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Cose da scrittori

Dare i numeri senza impazzire. Libri e cifre3 min read

5 Dicembre 2017 3 min read

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Dare i numeri senza impazzire. Libri e cifre3 min read

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numeri
Come vanno scritti i numeri in un testo? Sembra una domanda banale ma non è così. Ci si trova spesso a dover scegliere tra cifre, lettere, virgole e punti. Esistono alcune semplici regole di cui è bene tener presente, ricordando che tono narrativo, contesto e argomento trattato hanno sempre una certa importanza nella scelta di forme e criteri da seguire.
Cardinali
In un ambito discorsivo i numeri cardinali vanno scritti in lettere, sia che siano interi (quattro), decimali frazionari (tre quarti) o in rappresentazione percentuale (ottanta per cento). Bisogna fare attenzione a non separare le diverse parti del numero (cinquantaquattro è una parola sola) né il suffisso “mila” (seimila) e vanno scritte per esteso anche le eventuali unità di misura (trecentomila tonnellate).
Vanno invece usate le cifre in alcuni casi specifici, vale a dire:
quando ci si riferisce a indicazioni che normalmente sono in cifre, come il numero civico (via Verdi 8) o un numero che segue un sostantivo (stanza 16) oppure quando un numero, scritto in lettere, genererebbe una parola molto lunga (60.380). Si usano inoltre le cifre quando si tratta di rinvii a pagine, capitoli o altro (vedi pag. 45), se ci si riferisce a una data (29 marzo) oppure a un orario formato da ore e minuti precisi (12:43) e, infine, se si esprimono delle grandezze accompagnate da un’unità di misura (4.500 mq), soprattutto se siamo in ambito scientifico.
Quando si usano le cifre da diecimila in su è bene separare i diversi ordini di migliaia a gruppi di tre partendo da destra, tramite uno spazio fine o un punto (13.000.000), mentre le cifre decimali vanno separate per mezzo di una virgola, senza nessuno spazio (4,5). Bisogna fare attenzione quando si traduce dall’inglese perché il criterio di separazione tra virgola e punto nei Paesi anglosassoni è invertito: se troviamo una virgola in inglese, in italiano metteremo il punto e viceversa.
Esistono, poi, due “divieti” da rispettare: mai separare un numero in cifra su due righe andando a capo e mai iniziare o terminare una frase con una cifra (meglio modificare la frase oppure usare le lettere).
Ordinali
Anche in questo caso se siamo in un contesto discorsivo va benissimo usare le lettere, mentre se optiamo per le cifre si può adoperare il numero arabo seguito dal simbolo “°” in apice e senza spaziatura (1° aprile), oppure i numeri romani, senza nessun simbolo e in maiuscolo.
I numeri romani, inoltre, vanno usati obbligatoriamente per incarichi come sovrani, papi e altri, per i secoli e, infine, nelle indicazioni bibliografiche (che vedremo in un post a parte).
Date e ore
Il numero dell’anno ovviamente va sempre in cifre.
I secoli successivi all’anno Mille si indicano con il numero romano (XV secolo) oppure a tutte lettere con l’inziale maiuscola (Quattrocento), mentre per quelli precedenti al Mille si usa solo la forma con il numero romano (III secolo). Per i decenni di un secolo il numero va scritto in lettere con la prima maiuscola mentre “anni” è minuscolo (gli anni Ottanta del secolo scorso).
Nelle date complete il giorno e l’anno si scrivono in cifre e il mese in lettere (12 novembre 1974), mentre il primo giorno del mese andrebbe indicato sempre con l’ordinale 1°.
Le ore si scrivono in lettere quando sono inserite in un contesto discorsivo e non indicano un orario preciso (due e un quarto), mentre si usano in cifre all’interno di riferimenti precisi, separando i numeri con due punti (10:18).

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