Cappuccetto Rosso, da spauracchio a cacciatrice4 min read
Reading Time: 4 minutesQuello che sappiamo per certo sulle origini di Cappuccetto Rosso è che una sua versione orale circolava in Europa già nel ‘500. Al 1697 risale la pubblicazione dei Racconti di Mamma Oca di Charles Perrault, raccolta contenente la prima versione scritta di Cappuccetto Rosso. Il finale è diverso da quello cui siamo abituati: lungi dal salvarsi insieme alla nonna, la bambina muore divorata dal lupo, e all’orizzonte non pare avvicinarsi nessun cacciatore. Per non lasciare il minimo adito a dubbi sulla morale della storia, Perrault conclude il racconto con un esplicito ammonimento:
La storia di Cappuccetto Rosso fa vedere ai giovinetti e alle giovinette, e segnatamente alle giovinette, che non bisogna mai fermarsi a discorrere per la strada con gente che non si conosce: perché dei lupi ce n’è dappertutto e di diverse specie, e i più pericolosi sono appunto quelli che hanno faccia di persone garbate e piene di complimenti e di belle maniere.
All’interno delle raccolte Fiabe per bambini dei fratelli Grimm, pubblicate in tre volumi dal 1812 e il 1822, compare la rielaborazione più famosa della fiaba, ispirata a quella del francese. La differenza più sostanziale sta nel finale, in cui un cacciatore si adopera per liberare nonna e nipote squarciando l’addome del lupo.
Anche l’Italia può vantare un proprio adattamento, seppure meno celebre. Nel 1875 Carlo Collodi raccoglie in un unico volume, I racconti delle fate, tutti i racconti presenti nell’antologia Perraultiana I racconti di Mamma Oca, lasciandolo intoccato nel finale e nello spirito.
È abbastanza immediato che Cappuccetto Rosso svolga un chiaro intento educativo nei confronti dei bambini, e soprattutto delle bambine. Che non venga in mente di disobbedire, avere a che fare con gli sconosciuti, lasciarsi sviare dal proprio sentiero: arriva un lupo, un malfattore sotto mentite spoglie animato da una fame cieca e assassina, e per il malcapitato si prospetta una fine assai dolorosa.
Macabro ma efficace.
Solo che negli ultimi anni la figura della bambina rosso vestita è stata al centro di una vera e propria rivoluzione: da spauracchio per bambine a esempio di forza e ribellione.
Partiamo dal caso più piccolo e apparentemente meno influente, Cappuccetto Rosso e gli Insoliti Sospetti (Cory Edwards, 2005), uscito ancora sotto il filone di parodia delle fiabe classiche portato da Shrek (Andrew Adamson, Vicky Jackson, 2001). Qui i personaggi delle fiabe sono al centro di un indagine e Cappuccetto Rosso, seppure all’apparenza piccola e innocua, si comporta come una vera dura.
In Cappuccetto Rosso Sangue (Catherine Hardwicke, 2011) il finale vede la ragazza partecipare attivamente all’omicidio del lupo, il padre.
A parte questi, vi sono due casi specifici in cui la figura di Cappuccetto si distingue ancora maggiormente dall’immagine della bambina sperduta nel bosco. Si tratta della rivisitazione in chiave dark di Kaori Yuki Ludwig (2004-2007) e della celebre serie ABC Once upon a time, nata nel 2011 e giunta alla settima stagione.
Nel primo caso parliamo di una serie di manga di un’autrice che ha avuto parecchio successo in Italia negli anni 2000. Il protagonista della serie, Ludwig, incontra capitolo dopo capitolo vari personaggi delle fiabe classiche, ogni volta stravolte da una prospettiva orrorifica, in cui i buoni possono diventare i cattivi e le maledizioni acquistare tutto un altro senso. Qui Cappuccetto Rosso è una cacciatrice di taglie il cui cappuccio è stato tinto dal sangue dei propri genitori, che ha ucciso lei stessa in seguito a uno scherzo del contorto protagonista.
In Once upon a time, prodotto ben più conosciuto e recente, nella puntata dedicata a Cappuccetto Rosso (Mani rosso sangue, 2012) assistiamo al totale rovesciamento nella caratterizzazione della ragazza. Da vittima più o meno sacrificabile agli intenti educativi degli scrittori, a lupo mannaro. La minaccia, all’interno dell’universo finzionale creato da Kitsis e Horowitz, è la stessa Red.
La figura di Cappuccetto Rosso è diventata quella di una donna attiva, dal temperamento ribelle, fiera e determinata. Guidata da un cocente sentimento di vendetta nel caso del manga di Kaori Yuki, decisa a contenere il pericolo che nondimeno racchiude dentro di sé nella serie ABC.
L’intento educativo di Perrault, di quelli che l’hanno preceduto e di coloro che l’hanno seguito, è naufragato nell’evidente sconvolgimento delle versioni più recenti di Cappuccetto Rosso. Viene da pensare che proprio per la natura fortemente normativa di quelle prime versioni, cui dopotutto siamo tuttora prevalentemente legati, la ragazzina rosso vestita sia stata scelta per rappresentare oggi personaggi che contrastano fortemente con quell’immagine di obbedienza e prudenza voluta un tempo per i bambini.
Fonti
Cappuccetto Rosso (Enciclopedia dei ragazzi Treccani, Francesca Borruso, 2005).
Le origini delle fiabe, Cappuccetto Rosso (La zona morta, Emma Brander).