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L’Odissea di Timoteo (Delos Digital) – genere: fantasy mitologico5 min read

6 Marzo 2018 4 min read

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L’Odissea di Timoteo (Delos Digital) – genere: fantasy mitologico5 min read

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Il 6 marzo è uscito per Delos Digital, nella collana “Fantasy mitologico” un romanzo che ho letto in anteprima e consiglio a tutti di scaricare. Si intitola L’odissea di Timoteo, l’autore è Alberto Grandi, giornalista per Wired Italia e fondatore e amministratore di questo social network. Il senso di questo romanzo sta tutto nel sottotitolo che si legge in copertina: “E se i ciclopi fossero robot e le sirene venissero dallo spazio?”. L’autore narra in prima persona la storia di Timoteo, compagno di Ulisse che seguì a Troia e poi nel viaggio di ritorno a Itaca l’eroe omerico e, a posteriori, ce ne fornisce una versione molto diversa da quella cantata dagli aedi e sintetizzata dallo stesso Omero. Ulisse era più avido e opportunista che forte e coraggioso, ma soprattutto le creature mitiche che stando agli aedi egli sfidò nel suo viaggio di ritorno, erano in realtà alieni provenienti da vari mondi e giunti per motivi diversi sulla Terra. Il risultato è una sorta di “Odissea alternativa” che si muove agilmente tra i generi del fantasy e della fantascienza, raccontata in uno stile immediato che riesce a stabilire un’intesa empatica col lettore.
Di seguito alcune domande che ho posto all’autore dopo aver letto l’ebook.


Prima domanda: come ti è venuto in mente di combinare il genere fantasy e scifi con il classico dei classici, l’Odissea?

L’Odissea, oltre a essere il classico dei classici, è l’avventura delle avventure. Non ho fatto il classico, non ho studiato greco antico, non ho mai letto Omero in lingua originale. Ma l’ho letto nella traduzione e la figura di Ulisse e le avventure che deve affrontare per arrivare a Itaca, mi hanno sempre affascinato. Diciamo che mi hanno dato l’imprinting dal punto di vista narrativo. Ho immaginato di rivivere e riscrivere quelle avventure, dal punto di vista di un compagno di Ulisse, sopravvissuto a Polifemo, le sirene e tutto il resto.

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Ok, ma perché combinare il tutto col fantasy e la fantascienza?
Beh, per essere originale, prima di tutto. Non potevo semplicemente ri-raccontare l’Odissea da un altro punto di vista. E poi per rendere l’Odissea ancora più avventurosa. Per elevare al massimo grado il suo lato fantastico e bizzarro attraverso gli strumenti moderni della letteratura di genere, appunto il fantasy mitologico e la fantascienza.

Nel tuo romanzo il narratore, in buona sostanza, dà del bugiardo a Ulisse.
È vero. Vedi, il mio narratore è il classico uomo qualunque che conosce la verità, che è altra cosa rispetto a quella divulgata dai cronisti di professione (in questo caso gli aedi). Dunque, egli compreso che delle avventure di Ulisse si sta dando una versione troppo poetica e mitizzata, decide di dire la sua: chi era veramente Ulisse, ma soprattutto chi erano davvero le sirene, i ciclopi e Circe. Non creature mostruose, ma alieni provenienti dagli angoli più remoti dell’universo. Timoteo si sente in possesso di una verità alla quale nessuno, per convenienza e limite storico, è disposto a credere perché all’epoca di Ulisse, le masse sono più propense a credere a un temporale voluto da Zeus che a un’astronave in grado di volare da un pianeta all’altro a velocità luce. La voce di Timoteo è mossa dalla nostalgia per il passato, ma anche dal desiderio di dire le cose come stavano. Alla fine, possiamo considerare quella di Timoteo un’Odissea alternativa o apocrifa.

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Hai fatto ricerche per rendere il romanzo il più verosimile possibile dal punto di vista storico?
Sì, per quanto ho potuto. Ho letto attentamente l’Odissea più alcuni testi sulla mitologia della Grecia classica e le versioni in prosa, come quella di Maria Grazia Ciani. Poi, ogni tanto, quando in taluni passaggi venivo colto da dubbio, ho fatto le mie verifiche. Ad esempio, nel primo capitolo, scrivendo di Achille, lo avevo descritto “forte come un ariete“, poi mi sono chiesto se gli arieti erano usati nel 1200 a. C., periodo attorno al quale si è disputata la guerra di Troia, scoprendo che no, non erano utilizzati. Comunque, anche l’Odissea e l’Iliade, alla fine, sono poco fedeli della storicità dei fatti.
In che senso?
Nel senso che narrano di una guerra avvenuta – si dice – nel 1200 a. C.e sono state composte nel VI secolo a. C. Circa mezzo millennio separa la pagina scritta dai fatti che espone. Il mito racconta che la guerra è durata dieci anni e che sulle spiagge della Tracia, al seguito di Agamennone, giunsero qualcosa come 1200 navi, quando una cosa del genere non è assolutamente possibile, considerando i tempi. Tutte le contraddizioni in cui “inciampano” i due poemi, sono segnalate in un saggio storico che consiglio a tutti gli appassionati della materia, Il mondo di Odisseo di Moses Finley. Per tornare alla domanda di prima: o scrivevo un romanzo storico sull’Odissea, sviscerandone tutti gli aspetti riguardanti la vita quotidiana dell’epoca, ma ciò avrebbe significato snaturarne il lato narrativo, o scrivevo una sorta di versione tra l’apocrifo e il parodico, permettendomi certe ingenuità e combinando le spade degli achei con le pistole al plasma dei trevoriani.
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Che scrittori ti hanno ispirato?
C’è uno scrittore che sento affine al mio modo di scrivere, ovviamente lo dico con umiltà e rispetto perché lui è davvero tra i grandi della fantascienza: Stanislaw Lem, l’autore di Solaris. Di lui però, amo soprattutto i racconti di Memorie di un viaggiatore spaziale, sono un esempio perfetto e più riuscito, secondo me, della tanta osannata Guida galattica di Douglas Adams, di fantascienza umoristica e filosofica. Mi piace Vonnegut perché anche lui gioca usa la fantascienza per svelare il lato assurdo della vita, e Calvino. In generale mi piacciono tutti quegli autori che, nel leggerti, ti danno la sensazione di giocare consapevolmente con la letteratura.
Le avventure di Timoteo avranno un seguito?
No. L’Odissea si riscrive una volta sola. Scherzi a parte, la vicenda si compie e si conclude in modo definitivo. Anche Timoteo non ha più nulla da dire in aggiunta a quanto già detto. Non avrebbe senso un sequel. Ma giocare ancora combinando classicità e letteratura di genere… perché no?

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