The Fate of the Tearling, di Erika Johansen – Recensione2 min read
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La magia, il potere di agire oltre le leggi della natura, plasmandola a proprio piacimento, ha un suo canale narrativo preferenziale nel genere fantastico, soprattutto nel fantasy. Basti pensare alla saga di Harry Potter di J.K. Rowling, o al fondamentale Signore degli anelli. Proprio come nella saga di Tolkien, anche in The fate of the Tearling di Erika Johansen (Multiplayer Edizioni, libro 19 euro, ebook 7,99 euro), terzo capitolo della trilogia del Tearling, sono degli oggetti a fare da catalizzatori di poteri straordinari: lì un anello, qui degli zaffiri.
La giovane regina Kelsea Glynn si consegna volontariamente nelle mani della malvagia Regina Rossa, sua antagonista, insieme ai suoi zaffiri magici. Nella speranza di proteggere la popolazione da un’imminente invasione, Kelsea lascia il trono a Mazza Chiodata, suo fido consigliere, il quale alterna la reggenza di un regno in crisi ai disperati tentativi di salvataggio della propria regina.
Durante la prigionia, Kelsea rivive con la mente un passato perduto, quello della piccola Katie, ai tempi della nascita della terra di Tearling. All’epoca al governo vi era la forte personalità politica di William Tear, un uomo che aveva il sogno di portare l’ugualianza e la solidarietà tra i cittadini, proibire la violenza e la guerra. Ma le sue visioni profetiche di un regno decadente lo porteranno a creare una guardia a protezione del proprio figlio Jonathan, nella quale sarà coinvolta anche Katie. Anche le scelte di lei però non saranno semplici, oscillando spesso tra la fedeltà alla famiglia Tear e i suoi desideri egoistici, condizionati spesso dalla scura figura di Row Finn.
Sebbene prigioniera, Kelsea stringe un legame profondo con la Regina Rossa. Il regno di questa è minacciato da una rivolta interna, mentre dall’esterno Row Finn, diventato ormai un essere malvagio che alleva un esercito di bambini-zombies, incombe sulle mura della città. Sarà proprio Kelsea, la sua prigioniera, ad aiutarla a uscire da questi guai, grazie al potere dei suoi zaffiri, e in particolare a sconfiggere il nemico comune, Row Finn.
Vi ho già rivelato troppo. Ci tengo ad aggiungere comunque che i colpi di scena si sprecano e le ultime pagine sono davvero stranianti e porteranno a un lieto fine che lascia comunque l’amaro in bocca. La scrittura della Johansen è davvero coinvolgente. Nonostante le vicende dei personaggi siano intrecciate a cavallo di diverse linee temporali e spaziali, l’autrice è riuscita a rendere bene la complessità dei rapporti e anche le motivazioni personali che hanno portato i “cattivi” alle loro scelte. Ho trovato ben curata anche la traduzione e l’edizione della Multiplayer; sebbene non abbia amato particolarmente la tinta delle pagine (a voler imitare un libro antico) e le illustrazioni (bruttine, a mio parere, e anche un po’ casuali) che arricchiscono (?) il volume.