Eyre.
La cosa non sarebbe grave, se non fosse per il particolare funzionamento del Portale della Prosa; chi entrasse in una qualsiasi opera letteraria, potrà interagire coi suoi personaggi, e cambiare il corso degli eventi in quella copia, mutandone le parole scritte nel volume materiale. Ma se a essere modificata è la copia del manoscritto originale, a cambiare saranno tutte le copie del mondo. L’opera diventerebbe definitivamente un’altra. Da detective letteraria, Thursday non può permettere che il capolavoro di Charlotte Bronte subisca una simile sorte, e si tuffa a rincorrere il perfido Acheron. La detective letteraria rimarrà intrappolata nell’Inghilterra vittoriana di Jane Eyre, e cercherà l’aiuto di Mr. Rochester per sconfiggere il malvagissmo.
Il caso Jane Eyre è un bizzarro misto di comicità, azione e amore per i libri. Combattimenti, intrighi internazionali, piccole trovate geniale che danno la misura della capacità fantastica dell’autore; il passato di Thursday (e dell’Inghilterra) si intreccia con un presente stranissimo, che non si fa fatica ad accettare nonostante tenga le meningi del lettore costantemente in movimento. È un mondo strano, ma con le sue regole. E nei volumi che seguono Il caso Jane Eyre, si fa ancora più strano, – e in questo caso, lo definirei un miglioramento.