Fantascienza vs Pseudoscienza4 min read
Reading Time: 4 minutesViviamo nel 2018, le scoperte scientifiche e il progresso della tecnologia hanno raggiunto un livello davvero imprevedibile. L’uomo è andato sulla luna e ci è pure tornato, grazie alla rete facciamo tutto da casa, o siamo in grado di arrivare ovunque, e abbiamo la possibilità di comunicare con chiunque a migliaia di chilometri di distanza, l’atomo non ha più segreti per gli scienziati, e quelli che ha sono propulsori di sempre nuove e sbalorditive scoperte.
Eppure la stragrande maggioranza della popolazione occidentale, seppur possedendo le basi di una cultura avanzata, non riesce a sbarazzarsi di credenze ataviche, falsi miti, scaramanzie, malocchi e compagnia bella, anche quando la scienza è intervenuta in prima persona a minarne le fondamenta.
Non che ci sia qualcosa di male nel fare le corna quando un gatto nero ti attraversa la strada o a credere nei miracoli biblici. La tradizione è Storia, con la esse maiuscola, e la Storia stessa può essere considerata una scienza. Ma qual è, o quale deve essere, il limite tra scienza e credenza?
Ok, d’accordo, ho fatto la domanda del secolo. Tuttavia il mio obiettivo è solo quello di provocare e magari far emergere qualche riflessione.
Scienza e fantascienza sono sempre state legate a doppio filo. Nella letteratura si è iniziato a parlare di viaggi nel cosmo solo quando nel mondo reale è cominciata la sperimentazione sui razzi. Allo stesso modo il discorso sulle intelligenze aliene è nato con le prime osservazioni astronomiche e si è sviluppato con lo svilupparsi di queste, alla fine del XIX secolo.
Anche la pseudoscienza però va di pari passo con le scoperte scientifiche. L’immaginario ufologico dei primi del ‘900, le false medicine, le teorie occultiste e teosofiste a proposito di popolazioni vissute sul nostro pianeta prima della comparsa dell’uomo, l’emergere di personaggi con poteri psichici e paranormali, solo per citarne alcuni, sono tutti avvenimenti figli del proprio tempo, che possono essere considerate come teorie “altre” rispetto a quelle del cosiddetto sistema.
Ma che differenza c’è, se c’è, tra fantascienza e pseudoscienza? O meglio, qual è il divario tra i libri di Asimov, di Clarke, di Dick e quelli di Kolosimo, o per prenderne uno attuale, di Giacobbo
Un libro di recente pubblicazione, che affronta tematiche di questo tipo, raccogliendo anche un’interessante campionario di titoli è Il mistero degli antichi astronauti di Marco Ciardi (Carocci, 2017). Il saggio è dedicato in particolare alla questione ufologica, ma non trascura di approfondire correnti come quella teosofica e relativa ai medium.
La risposta di Ciardi alla mia domanda, per come la si può evincere dalla lettura del suo libro, è semplice quanto potentissima. Essendo membro del CICAP (il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze) l’autore non può che affermare che le pseudoscienze sono roba per ciarlatani, anche facilmente smascherabili da qualsiasi mente un minimo razionale, sebbene egli stesso sia consapevole della potente eco sociale che alcune idee abbiano avuto in passato e possiedono ancora adesso. (Ci tengo a sottolineare che organizzazioni come il CICAP non sono appannaggio di scientisti pedanti. Al suo interno ci troviamo anche gente come Tiziano Sclavi, il creatore di Dylan Dog, che con il paranormale ci ha mangiato un sacco, anche se solo come fiction).
Dall’altra parte invece la fantascienza è visione del futuro, utopia, ricerca stilistica e immaginifica, domande sulle reazioni umane, storie magari esagerate, ma mai banali e soprattutto mai, o quasi mai, oscurantiste.
Badate bene, non c’è nulla di male nel leggere un libro marchiato Voyager o ad opera di Madame Blavatsky, anzi l’interesse e la curiosità che questi possono far emergere può spingere gli autori a realizzare storie senza dubbio interessanti. L’essenziale è non farsi prendere troppo da alcuni salti mentali fantasiosi e anti-scientifici, come attualmente accade anche troppo spesso sui social con le fake news. Una cosa è essere attratti da questioni paranormali e, per usare un termine in voga, “weird” e magari farne anche buona letteratura, un’altra è curarsi solo ed esclusivamente con le muffe e aspettarsi un disco volante in salotto da un momento all’altro (magari!).
Probabilmente quindi un buon libro di fantascienza ha il potere di aprire la mente, per quanto basato su teorie fallaci e impossibili, o altamente improbabili. Credere invece nell’inesistente è tutto un altro paio di maniche, e senza falsi moralismi, può portare ad allontanarci dall’umano. D’altronde anche H.P. Lovecraft, l’autore weird e paranormale per eccellenza, affermava che “la narrativa fantastica sia più efficace quando evita le superstizioni più trite e le formule dei culti popolari” e confessava di non avere “un briciolo di fede in alcuna forma di soprannaturale”. E se lo diceva lui…