Match letterari: Tolkien versus Martin4 min read
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Cari amici, anche oggi siamo difronte a una sfida epica (e questa volta, in tutti i sensi). Da una parte J.R.R. Tolkien, l’autore del classico dei classici del fantasy, quello che non puoi non nominare se parli di orchi, hobbit o elfi, il creatore del sistema-mondo chiamato Terra di Mezzo, nonché iniziatore di quello che è stato un filone letterario davvero prolifico. All’angolo opposto, lo sfidante “giovane”, George R.R Martin, l’uomo che ci ha conquistato con le fitte trame di intrighi e le orrende creature dell’inverno nelle Cronache del ghiaccio e del fuoco.
STILE
Martin ha una scrittura rapida e fluente. Tiene il lettore attaccato alla pagina e difficilmente qualcosa di quello che è narrato può dirsi fuori posto. Aiutato di certo dal fatto di essere più recente, Martin raccoglie l’eredità del genere, la svecchia da certi stilemi classici e rende il tutto più immediato per il pubblico di oggi. Lo stile di Tolkien forse risente un po’ del peso degli anni (la trilogia de Il signore degli anelli è del 1954) e per alcuni ha addirittura l’incipit più moscio di sempre. Sebbene quindi abbia letto la trilogia di Tolkien molto tempo fa, ricordo bene che non fu una lettura semplice, mentre il primo volume del Trono di spade è volato via in un soffio.
Vince Martin

IMMAGINARIO FANTASTICO
La complessità di scrittura viene però compensata da un’immaginario del tutto innovativo. L’inventiva di Tolkien e la sua capacità di stereotipizzare alcuni gruppi attraverso anche un aspetto quanto mai bizzarro e originale non hanno rivali. Non a caso infatti la creazione delle razze del fantasy ha in questo autore il suo padre assoluto. Martin ha cercato di ridimensionare, superare e modernizzare alcune delle intuizioni di Tolkien, che nel genere erano diventate ormai cliché e a suo modo è riuscito a dare un contributo notevole, anche e soprattutto non adottando direttamente lo standard del suo predecessore.
Vince Tolkien

FASCINAZIONE EPICA
Un’altro punto a favore del maestro riguarda lo studio del mito e la sua trasposizione in un’opera contemporanea. La dimensione epica, i motivi e le quest degli eroi, i loro valori assoluti e la loro etica, per quanto forti e ben definiti anche nell’opera di Martin, in Tolkien hanno un sapore più classicheggiante. Nell’epopea di Martin l’individualismo marcato di alcune personalità e il dettaglio del loro arrivismo sfrenato, sono atteggiamenti che sembrano appartenere troppo al nostro tempo, sebbene calati in una dimensione altra, e ho paura che questo possa condizionare, alla lunga, la fortuna dell’opera stessa. In altre parole: tra cinquant’anni leggeremo Le Cronache con lo stesso entusiasmo con cui leggiamo Tolkien oggi, o ci sembreranno qualcosa di vecchio e superato?
Vince Tolkien
TRAMA
Per quanto riguarda l’intreccio delle storie, a mio parere Martin ha pochi rivali. Non voglio sottovalutare in questo la grandezza di Tolkien; dopo tutto è stato in grado concepire un universo a sé stante e coerente, e persino di creare da zero una lingua, l’elfico. Ma diciamocelo francamente, quello di Frodo è un lungo viaggio, meraviglioso e pieno di fascino, senza dubbio, ma pur sempre un lungo viaggio e poco di più. Il trono di spade invece è un casino: intrighi di palazzo, incesti, guerre combattute sul filo del rasoio di una diplomazia spesso marcia dal di dentro, rivincite, vecchi rancori. E il tutto molto realistico e convincente. Mi spiace per il maestro, ma questa volta l’allievo si è superato.
Vince Martin

PERSONAGGI E CORALITÀ
Una trama semplice però non necessariamente nasconde cattivi personaggi. Nella loro differente messa in scena i due autori, a mio parere, si equivalgono. Quelli di Tolkien, come abbiamo già accennato, hanno un respiro più classicheggiante, gli eroi sono veri eroi, fino alla fine, e lo stesso vale per i malvagi. Questo fa del Signore degli anelli una saga piatta? Tutt’altro. Alcuni personaggi cresceranno, altri soccomberanno nella loro fissità, e ciò avviene in modo del tutto naturale. Così come in modo del tutto naturale Martin è riuscito a plasmare personalità dalle sfaccettature complesse, sicuramente meno piatte di quelle di Tolkien, ma non per questo necessariamente migliori. I personaggi di entrambe le storie sono coerenti per la storia che si trovano a vivere.
Pari

VARIAZIONE DELLE TEMATICHE
Questa è la pietruzza che farà pendere l’ago della bilancia per uno o per l’altro. Tolkien è stato senza dubbio un genio della letteratura, e ha dato un contributo iniziale al nascere di un genere, ma è solo all’interno di questo immaginario che si è mosso. Non che la monotematicità per uno scrittore sia una colpa, ma in questa sede mi trovo a voler premiare le mille sfaccettature dell’opera di Martin: autore di fantascienza, horror, fantasy e narrativa per ragazzi, che nonostante il successo della sua saga non ha smesso di raccontare storie incredibili.
Vince Martin
Che sia chiaro, questo è un gioco. Entrambi gli scrittori hanno un’importanza notevole per la narrativa internazionale ed è difficile dire davvero chi vinca riguardo cosa. È un modo divertente per trattare delle caratteristiche di autori giganteschi. Se qualcuno però me lo venisse a chiedere a bruciapelo, beh, non vi nascondo che farei vincere Martin in ogni caso. E voi?