Il mondo comandato dai bambini di Stefano Spataro3 min read
Reading Time: 3 minutesCari utenti è con piacere che la redazione di Penne Matte vi presenta un recente acquisto: in catalogo da oggi abbiamo Se esiste un futuro, di Stefano Spataro. Un racconto di genere fantascientifico denso di azione e spunti dove la vicenda comincia in una società abitata da bambini e adolescenti, dato che una mutazione cellulare ha ridotto l’aspettativa della vita media al di sotto dei 20 anni. L’infanzia e l’adolescenza sono temi comuni a molte distopie (Hunger Games, Il signore delle mosche) e nella prima parte del racconto di Spataro è interessante notare come lui non conceda il beneficio della purezza ai bambini della “Struttura” ma li renda assai simili agli adulti. Nella seconda parte del racconto assistiamo a un viaggio attraverso un mondo apocalittico. Qui di seguito una breve intervista all’autore che ci parla della sua opera e ci descrive la sua visione della fantascienza.
Ciao Stefano, prima di tutto racconta chi sei e cosa ti ha condotto alla scrittura.
Sono un dottore di ricerca in Storia della scienza, un musicista indipendente e da qualche anno riesco a dedicare una buona parte del mio tempo alla scrittura. Ho la passione per la lettura da quando ero adolescente e il pallino per la scrittura è nato quasi nello stesso momento (ricordo ancora una bozza di romanzo sui pirati che scrissi a quattordici anni mentre leggevo La tigre della Malesia di Salgari). Da circa tre anni ho finalmente fatto lo sforzo di raccogliere le idee per portare avanti questa passione.
Come ti è venuta l’idea di una società comandata dai bambini?
Il concetto di obsolescenza programmata è molto affascinante e attuale. Se applicato alla società umana può dare spunti interessanti. Il punto di partenza del mio racconto è questo: cosa accadrebbe a una società, anche tecnologicamente avanzata come la nostra, se a un certo punto i suoi elementi dovessero perire prima dell’età adulta? Mi sono risposto che riuscirebbero a riprodursi, ma non avrebbero il tempo sufficiente per un vero e proprio progresso scientifico.
Nel tuo racconto i bambini non sono poi così diversi dagli adulti: nelle posizioni di comando tendono a trattenere il potere. È una tua dichiarazione nei confronti dell’essere umano?
Per esigenze di trama mi sono trovato a dover far fare delle scelte importanti ai personaggi e gli atteggiamenti più verosimili che potessero dettare legge in queste scelte mi sono sembrati quelli dell’arroganza, dell’arrivismo e dell’egoismo. Non sono necessariamente pessimista nei confronti del genere umano, ma non si può negare che al potere di solito ci arrivano personaggi non proprio rassicuranti nei loro intenti…
La tua è una distopia sullo sfondo di un panorama post apocalittico. All’interno della fantascienza, quali sono i sottogeneri che ti attraggono di più?
Non ho un genere prediletto. Spazio senza problemi dalla space-opera al cyberpunk, apprezzo le distopie come anche la hard-scifi. Credo che una buona storia sia tale al di là del genere.
Quali sono i tuoi romanzi di fantascienza preferiti?
Tanti, ma nomino i cinque che sono davvero nel cuore: City, di Clifford Simak; 1984, di George Orwell; Solaris, di Stanislaw Lem; Ma gli androidi sognano pecore elettriche, di Philip K. Dick; Mattatoio n.5, di Kurt Vonnegut.
Cosa pensi della fantascienza attuale rispetto a quella passata? In che modo internet e le nuove tecnologie hanno cambiato la mente di chi la concepisce?
La fantascienza, oggi, non ha nulla da invidiare a quella classica. Ci sono davvero tantissimi autori contemporanei che meritano di essere letti, come Charles Stross e Allen Steele, solo per citarne alcuni. Credo che anche in Italia non ce la passiamo affatto male, ma non nomino nessuno perché sono amici e potrei scordarmi di qualcuno. Internet ha rivoluzionato senza dubbio il modo di usufruire del medium libro (tra gli altri), e la fantascienza è sicuramente uno dei generi che più riesce a sfruttare il digitale (forse perché il lettore di fantascienza è mediamente più aperto, per definizione, alla novità tecnologica?). Poi, diciamocelo, gli appassionati di scifi sono quasi tutti nerd, e la possibilità di raggiungere cataloghi, trame, nuovi autori, o anche di commentare e confrontarsi con altri appassionati del genere non può che smuovere questa massa informe che costituisce il cosiddetto fandom.