L’uso delle note nei romanzi3 min read
Reading Time: 3 minutesPare aver riscosso un discreto successo la mini-serie BBC Jonathan Strange e il Signor Norrell tratta dall’omonimo romanzo di Susanna Clarke, edito in Italia da Longanesi nel 2005 nella traduzione di P. Merla. Si tratta di un’ucronia fantastica che veleggia tra una storiografia accurata e un contesto magico pensato nei minimi dettagli, in cui il conflitto tra l’Inghilterra e la Francia di Napoleone viene raccontato attraverso le vicende del mago Jonathan Strange e del suo maestro, il Signor Norrell. La trama è complessa e intricata, con una moltitudine di personaggi variegati e circostanze storiche. La particolarità del romanzo sta soprattutto nel modo in cui la magia si intreccia nel mutamento della storia, seguendo con attenzione enciclopedica gli intrighi e le battaglie e aggiungendovi il colore degli incantesimi. La minuziosità nella costruzione di un contesto così coerente e particolareggiato sta anche nell’uso smodato delle note. Il romanzo prosegue in un continuo dispiegarsi di lunghissime note piè di pagina, volte a spiegare le peculiarità di un determinato elemento e a incasellarlo in una struttura che il lettore potrà studiare e arricchire a proprio piacimento. La dettagliata ricostruzione storica attuata dall’autrice ne mette in luce il perfezionismo, e la volontà di mettere a parte chiunque delle meraviglie che è riuscita a scoprire nel corso delle sue ricerche.
Le note vengono usate anche per dare un senso di verosimiglianza che rafforzi la sospensione dell’incredulità, oltre che per disegnare in tessere sparse più o meno particolareggiate un’ambientazione troppo vasta e complessa per riuscire a trattarla degnamente nel corso della trama. È il caso delle note che compaiono nel Ciclo delle Fondazioni di Isaac Asimov, spesso provenienti dall’Enciclopedia Galattica, e nella serie della Guida Galattica per Autostoppisti di Douglas Adams; nel fantasy le note sono largamente utilizzate da Terry Pratchett – spassosissime.
Uscendo dalla narrativa fantastica per gettarci nel pieno del surrealismo, arriviamo ad Alfred Jarry. In Gesta e opinioni del dottor Faustroll, patafisico (1911), le note aggiunte dal curatore hanno una particolarissima funzione: ogni capitolo è dedicato a una particolare personalità, amico o collega dell’autore, o ne prendeva di mira un nemico; le note spiegano brevemente il riferimento, inscatolandolo nel vissuto di Jarry. Benché in certi casi questi “omaggiasse” coloro che gli suscitavano antipatia tratteggiandone i difetti in caricature parossistiche riconoscibili, più spesso esprimeva la propria stima e il proprio affetto verso altri artisti o letterati.
Vladimir Nabokov ha riempito di note Ada o Ardore in cui i due protagonisti chiacchierano e si rimpallano le memorie, Mordecai Richler rende la propria opera più celebre, La versione di Barney, comprensibile e interpretabile soltanto con l’ausilio delle note esplicative del figlio del narratore. Lo stranissimo S. La nave di Teseo di J.J. Abrams e Doug Dorst è strutturalmente costruito con un continuo rimpallo meta-narrativo tra note e racconto. Decine di autori entrati di diritto nella storia della letteratura – e qualche caso in cui il processo è in corso di perfezionamento – ne fanno e ne hanno fatto sapientemente uso: Umberto Eco, David Foster Wallace, Julio Cortàzar. È una strategia letteraria come un’altra, da maneggiare con criterio ma non per questo imprescindibilmente da evitare.
A volte non è possibile far rientrare un universo intero in un libro, con tutte le meraviglie che si sono pensate. Parte del materiale subirà il taglio o l’accantonamento, e una parte potrebbe essere delegata alle note di spiegazione. Ci sono lettori che le troveranno pedanti, e altri che le adoreranno, complici del feticismo letterario dello scrittore. Le note bisogna saperle dosare, visto che interrompono forzatamente lo scorrere della lettura, ma costituiscono davvero uno splendido strumento.