Scribacchiolando, sui benefici del leggere male3 min read
Reading Time: 2 minutesSul fatto che leggere tanto faccia bene alle nostre capacità scrittevoli, ecco, direi che non ci piove, e che possiamo tranquillamente tralasciare una trattazione sull’argomento. Leggere tanto, e bene, sicuramente aiuta. Direi che su questo siamo tutti concordi. Mi si elargisca un Nobel per essere arrivata a cotanta conclusione, grazie.
Ma a mio avviso, aiuta moltissimo anche il Leggere Male.
In che senso, ci si potrà giustamente chiedere, “leggere male”?
Ora, io trovo che la lettura sia una questione di livelli. C’è il livello superficiale, in cui la lettura è intrattenimento e la questione non è tanto un perché o un per come, ma un alfabeto binario che comprende unicamente i valori “mi piace” e “non mi piace”. Una lettura acritica e immediata, senza troppe paturnie. E poi c’è una lettura più tecnica, critica, ragionata, che magari si attiva di default anche quando non vorremmo. C’è e basta, e ti ritrovi a chiederti se un dato concetto avrebbe potuto essere espresso in maniera più efficace, se quell’aggettivo è proprio quello giusto, se quel termine non dia un effetto di ridondanza. Capita, no?
Ecco, quello che voglio dire è che una lettura di questo genere può a mio dire risultare particolarmente efficace per lo sviluppo delle proprie capacità narrative, se si sta leggendo un testo pieno di errori. È un po’ come un percorrere una strada in salita al posto del solito sentiero pianeggiante; stai sempre all’erta, eviti i pericoli e i tranelli, stai attento a cogliere quel sasso-refuso e praticamente… beh, ti alleni.
È un trucchetto – si può poi chiamare “trucchetto”? – che ho imparato alla fine delle superiori, quindi un sacco di anni fa. È capitato che mi giungesse tra le mani il manoscritto di una compagna di classe, che ben presto è arrivata a starmi un sacco sulle scatole. Per giuste ragioni, non indaghiamo. Stiamo parlando delle superiori, nessuno è perfetto alle superiori, quasi tutto è scusabile e scusato.
Ma dicevo, mi ero ritrovata con questo manoscritto tra le mani, giustamente gonfio di errori. Nella costruzione dei personaggi, nella sequenza degli avvenimenti, nella scelta di cosa includere e cosa tralasciare. Un saliscendi di “troppe informazioni” e di “no, aspetta, qui che è successo?”. Com’è giusto che sia, stiamo parlando del lavoro di una sedicenne.
Il fatto è che leggendo quel manoscritto – e rileggendolo, perché si sa che quando sei alle superiori e qualcuno ti sta sulle scatole, qualsiasi cosa facciano di sbagliato, tornerai ad ammirarlo per riderne senza pietà. No, non vado fiera del mio comportamento di 10 anni fa. Proprio no. – gli errori che facevo nella stesura dei miei racconti mi sono divenuti lampanti; ciò che di sbagliato vedevo nel manoscritto della mia compagna mi è risultato evidente in quello che scrivevo io. Mi ha corretta e messa in guardia come nessuna lettura perfetta avrebbe potuto fare.
Ora, io non dico di riempirvi gli occhi di romanzi mediocri. Ma se dovesse capitarvi qualcosa di carente tra le mani, consiglio di passarci sopra più tempo, e di dedicare un po’ di tempo a una lettura analitica, concentrata. Che a volte i difetti che ci infastidiscono di più e ci saltano più all’occhio sono gli stessi di cui siamo colpevoli.