Una tax credit in aiuto delle librerie indipendenti2 min read
Reading Time: 3 minutesarticolo per Wired.it
La progressiva chiusura delle librerie mette tristezza. Dunque, ben venga la tax credit introdotta dal ministro dei Beni culturali e del Turismo, Dario Franceschini. Un aiuto fiscale mirato ad supportare soprattutto le più piccole. La misura introdotta agevola le attività commerciali specializzate nella vendita al dettaglio dei libri, permettendo di utilizzare un credito d’imposta parametrato agli importi pagati per Imu, Tasi, Tari e altre spese per la locazione.
È una bella notizia, dicevamo, ma per salvare le librerie occorrerebbe capire perché stanno chiudendo. O meglo, accettarlo e agire di conseguenza, dato che le risposte non sono così difficili da trovare. Amazon, l’online e le grandi catene si spartiscono un mercato da sempre in calo, specie in Italia, quello dei lettori. Se ieri andavi in una libreria perché era il solo luogo in cui potessi comprare un libro, oggi non è più così. Se sei allergico agli ebook e sei tra quelli che non sostituirebbero mai il profumo della carta inchiostrata con il digitale, sempre online, puoi ordinare il formato cartaceo. Oppure, dato che oltre che un libro pensavi di comprare un videogioco a tuo figlio e, già che c’eri, volevi vedere l’ultimo modello di iPhone lanciato sul mercato, puoi andare alla Mondadori Informatica o in una libreria Feltrinelli, entrambe offrono più prodotti in una sola volta.
Insomma, le librerie chiudono perché manca l’esigenza di varcarne la soglia. Le librerie chiudono perché in una società liquida come la nostra, l’identità – anche commerciale – è qualcosa di effimero e quindi non puoi più pensare di sopravvivere pensando di essere solo una libreria. Il fascino delle piccole librerie indipendenti? C’è nei romanzi di Zafón, ma raramente l’ho trovato nelle librerie vere. Il libraio-amico che ti consiglia il romanzo su misura? Francamente, è più un sogno, un personaggio da romanzo, che realtà.
Il problema dei librai e dell’editoria in generale è che non hanno saputo sfruttare l’online e anzi lo hanno considerato un nemico. Quante di quelle librerie mono-negozio, spesso a gestione familiare, che hanno chiuso negli ultimi tre anni, avevano un proprio sito internet o una pagina Facebook, ma non aperta così per caso, ma su cui avessero investito qualche soldo per fare pubblicità? L’errore di molti librai è quello di pensarsi garanti di valori che l’online non può offrire: atmosfera, rapporto diretto con le persone eccetera, ma ignorano che l’online può veicolare anche questo. Forum, pagine Facebook, siti internet possono trasformarsi in un luogo esclusivo dove passare consigli, promuovere offerte, costruire un rapporto. Un rapporto che Amazon non potrà mai stabilire a causa della sua natura di colosso del web. È ora di rendere il digitale un luogo a misura non solo dei colossi che lo regolano, ma dei singoli che lo popolano. È ora di spiegare online cosa si perdono i lettori a scegliere di entrare in un megastore di libri/cellulari/videogiochi/elettrodomestici anziché in una libreria che odora di carta e inchiostro.
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