Una chiacchierata con Franco Brambilla, copertinista di Urania5 min read
Reading Time: 4 minutesUna delle domande che spesso ci si fa all’interno dell’editoria è: quanta importanza ha la copertina di un libro? È davvero il biglietto da visita del romanzo che andiamo a leggere oppure è solo uno specchietto per le allodole e deve essere sempre e solo il contenuto a parlare? Mi piacerebbe rivolgere questa domanda, per una volta, non a un editore o a uno scrittore, ma a un copertinista, per sentire ragioni e riflessioni a riguardo dal suo punto di vista.
La copertina di un libro è molto importante (l’illustrazione ma anche la grafica), deve incuriosire il lettore al punto da fargli venir voglia di leggere il libro. È sicuramente uno “specchietto per allodole” ma se fatto in modo professionale e serio, cioè senza travisare lo spirito del libro, lo è in senso positivo… e non mi sembra sia un male, perché nella “società dell’immagine” per arrivare al contenuto spesso bisogna attirare l’attenzione con un’illustrazione che superi lo stordimento e l’apatia visiva dovuta all’essere immersi costantemente in un mondo di immagini spesso mediocri. Io creo un’immagine ma spesso anche più illustrazioni alternative per ogni libro che mi viene chiesto di illustrare. Sono fermamente convinto che il mio lavoro accresca l’importanza del testo che viene proposto e che aiuti a venderlo. Purtroppo sempre più spesso anche grossi editori scadono nell’utilizzo dell’image bank, nell’utilizzo di immagini già fatte… certamente più economiche ma prive di legami di ogni tipo con il libro da illustrare. Questa pratica uccide ogni genere di connessione tra libro e l’immagine in copertina che si trova lì soprattutto perché costa poco. Da lettore me ne accorgo subito… per quanto bella e adatta l’uso di immagini economiche pronte all’uso dimostra estrema cialtroneria e ai miei occhi squalifica completamente il libro proposto.
Quanto deve collaborare, secondo te, l’illustratore con l’autore del libro, quando ovviamente c’è la possibilità di farlo? Sei un artista che accetta suggerimenti e direttive o pretendi un’autonomia intellettuale?
Non è assolutamente necessario che l’autore del libro e l’illustratore collaborino. Non è detto che l’autore del testo sappia cosa vada in copertina al suo libro… anzi. A parte eccezioni tipo la mia collaborazione e amicizia con Dario Tonani creatore di Mondo9 preferisco interfacciarmi con editor, art director e curatore. Queste sono figure professionali che si avvicinano al testo da illustrare con il dovuto distacco e che conoscono il mondo dell’editoria e il tipo di immagine più utile a richiamare attenzione su un determinato libro. L’autore potrebbe “fissarsi” su dettagli inutili, assurdi o pretendere di vedere l’intero libro illustrato nella copertina. A Milano diciamo: “Ofelè fa el to mesté”… ognuno faccia il suo mestiere. Gli scrittori internazionali che ho avuto modo di illustrare e che sono col tempo diventati anche amici sono ben coscienti della cosa e mai hanno espresso giudizi negativi sul contenuto delle copertine dei loro libri che mi sono trovato ad illustrare per Urania o Delos… anzi.
Una domanda un po’ personale. Quando sei approdato a Urania, quanto hai sofferto il peso del confronto con i copertinisti precedenti, Cesar, Jacono, Chichioni, ma soprattutto l’enorme Karel Thole?
Karel thole e le sue copertine di Urania sono uno dei motivi per cui sono diventato illustratore… le “spiavo” sui banchetti dell’usato fin da piccolo. Al confronto con gli altri illustratori di Urania non ho mai pensato… mi piacciono tutti e penso che le cover che propongo non siano da meno in quanto a qualità e professionalità.
Di recente, su Facebook, in occasione di Cartocoomics 2018, ho visto dei tuoi (meravigliosi, neanche a dirlo) bozzetti realizzati a mano (o almeno sembravano tali). Mi ha un po’ stupito, visto che sei un illustratore quasi del tutto digitale. Qual è il tuo rapporto con la matita e l’inchiostro?
Ho sempre disegnato anche a mano, da qualche anno il fatto di partecipare a manifestazioni come Cartoomics mi ha dato la possibilità di mostrarlo in pubblico. È raro che mi venga chiesto da un editore ma è già capitato con delle navi su ruote disegnate a mano per le illustrazioni interne di un Millemondi dedicato a Mondo9 e probabilmente ricapiterà in futuro sempre per progetti mondadoriani.
Su Robot, un paio d’anni fa, ho letto del tuo interessante progetto di cartoline “Invading the vintage”. Ti va di parlarne un po’ ai nostri lettori? Come si sta evolvendo il progetto?
Il progetto è nato circa dieci anni fa unisce la mia passione per le cartoline vintage, il 3d e la fantascienza. All’inizio era puro divertimento ma negli anni è diventato un lavoro parallelo… le cartoline invase sono molto amate in rete e capita sempre più spesso che qualcuno le voglia utilizzare come copertina di libri o vinili, ma anche nel mondo della moda e che qualcuno ci voglia organizzare una mostra per celebrarle. Per esempio nel 2016 il Comune di Segrate mi affidò l’invasione delle dieci aree che lo compongono per poi fare una mostra che parlasse di “invasione” positiva e non violenta… di cambiamento e integrazione.
Hai mai pensato di realizzare, o hai già realizzato, un fumetto o una grafic-novel? Che ne pensi del medium in questione?
Adoro i fumetti, ne leggo ancora molti anche se non quanto in passato ma illustratore e fumettista sono lavori differenti, può capitare che si incrocino ma restano per me due mondi separati. Mi è capitato di realizzare qualche omaggio a fumetti e personaggi ma niente di più.
Hai in cantiere qualche nuovo progetto o collaborazione?
Sto lavorando sia a a mano che in digitale a nuovi sviluppi mondonoviani ma è troppo presto per parlarle ufficialmente.
Non spoileriamo troppo allora sul tuo lavoro futuro (che bella parola!), e ti ringrazio per aver risposto a queste semplici domande, e anche per farci sognare con i mondi che riesci a creare.
Grazie a voi per l’occasione che mi avete dato.