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Sulle avventure di Geralt di Rivia, lo strigo di Andrzej Sapkowski2 min read

5 Luglio 2017 3 min read

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Sulle avventure di Geralt di Rivia, lo strigo di Andrzej Sapkowski2 min read

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Delle avventure di Geralt lo strigo ho letto non uno, ma due volumi; che poi sarebbero raccolte di singoli racconti, Il guardiano degli innocenti e La spada del destino di Andrzrej Sapkowski, editi in Italia da Nord. Il che non promette benissimo, e già subodoro l’interruzione della saga com’è consuetudine dell’editore, ma tant’è.
La cosa curiosa è che a questa serie mi sono approciata non tramite i soliti consigli di amici e conoscenti lettori, ma grazie ad amici videogiocatori, che Geralt l’hanno incontrato con l’RPG The Witcher made in Atari. E a forza di sentire loro che ne parlavano e di assistere a qualche giocata, mi sono convinta.
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Ammetto che il primo volume non mi aveva avvinta del tutto, anche per via del tormentato rapporto tra Yennefer e Geralt – davvero, mi pare una storia d’amore forzatissima, tra personaggi che hanno così poco a che vedere l’uno con l’altro che… ma queste sono cose mie, lasciamo stare. Ma ho voluto portarla avanti e, arrivata più o meno al terzo racconto del secondo volume, mi sono ritrovata presissima dalle vicissitudini dello strigo.
Non sto scendendo molto nei particolari, e questo perché mi viene da dare per scontato che la saga di Sapkowski la conoscano un po’ tutti. Ma mi è stato detto più volte che do troppe cose per scontato, quindi vedrò di spendere due parole in più.
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Geralt è uno strigo, ovvero un cacciatore di mostri in un’ambientazione simil-medievale tipicamente fantasy. Ha guadagnato i suoi poteri in seguito a una mutazione dovuta a pozioni ed esperimenti, un’esperienza assai dolorosa comune a tutti gli strigoi, che peraltro, per quanto necessari, sono malvisti e detestati da un’alta percentuale di popolazione, non ultimi coloro che ne hanno bisogno.
Geralt ha i capelli candidi e un’etica fortissima; fa quello che deve fare, sconfigge i mostri per salvare vite innocenti – e meno innocenti – ma seguendo il suo codice personale, che gli impone di non uccidere quegli esseri che hanno sviluppato un’intelligenza. Nei primi due volumi conosciamo l’allegro bardo Ranuncolo – nel videogioco Dandelion – e la già citata – e da me voluta morta – strega Yennefer.
L’autore si ispira a miti e leggende per dare vita ai mostri che Geralt si ritrova ad affrontare, ma allo stesso tempo non disegna la fusione con più note favole classiche. Nella prima storia di Il guardiano degli innocenti riconosciamo subito La bella e la bestia, e ancora in La spada del destino troviamo un racconto chiaramente ispirato a La Sirenetta di Andersen.
Che dire? È probabile che già conosciate questa serie, e che ne sappiate dire molto più di me, che mi accingo a ordinarmi i volumi che ancora mi mancano. Che non sono pochi, ma temo non siano abbastanza.

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