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Eternal War – Gli eserciti dei Santi di Livio Gambarini – recensione3 min read

26 Marzo 2018 3 min read

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Eternal War – Gli eserciti dei Santi di Livio Gambarini – recensione3 min read

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È già da qualche anno che da noi il fantasy ha iniziato a “italianizzarsi”, e questo è un argomento che affronterò presto, perché merita di essere sviscerato con una cura superiore a un paio di righe.
Oggi però si chiacchiera di Eternal War – Gli eserciti dei santi di Livio Gambarini, edito da Acheron Books nel 2016.
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Eternal War è ambientato nella Firenze del XIII secolo, scenario della guerra tra Guelfi e Ghibellini, dei Medici, degli Uberti, dei Cavalcanti, di Dante. Un contesto storico che tutti conosciamo più o meno in soldoni, presente in qualsiasi programma scolastico, quindi non è difficile entrarci. Sono molti i nomi deputati a farci suonare qualcosa; Farinata degli Uberti, Dante e Beatrice, Guido Cavalcanti. Ma sono anche tante le informazioni storiche che il romanzo porta alla luce, e di cui io ero all’oscuro, come l’impegno politico della famiglia Cavalcanti all’interno della fazione Guelfa e l’amicizia tra Guido Cavalcanti e Dante Alighieri.
Il romanzo ha inizio nel 1246, durante la battaglia di Montaperti; Schiatta Cavalcanti, nonno di Guido, è incaricato di tenere il vessillo di Firenze. La battaglia si mette malissimo e porterà all’esilio della famiglia Cavalcanti. Ma mentre Schiatta chiacchiera col compare nella materia, noi ci troviamo anche in un’altra dimensione, quella deli Spiriti.
4Montaperti
La divisione tra i due mondi è appena ostica all’inizio, quello degli Spiriti è complesso ma non di difficile interpretazione; si comprende immediatamente come i due mondi interagiscano tra loro, come gli Spiriti a guida delle grandi famiglie ne influenzino i membri, la funzione della Virtù tanto preziosa nel mondo spirituale. La complessità viene dalla commistione di creature che lo abitano, provenienti da varie tradizioni, non ultima quella cristiana.
L’Ancestrarca – spirito famigliare – dei Cavalcanti è Kabal; il suo carattere ripercorre la storia dei Pater Familias Cavalcanti. Una stirpe ambiziosa, abile nel commercio. Non sono grandi guerrieri, a parte il figlio di Schiatta, Cavalcante, e Kabal del guerriero non ha proprio nulla, la sua arma è l’astuzia e taglia a fondo.
La battaglia di Montaperti va com’è scritto nella storia che vada, ci sono la sconfitta e la ritirata. Così inizia il romanzo, per poi balzare a vent’anni dopo, quando la famiglia Cavalcanti è povera e decaduta, Cavalcante si è arreso e il figlio lo disprezza non troppo cordialmente. Guido ha più di vent’anni, è nel pieno delle sue potenzialità e Kabal non riesce mai a controllarlo. Gli stessi metodi che non gli danno problemi col resto della famiglia, con Guido spesso falliscono miseramente.
Guido-Cavalcanti
La trama va avanti a ripercorrere la guerra tra Guelfi e Ghibellini dal punto di vista di entrambi i mondi; le alleanze e le rivalità del mondo degli Spiriti si ripercuotono nella materia, ed è interessante vedere come Gambarini abbia scelto di legare gli accadimenti. Nel frattempo ci struggiamo un po’ anche per Guido e la destinataria delle sue poesie, Bice degli Uberti, una relazione iniziata sotto pessimi auspici alla Romeo e Giulietta.
Di questo romanzo ho adorato il modo di interagire tra i due mondi, il personaggio di Kabal, la sua ambizione e i suoi sforzi per emergere, la sua umanità. E il contesto storico, il fatto che sia estremamente esatto e dettagliato, e che tuttavia non siano presenti lunghi spiegoni simili a capitoli di manuali universitari. La storia è lì, se hai voglia di andare più sullo specifico e godertela un po’; ma se preferisci i Santi che si prendono a spadate, ecco, volendo c’è anche quello.
Io personalmente ho apprezzato entrambe le cose.

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