I capolavori del fantasy umoristico4 min read
Reading Time: 4 minutesNon sempre chi ama il fantasy riesce a prenderlo del tutto – o soltanto – sul serio. D’altronde si tratta di un genere che fonda le sue radici nell’epica, altamente stereotipizzato, con decine di diramazioni, sottogeneri le cui peculiarità sono così specifiche che chi andrà ad approcciarlo, a meno che non sia un neofita, saprà esattamente cosa aspettarsi. Potrà presagire la struttura del romanzo, il tipo di difficoltà in cui potrebbero incorrere gli eroi, le creature che dovranno affrontare.
Essendo così altamente codicizzato, il fantasy è facile da parodizzare. Gli stereotipi sono così facilmente riconoscibili che si capisce subito di cosa l’autore si sta prendendo gioco. E ci sono autori che hanno portato la loro lettura umoristica del genere a vera arte.
Il primo nome che viene in mente è sicuramente quello di Terry Pratchett, autore inglese amato e prolifico, tristemente scomparso nel 2015. Nei suoi quattro cicli dedicati al Mondo Disco ha raccontato storie di streghe, nani e maghi; di eroi, principi, guardie cittadine, bibliotecari. Ha raccontato della grande e corruttissima città di Ankh-Morpork, di paesaggi rurali e villaggi di montagna; ma anche di altre dimensioni, come il mondo sospeso nel tempo abitato dalla Morte. I suoi protagonisti coprono varie razze – termine inteso nella sua accezione più fantasy – con un buon equilibrio tra personaggi maschili e femminili. Terry Pratchett è abilissimo nel tratteggiare personaggi estremamente diversi tra loro, che siano vecchine caparbie o giovani avventurieri, maghi vigliacchi o ragazzine testarde; ed è straordinario in modo in cui quei personaggi te li fa adorare.
Nel 1990 usciva Buona Apocalisse a tutti!, romanzo apocalittico-umoristico scritto a quattro mani da Neil Gaiman e Terry Pratchett. Un angelo e un demone, Raphael e Crowley, vogliono sventare l’Apocalisse che si sta avvicinando, avendo passato tanto tempo nel mondo degli umani da sentircisi a casa. Da lì parte una trama intricata e multiforme, in cui le atmosfere di Gaiman e i suoi personaggi inquieti si mescolano alle bizzarre trovate di Pratchett. Demoni e satanisti, Cavalieri dell’Apocalisse e bambini che giocano.
Gaiman è forse il nome più rappresentativo della letteratura fantastica contemporanea, e se i suoi romanzi e i suoi racconti possono essere pieni di ironia – del destino, soprattutto – l’umorismo non è tra le componenti abituali delle sue storie. Le sue atmosfere sono spesso cupe, misteriose, i suoi personaggi portatori di antichi segreti, l’effetto spesso disturbante. Anche i suoi libri per ragazzi – Coraline e Stardust – sono considerabili favole con elementi horror.
In Buona Apocalisse a tutti!, i toni onirici di Gaiman si accompagnano all’umorismo galoppante di Pratchett. Il risultato è un’amalgama riuscita di comicità, mistero e paradosso.
Il 16 novembre del 2018 è venuto a mancare William Goldman, aprendo una voragine nei cuori di tanti appassionati lettori. Benché la sua dipartita sia stata commemorata dalla stampa nazionale soffermandosi perlopiù sui suoi successi cinematografici – aveva vinto due Oscar alla sceneggiatura – io l’ho pianto assai di più per la sua opera letteraria più famosa, La principessa sposa, da cui è stato tratto l’omonimo film cult, arrivato in Italia col titolo La storia fantastica.
Con una meta-letterarietà che fa ripensare all’Ende di La storia infinita, Goldman trascina il lettore nelle vicende della bellissima Buttercup, dell’eroico Westley, dell’abilissimo spadaccino Inigo Montoya, personaggio emblematico col suo indimenticabile “Il mio nome è Inigo Montoya. Hai ucciso mio padre, preparati a morire.”
Nel romanzo accadono tutte quelle cose che dovrebbero accadere in una favola; bellezze ultraterrene, sconvolgimenti romantici, pirati, duelli, inseguimenti. Ci sono malvagi malvagissimi, e onorevolissimi buoni. C’è anche e soprattutto una zona grigia in cui galleggiano personaggi dalla moralità non proprio limpida, incapaci di resistere alle proprie debolezze, nelle fattezze dei due bravacci Inigo Montoya e Fezzic. Goldman concede loro moltissimo spazio, e li rende indimenticabili. Fezzic, il gigante dalla forza erculea che spappola gente nelle arene e in segreto recita rime nella sua testa, è in assoluto il mio personaggio preferito; era anche il personaggio preferito del wrestler André the Giant, che l’ha interpretato nel film.
Il fantasy umoristico non conta molti titoli, purtroppo; oltre a quelli già citati – posto che nel caso di Terry Pratchett si tratta della quasi totalità della sua produzione – si possono citare anche Il signore dei tranelli di Henry N. Beard e Douglas Jenney e la serie Blart di Dominic Barker, ma restando nell’ambito della letteratura non si va molto oltre, specie se quelli che cerchiamo sono “capolavori”. Meno male che si può rileggere.