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Libri e mestieri: i restauratori4 min read

2 Marzo 2018 4 min read

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Libri e mestieri: i restauratori4 min read

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Bibliofili e collezionisti, ma anche semplici lettori incalliti si sono trovati almeno una volta nella vita a dover fare i conti con un libro rovinato. Usurati dalle tante letture, dai viaggi affrontati tra mercati di antiquari, cantine e librerie, talvolta macchiati per incuria o distrazione, danneggiati da una perdita d’acqua, o semplicemente deteriorati dal trascorrere del tempo, i libri invecchiano e si sciupano.
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I professionisti che si occupano di riportare in vita questi oggetti preziosi e talvolta rari sono i restauratori di libri. Il titolo di restauratore viene assegnato dopo aver seguito corsi di laurea specifici e scuole di alta formazione, come quella dell’ICRPAL di Roma (Istituto centrale per il restauro e la conservazione del patrimonio archivistico e librario, www.icpal.beniculturali.it), l’Opd di Firenze (Opificio delle pietre dure, www.opificiodellepietredure.it) o Palazzo Spinelli, sempre a Firenze (www.palazzospinelli.org). Alcuni studiosi partono dal restauro in generale per poi specializzarsi e appassionarsi al mondo dei libri, mentre altri hanno le idee chiare sin dal principio.
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Spesso hanno a che fare con libri che sono vere e proprie opere d’arte, come manoscritti antichi o edizioni uniche. A volte, invece, capita di dover riparare libri preziosi solo da un punto di vista emotivo. In entrambi i casi si tratta di un lavoro appassionante e faticoso, che si basa su una conoscenza approfondita dei diversi tipi di carta e delle varie tecniche di restauro, ma anche su nozioni legate alla conservazione, come i parametri ambientali dei luoghi di custodia o le soluzioni per contenere l’inizio di un processo di degrado.
Gli interventi su un libro o un’opera cartacea in generale possono essere di diversi livelli. Si va dalla semplice pulitura o smacchiamento, fino allo smontaggio parziale o totale di un volume, che ovviamente viene poi “ricomposto”.
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L’operazione più complessa richiede diversi passaggi e una precisione chirurgica. Si parte dallo smontaggio della copertina, per poi scucire tutti i fogli, che vengono lavati e deacidificati. Si elimina così sia la sporcizia superficiale, sia quella più profonda che s’insinua tra le fibre della carta.
Si procede poi alla sutura di tagli e strappi, al risarcimento delle lacune, alla velatura delle parti deboli e allo spianamento dei fogli. In un secondo tempo i fogli vengono messi in ordine e cuciti a mano, con modalità diverse a seconda del tipo di legatura, che può essere in corda o in pelle. L’ultima fase, infine, riguarda ovviamente la copertina e varia molto a seconda dell’epoca e del formato dei volumi.
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Alcuni restauratori lavorano all’interno dei laboratori di enti ministeriali, negli archivi di Stato o nelle biblioteche nazionali o locali.
Altri, invece, hanno aperto una propria attività e lavorano come liberi professionisti. Negli ultimi anni il restauro cartaceo si è diffuso in diverse regioni e ci sono laboratori e studi di legatoria in tutta Italia. Roma e Firenze sono tra le città più vivaci, ma anche Milano ospita diverse attività. Il Laboratorio Volumina, per esempio, è stato fondato a Milano nel 1993 ed è specializzato nel restauro conservativo di libri, pergamene, stampe, documenti e opere su carta. Sonia Introzzi, titolare dello studio, racconta che le opere sulle quali di solito interviene “hanno subìto per lo più danni da eccessiva o errata consultazione, come macchie, morsicature d’insetti o roditori, contatto con acqua o con fuoco”. E continua: “I nostri clienti sono enti pubblici (archivi di Stato, biblioteche e fondazioni), bibliofili e collezionisti.
Ci è capitato di restaurare volumi rari e preziosi, come opere uniche e manoscritti del 1500, diverse bolle pontificie e il più antico documento presente all’Archivio di Stato di Milano, un contratto matrimoniale su pergamena risalente al VII secolo. Tra i lavori più curiosi c’è stato il restauro di un antico manoscritto giapponese dedicato alle varie parti dell’armatura di un samurai”. Le soddisfazioni più grandi riguardano la possibilità di maneggiare volumi o documenti con un profondo valore storico.
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Le ho chiesto se capita di intervenire anche su volumi con un valore commerciale irrisorio: “Sì, certo. A volte si vuole recuperare un’opera importante solo ed esclusivamente da un punto di vista affettivo. Di recente sono intervenuta su una raccolta di ricette, in pessimo stato e di nessun valore, ma evidentemente molto prezioso per la mia cliente, che l’aveva ricevuto in dono dalla nonna. Il lavoro è stato piuttosto impegnativo e il costo ha superato i 300 euro, pagati comunque volentieri perché abbiamo riportato in vita un oggetto comunque prezioso”.
Ogni libro, quindi, al di là del valore oggettivo, può avere anche un peso speciale e diverso per ognuno di noi, collezionisti esperti o semplici lettori. Perché con ogni libro s’instaura un legame che va coltivato e, se è il caso “restaurato”. Fernando Pessoa ha scritto: “I libri ci danno un diletto che va in profondità, discorrono con noi, ci consigliano e si legano a noi con una sorta di familiarità attiva e penetrante”.
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