Climate Fiction, come il global warming ha modificato la fantascienza3 min read
Reading Time: 3 minutesArticolo di Emanuela Valentini pubblicato su Wired.it
Nel settembre del 1981 approdava in Italia Conan il ragazzo del futuro, l’anime televisivo diretto da Hayao Miyazaki liberamente ispirato al romanzo per ragazzi di Alexander Key, Conan, il ragazzo del futuro (1999 per Kappa Edizioni). E cominciava così: “Nel mese di luglio dell’anno 2008, la razza umana sfiorò la completa estinzione. In pochi istanti le armi elettromagnetiche cancellarono più della metà degli esseri umani dalla faccia del pianeta. Il cataclisma causò uno spostamento traumatico dell’asse terrestre e i continenti finirono quasi interamente sommersi dalle acque“.
Nel 1987 arrivava in Italia la serie a cartoni animati per la tv di Ken il guerriero. La intro della sigla recitava: “Siamo alla fine del XX secolo. Il mondo intero è sconvolto dalle esplosioni atomiche. Sulla faccia della terra gli oceani sono scomparsi e le pianure hanno l’aspetto di desolati deserti. Tuttavia la razza umana è sopravvissuta“.
La serie cinematografica Mad Max che dopo i tre capitoli usciti nel 1979 (Interceptor), 1981 (Interceptor, il guerriero della strada) e nel 1985 (Mad Max oltre la sfera del tuono) è tornata sugli schermi con Fury Road, ci mostra un pianeta distrutto dalla follia umana: deserti infiniti e paesaggi senza vita fanno da sfondo alla storia che volta dopo volta racconta le avventure dei pochi sopravvissuti in un mondo senza più risorse idriche e alimentari.
La trilogia del silo (Wool, Fabbri Editori, 2013 libri da 1 a 5), di Hugh Howey, parla di una umanità che sopravvive rinchiusa in un silo in mezzo a un deserto radioattivo. Potrei citarne a decine. Tra film e romanzi, la produzione post apocalisse ha raggiunto il suo culmine qualche anno fa. Non so se ve ne siete accorti, ma questa deriva sta lentamente venendo sovrascritta da una nuova visione delle cose, per certi versi positiva anche se poco ottimistica, chiamata Climate fiction, o narrativa ambientale.
Ennesimo sottogenere della fantascienza, la Cli-Fi rivela una potente sensibilizzazione delle menti creative al dramma ambientale causato dai mutamenti climatici e il relativo impiego della fantasia per creare storie che sono ipotesi e, purtroppo, a volte, vere e proprie profezie.
La Terra, che nelle storie appena descritte è vittima della furia umana, delle guerre e della devastazione chimica, nella visione più contemporanea non solo resiste, ma si ribella all’uomo; diventa la peggiore nemica dell’uomo. Interessante l’approccio tematico nella Trilogia dell’Area X di Jeff VanderMeer (Einaudi, 2015), dove la vita delle protagoniste è messa a dura prova da un’entità vegetale. Notevole l’apporto alla causa di Sarah K. Castle in Il cervo di Horn Creek (Future Fiction 2016): qui l’autrice, geologa e scienziata ambientale, unisce la fantasia alla previsione scientifica, allegando al racconto un breve saggio dedicato alla mutazione ambientale e al suo impatto sulle specie viventi.
Dello stesso editore ricordo Entanglement, di Vandana Singh; una fantascienza attenta alle problematiche ambientali causate dai cambiamenti climatici, anche qui descritte con accuratezza scientifica. Una fantascienza, dunque, che tiene aperto il dibattito sul problema ecologico, una fanta-ecologia che sul motore di ricerca Google in questo momento conta circa 7.240.000 risultati.
Viene da sé la constatazione che ancora una volta la fantascienza si fa portatrice di messaggi sociali, politici e antropologici importanti. Attraverso le storie di autori come Margaret Atwood o Nathaniel Rich, e a quelle di moltissimi altri, possiamo immergerci in visioni di future catastrofi o di future redenzioni, di migrazioni di massa, di intere nazioni sommerse o di cataclismi che portano l’estinzione della specie umana. Grazie all’azione letteraria e cinematografica insomma, l’urgenza ambientale torna di moda e conquista tutti: che sia l’inizio di una epocale presa di coscienza da arte dell’uomo? Un trend passeggero? L’inizio della fine? Non possiamo saperlo.
Quello che sappiamo per certo è che la narrativa fantastica si conferma veicolo di informazioni, idee e avvertimenti per il futuro, proprio come faceva secoli fa, quando raccomandava alle giovani fanciulle di non avventurarsi nel bosco da sole, perché c’era il lupo.
Sarà il caso di ascoltarla?
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