blog di Alberto Grandi
Cose da scrittori

5 registri stilistici per raccontare una storia4 min read

11 Settembre 2017 4 min read

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5 registri stilistici per raccontare una storia4 min read

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Stephen King: allungare il brodo
Stephen King è un maestro della letteratura di genere. Niente da eccepire. Però, ho notato che con l’andare avanti nel tempo, i suoi romanzi sono diventati più forma che sostanza, più digressione che climax. Di solito Stephen King quando introduce un personaggio, anche se secondario e minimamente funzionale alla trama, tende a farci la sua intera biografia per pagine e pagine. Ecco come procede: parte con l’enunciazione del fatto: “Y brandì il coltello, spinto da una pulsione soverchiante”, poi, prima che Y affondi effettivamente il coltello nel petto di Z, vi spiega da cosa deriva quella pulsione, magari da un’infanzia passata in compagnia di una madre fanatica religiosa o segnata da qualche trauma a lungo giaciuto sotto lo strato di una tranquilla quotidianità e infine esploso. Ora, va bene spiegare l’origine delle cose, ma non vi sembra che il re alle volte esageri?
Pro: prosa onnicomprensiva, in grado di trasformare in narrativa qualunque fatto
Contro: prolissità
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James Ellroy: scrivere per input
Ellroy, all’opposto di King, non va all’origine delle cose, ma si mantiene sempre al loro presente. Le sue sono trame in real time. Ti dice cosa sta succedendo, e te lo dice con una prosa breve, epigrafica, risparmiando al massimo su aggettivi e avverbi. Se la prosa di King fa pensare a una seduta dall’analista, quella di Ellroy alla lucidità effimera di una striscia di coca. Nei suoi momenti migliori, questo approccio alla scrittura, ha dato origine a pagine straordinarie, nei peggiori (tutti i romanzi dopo American Tabloid) fa l’effetto di un’infinita lista della spesa.
Pro: ritmo di lettura altissimo e adrenalinico
Contro: rischio di ridondanza
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Alessandro Baricco: cool and confident
Credo che Baricco sia uno dei nostri autori che meglio sappiano gestire la prosa, cambiando registro stilistico con disinvoltura. A volte troppa disinvoltura, a tal punto che uno ha il sospetto che più che dare voce al proprio cuore stia facendo il verso, rubando battiti al cuore di qualcun altro. Però è innegabile che i suoi romanzi si aprono e si leggono che è un piacere, mantenendosi sulla superficie delle cose, illudendo gli stupidi di essere intelligenti e facendo assaporare agli intelligenti l’ebrezza dalla stupidità. Tutto grazie a uno stile colloquiale e brillante che forse non racconta nessuna verità, ma sa cucinare a dovere quelle già dette (insomma, uno Zucchero Fornaciari della pagina scritta).
Pro: adattamento a qualsiasi registro stilistico
Contro: la prosa suona spesso poco “privata”
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Alberto Moravia e la regola dell’uccello
Moravia scriveva con l’uccello le sue pagine migliori. Lo so, suona volgare ma è così. Non a caso, il suo capolavoro, Gli indifferenti, non l’ha scritto a 40 anni, da uomo maturo e vaccinato alla vita, ma a 18-20 anni, dopo aver passato una lunga degenza, a letto, in montagna per una malattia alle ossa. Gli indifferenti sono uno dei romanzi più erotici della letteratura italiana. Leggetelo e non potrete fare a meno di respirare una morbosità densa e torbida che impregna l’aria dei salotti borghesi dove prendono piede i fatti. L’amante della madre si vuole fare la figlia; la figlia accetta la corte dell’amante come affronto alla madre; il figlio diventa apaticamente il toy boy dell’ex amante dell’amante della madre (ora amante della figlia). Gli indifferenti sono un romanzo sulla borghesia che, naufraga dei suoi agi, cerca di uscire dall’apatia con il sesso. Anche in Agostino, il sesso è centrale: storia di un adolescente che, diventando adulto, impara a vedere la madre sotto una luce diversa.
Pro: prosa immersiva e oscura
Contro: quando non è oscura, la prosa di Moravia diventa grigia e istituzionale
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Céline e l’arte dell’approssimazione
Louis Ferdinand Céline scriveva per essere inesatto. L’inesattezza, cioè quel modo fintamente sciatto, colloquiale di mettere per iscritto le cose, era il suo modo di essere sincero. Lui stesso si professava nemico della prosa istituzionale, rigida, descrittiva, e promotore di una prosa che è voce del popolo, che coinvolge pancia e cuore e non intelletto. Una voce di strada, non specializzata, che trova nell’esperienza la fonte del suo buon senso e della sua amarezza. È apparentemente facile scrivere così, e difatti Céline è stato seguito da una pletora di discepoli, ma solo a lui riusciva di essere scandalosamente onesto.
Pro: musicalità ed emotività della prosa
Contro: rischio di autocompiacimento stilistico
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La seconda genesi (Nulla die editore)

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