La d eufonica e l’esempio di Silvia Avallone2 min read
Reading Time: 3 minutesEcco un altro post dedicato alle regole di scrittura, come i precedenti su apostrofo e virgola, accompagnato da esempi di letteratura “celebri”, sia per chiarire meglio gli argomenti sia per vivacizzare una lettura altrimenti noiosa.
Poiché a volte due vocali vicine creano una cacofonia, cioè un effetto sgradevole provocato da alcuni accostamenti di suoni, si usa inserire la d eufonica. Spesso introdotta a sproposito, sia nella scrittura sia nella lingua parlata, rischia di causare l’effetto contrario.
L’uso di una consonante tra due vocali consecutive, comunque, è documentato in tutta la storia della nostra lingua e, anzi, un tempo era più diffuso: si usava con la e, la a, la o e persino nella congiunzione negativa né, che diventava ned. Fino al Seicento, poi, la forma più diffusa era la latineggiante et, nelle stampe antiche spesso rappresentata con il segno &, che oggi viene usato solo in ambito commerciale.
Ecco quindi qualche regola sulla d eufonica, accompagnata dalla scrittura di Silvia Avallone: gli esempi sono tratti da Acciaio, il suo primo romanzo, ambientato a Piombino e uscito per Rizzoli nel 2010. Tradotto in dodici lingue e premiato in più occasioni (Campiello Opera Prima, Flaiano, Fregene e secondo posto al Premio Strega 2010), parla dell’amicizia tra Anna e Francesca, che vivono in una periferia operaia piena di fascino e contraddizioni.
Per cominciare, oggi si usa aggiungere la d eufonica alla a (ad) e alla e (ed), soltanto davanti a parole che inizino con la stessa vocale. Non si usai mai, invece, od.
La controllava, così almeno diceva, da quando aveva cominciato ad andare al mare con certi ragazzi più grandi, certi elementi che gli ispiravano nessuna fiducia.
Mattia pensava ad Anna, la sua bambina, che dormiva beata, affondava le lentiggini e i ricci nel cuscino. Mattia pensava ad Anna tiepida, vaporosa sotto il lenzuolo.
Lui ed Enrico erano le sole figure umane affacciate.
Esistono ovviamente delle eccezioni: la d eufonica non va inserita tra due vocali vicine e identiche se sono separate da un segno di interpunzione, come la virgola, o se la seconda parola è in corsivo o tra virgolette, perché magari è un titolo. Non si aggiunge nemmeno se la seconda parola è straniera e se inizia con l’h non ci si deve far trarre in inganno da un’eventuale uguaglianza fonetica.
In più, ci sono alcune espressioni entrate nell’uso comune in cui si può mantenere la d anche se non ci sarebbero le condizioni, come ad esempio, ad opera, ad eccezione ecc.