blog di Alberto Grandi
Recensioni

Origin di Dan Brown – recensione3 min read

11 Ottobre 2017 3 min read

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Origin di Dan Brown – recensione3 min read

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articolo pubblicato su Wired.it
Il successo di Dan Brown non ha segreti. È sotto gli occhi di tutti. Simbologia e complottismo, la storia affrontata come un enigma da decifrare attraverso l’arte per risalire all’origine delle bugie su cui spesso si basano le istituzioni religiose e chi ha il potere. È una ricetta che ha attirato sul suo cuoco una marea di detrattori colti e di lettori affamati di nuove storie: 200 milioni di copie vendute in 56 paesi. Origin, l’ultimo romanzo, è approdato da qualche giorno sugli scaffali reali e virtuali. La trama si apre con il grande mistero che il lettore rincorrerà per tutte e 500 e passa le pagine.
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Edmond Kirsch è un giovane e brillante visionario, un guru dell’innovazione tecnologica che ricorda, per certi versi, Elon Musk per altri Steve Jobs. Nel prologo alla vicenda lo vediamo raggiungere il monastero di Montserrat in Catalogna per incontrare tre eminenti rappresentanti religiosi. Egli ha chiesto di essere ascoltato perché ha un’importante scoperta da mostrare, una scoperta che farà crollare la loro fede e cambierà per sempre il mondo. Vediamo Kirsch estrarre un cellulare (non un iPhone ma uno che ha fabbricato lui stesso) per mostrare la sconvolgente novità sulla genesi. Qui Dan Brown ha una delle sue cadute non dico di credibilità, ma di stile. Un tizio ha la verità in mano e come la annncia? Con un video sul cellulare. Sa u po’ di presentazione in Power Point a una riunione azienale qualunque. Comunque…
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Prima che i lettori vedano (conoscano) la verità o che il video s’impalli per problemi di buffering (si sa, in un monastero a 720 metri sul livello del mare la connessione non è una certezza), la scena cambia. Siamo al Guggenheim Museum di Bilbao, a un evento organizzato dallo stesso Kirsch per annunciare, su scala globale, la sconvolgente scoperta. Tra gli invitati, Robert Langdon, il professore in simbologia religiosa che tutti abbiamo conosciuto nel Codice da Vinci, ed ex insegnante dell’enfant prodige Kirsch. Qui, Langdon riceva un’audioguida avanzatissima che tramite la percussione ossea gli fa sentire la voce dell’IA Winston come fosse nel suo cervello. Poi, incontra quella che sarà la sua partner in questa nuova avventura, Ambra Vidal (personaggio che sembra ideato pensando a Penelope Cruz), direttrice del museo nonché fidanzata del Principe di Spagna. Piccolo spoiler: Kirsch viene ammazzato e Langdon e Vidal si prenderanno carico di decifrare la sconvolgente verità che stava per annunciare al pubblico, decrittando enigmi e sfuggendo a cattivi di turno.
La verità? Ho letto Origin una pagina dopo l’altra. Dan Brown ha giocato molto basso, quasta volta: ha solleticato fin dalle prime pagine la curiosità dei lettori facendogli sapere che nel suo romanzo avrebbero trovato la risposta ai questiti fondamentali: “da dove veniamo” e “dove andiamo“. E così facendo ha anche insinuato il sospetto che questo romanzo sarà l’ultimo servito affidandosi alla ricetta di cui sopra che lo ha reso uno chef stellato (almeno dal punto di vista delle vendite) con Il codice da Vinci. Forse, a differenza degli altri romanzi, in questo Dan Brown infila meno enigmi e azione e si concentra più sulle idee, ma i suoi lettori affezionati non si sentiranno certo traditi. Malgrado i tanti difetti che gli si può imputare – o forse grazie ad essi – anche in questo libro Dan Brown è riuscito a mescolare bene gli ingredienti e a confezionare una storia che si legge dall’inizio alla fine. I suoi romanzi forse non ci cambiano la vita, ma forniscono spunti interessanti che uno è libero o meno di apprfondire in autonomia e, come si conviene a una storia di evasione, ci aiutano a rilassarci un po’.
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