Libri e parole. Il menabò2 min read
Reading Time: 3 minutesLa tecnologia sta innovando e rivoluzionando ogni campo lavorativo, editoria compresa, ma ci sono ancora delle abitudini che restano più o meno invariate in ogni redazione o casa editrice. Tra queste c’è la compilazione del menabò, operazione artigianale e affascinante, che, per i più tradizionalisti (e precisi) comporta l’uso di forbici, colle e righelli. Il menabò è uno strumento senz’altro utile, che diventa addirittura fondamentale se l’impaginatore è esterno alla casa editrice. Questa, per altro, è una condizione piuttosto diffusa, dal momento che molti editori oggi tendono a esternalizzare agli studi editoriali i diversi passaggi relativi alla creazione di un libro.
Per ridurre le probabilità di errori e rendere tutti gli step più fluidi, inoltre, la persona che crea l’impaginazione del libro dovrebbe essere la stessa che poi la realizza, ma non sempre è così.
Menabò è una parola piuttosto curiosa, che deriva dal dialetto milanese: significa “menabue”, quindi in qualche modo richiama l’idea di condurre, scortare, e, in fondo, trovare la strada giusta evitando ostacoli e difficoltà. Si tratta infatti di una guida molto utile a chi deve impaginare il libro, usata anche nelle varie redazioni di periodici e giornali.
È una sorta di schema con tutte le indicazioni e le istruzioni su come inserire in ogni singola pagina i vari elementi che sono stati inviati all’impaginatore, con la numerazione definitiva delle pagine.
Ogni foglio contiene una gabbia del testo in cui sono collocati ─ pazientemente incollati oppure più semplicemente disegnati ─ i vari “pezzetti” del libro: strisciate di testo (delle quali è fondamentale tener conto del numero di righe, della giustezza e dell’altezza delle colonne), disegni, fotografie, didascalie, eventuali riquadri, box di approfondimento, note a pie’ di pagina ecc.
Sarà sulla base di questo prezioso schema che l’impaginatore oppure il montaggista della tipografia sistemerà tutti gli elementi nelle diverse pagine per comporre le bozze impaginate oppure le cianografiche. Più un menabò è stato preparato con attenzione e precisione minore sarà il rischio di errori.
Per velocizzare la chiusura del libro, a volte si tende a tralasciare questa operazione, che richiede tempo, pazienza ed energie, eppure è un passaggio utile e importante, che ci riporta all’artigianalità di un percorso sempre più tecnologico ma, per certi versi, ancora magico.