Sineddoche e metonimia spiegate da Jay McInerney3 min read
Reading Time: 4 minutesSineddoche e metonimia. Due parole dal suono non bellissimo e nemmeno facili da ricordare. Eppure sono due artifici letterari che usiamo molto più spesso di quanto si possa credere, sia parlando che scrivendo.
Entrambe le figure retoriche implicano la sostituzione di una parola con un’altra. Nel caso della metonimia (dal greco μετωνυμία, composto da μετά “attraverso/oltre” e ὄνομα “nome”, dunque “scambio di nome”) i due termini sono legati da una relazione di carattere qualitativo: la vicinanza è espressa da un legame di causa ed effetto, astratto e concreto, materia e oggetto e così via. Un esempio calzante è il nome del social network che ospita questo articolo: avere (o essere) una buona penna significa scrivere bene. Usiamo una metonimia, per fare un esempio chiaro a tutti, quando diciamo “bere un bicchiere” (il contenente viene usato al posto del contenuto).
La sineddoche (dal greco “συνεκδοχή”, derivato da συνεκδέχομαι “comprendere più cose insieme”) si riferisce invece a due termini legati da una relazione quantitativa: si usa la parte per il tutto, il singolare per il plurale, la specie per il genere ecc. Tetti per dire case o vele al posto di barche sono due espressioni abbastanza diffuse.
Vediamo ora qualche esempio tratto da Good life di Jay McInerney, pubblicato in Italia da Bompiani con la traduzione di Ettore Capriolo e definito da Fernanda Pivano “un’ininterrotta storia d’amore”. I protagonisti sono due newyorkesi che si conoscono all’indomani dell’attacco alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001. Entrambi ricchi e già sposati, vengono travolti da un sentimento inaspettato e sorprendente.
La sua attuale celebrità e la buona stampa di cui godeva erano dovute sia a una sincera ammirazione per la sua enorme fortuna sia alla paura per il suo potere e la sua influenza, ormai estesa anche a certi settori dei media.
Godere di buona stampa significa avere una buona reputazione grazie agli articoli favorevoli usciti sui giornali. Locuzione entrata nel linguaggio quotidiano, stampa indica l’opinione dei giornalisti.
Sentì un rimescolamento dolceamaro di desiderio da uomo di mezza età nell’osservare un gruppo di giovani donne ─ una piantagione di arti bruno fulvi da levrieri, abbronzati dalla lunga estate agli Hamptons ─ prima di riconoscere all’improvviso sua figlia in mezzo a loro.
Qua la parola arti sta per persone: è una sineddoche dove una parte indica il tutto. La troviamo anche alcune pagine dopo, quando la parte del corpo scelta è più significativa:
Le era nota la fama di Erhardt come cacciatore di vagine; era stato sposato due volte, in entrambi i casi con delle attrici, ma questo non gli aveva impedito di allacciare altre relazioni più o meno pubblicizzate.
Più avanti, parlando di una sceneggiatura McInerney scrive:
… uno di quei procedimenti a rovescio in cui si conoscono già il crimine e il criminale, e il mistero, per il lettore come per il criminale, consiste nell’identificare il detective che gli sta dando la caccia.
Lettore è una sineddoche perché significa i lettori, come quando negli articoli giornalistici in cui magari si illustrano certe tendenze si scrive il giovane o il vecchio intendendo la popolazione di una certa fascia d’età.
“Oh per favore. E io che cominciavo a pensare che tu avessi un cervello originale”. Dice a un certo punto Corrine, affascinante protagonista femminile del libro: è una metonimia dove il concreto sta per l’astratto (cervello sta per intelligenza, così come quando usiamo cuore per indicare i sentimenti). Ovviamente esiste anche il caso contrario.
La sineddoche può basarsi anche sull’uso del numero determinato al posto dell’indeterminato:
Era stato per molti aspetti un tipico incontro del giorno dopo, uno dei mille incontri fra estranei intontiti e bisognosi, quel genere di faccenda che avrebbe potuto ricordare mesi o anni dopo quando qualcosa le avesse richiamato alla memoria quel momento o qualcuno le avesse chiesto dove era stata quel giorno.
Altre figure retoriche sono spiegate in questi articoli, che poi sono una scusa per parlare di bei libri e scrittori come Raymond Carver, Vladimir Nabokov e, infine, Lewis Carroll.