Scribacchiolando – Quella Storia2 min read
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Ieri ho messaggiato per un po’ con un’amica che non sentivo da tempo; voleva parlarmi di alcune illustrazioni che le sono state commissionate, è una fumettista e dunque una delle persone con cui chiacchiero di narrativa più spesso. È una che ne sa, e i suoi input sono preziosi.
Le ho raccontato che sto ricominciando a scrivere, che mi sono rimessa di buzzo buono ad affrontare quel grande mostro che è la pagina bianca. Non sono scesa nei dettagli, anche perché c’è molto poco da dire. Cerco di concentrarmi su racconti brevi, senza complicarmi troppo la vita. Non scrivo da tanto, sono arrugginita, ho bisogno di sgranchirmi la narrazione.
“Come sta andando Quella Storia?” è stata una delle prime domande che la mia amica mi ha posto.
Quella Storia.
Quella Storia è La Storia a cui penso quasi tutti i giorni. Quella che mi è venuta in mente quasi dieci anni fa, ascoltando Do you dream of me? dei Tiamat, mentre passeggiavo la sera per le strade di Milano, città ove mi ero trasferita per studiare da pochi mesi.
Nel corso degli anni ho scritto e riscritto Quella Storia, così tante volte che ho perso il conto. Un paio di volte sono arrivata alla fine del primo volume, salvo cancellare tutto a poche pagine dal traguardo, perché non ero soddisfatta del risultato.
Quella Storia è complessa, e sento che mi ci vorrà ancora del tempo prima di essere pronta. Ci sono così tanti aspetti di cui ancora non sono convinta, che forse dovrei rivedere. E se dessi per scontati i rapporti tra i personaggi e il modo in cui si formano? Se in qualche punto avessi sacrificato la plausibilità al fattore di gradevolezza e interesse di una data situazione, semplificandomi il lavoro e rovinando la trama? È giusto che vada così? È giusto?
Forse la forzatura sarebbe la reazione più adeguata innanzi a questo blocco; forse dovrei prendere in mano la situazione e iniziare a scrivere, nella speranza che i pezzi vadano al loro posto e che i personaggi si dimostrino caritatevoli. Forse le mie sono solo scuse per non affrontare una narrazione problematica e complessa. Eppure.
Eppure mi trasmette una strana sensazione, Quella Storia; è come se fosse lì ad aspettarmi da anni, già completa e perfetta in tutti i suoi punti – ed è vero, perché non ho dubbi su come debbano andare le cose – mentre sono io, che dovrei scriverla, e essere ancora incompleta, priva della bravura necessaria per portarla a termine.
Mi chiedo sinceramente se ogni aspirante scrittore non abbia una storia così nel cassetto, nascosta, un ago piantato in mezzo alla creazione.
Non so voi, ma io per adesso intendo aspettare.
Ma non vedo l’ora di affrontarla.