Scribacchiolando – Nelle tue storie senti il bisogno di spiegare ogni cosa?2 min read
Reading Time: 2 minutesE dunque, il “Ma come è possibile?”, duplice dilemma, lama a doppio taglio della narrativa, specie se irta di elementi fantastici. C’è chi non spiega nulla e chi spiega troppo. Personalmente trovo che il primo caso sia anche la soluzione migliore, a meno che non si tratti di semplificazioni date dall’impossibilità di dare una ragionevole spiegazione a qualcosa. Penso che sia preferibile lasciare insoluti aspetti come il funzionamento sotterraneo della magia, o l’origine di certe creature mitologiche, o perché il mondo fantastico sia sorretto da regole strane e ferree.
Cioè, perché i licantropi reagiscono all’argento mentre le creature fatate reagiscono al ferro? Sono cose che vanno lasciate stare, alzata di spalle e via. La risposta è che è sempre stato così, lo sa l’autore e lo sa il lettore. Perfino il personaggio, ne avesse la possibilità, scrollerebbe la testa e mostrerebbe i palmi delle mani per farci vedere che sono privi di risposte.
Però anche dal “non spiegare nulla” sorgono i problemi, soprattutto quando il racconto vira su elementi che sono vicini al nostro mondo. Mi irrita sempre moltissimo leggere del comportamento incomprensibile di un personaggio, curiosamente risolutivo per la trama, e di cui però non viene data alcuna spiegazione. Che non deve essere necessariamente esplicitata, tutt’altro, però ci vorrebbe.
Io ho il problema inverso, purtroppo. Mi viene da spiegare qualsiasi cosa, davvero qualsiasi cosa. Magari evito lo spiegone, e cerco di spezzettare nozioni e informazioni utili alla decodifica del problema nei dialoghi, in brevi descrizioni dei comportamenti, magari un paio di righe di racconto. Però potessi spiegherei pure da dove vengono i nomi dei personaggi, com’è che quando sorridono lo fanno in un certo modo, perché preferiscono una cosa all’altra. Cerco di dare spiegazioni al rapporto tra licantropi e luna piena, alla simpatia di un tizio, alla diffidenza dell’altro, ai raggi del sole che bruciano i vampiri. A tutto, dall’ovvio al comprensibile, dall’improbabile al superfluo. Soprattutto al superfluo.
È un orrido vizio di cui sto cercando di disfarmi, e spero di esserci riuscita negli ultimi tempi. Ci sono cose che più le spieghi e più si rovinano. Anche quando continuano ad avere senso, perché sono più belle con un velo di non detto sopra. Come una strizzata d’occhio da scrittore a lettore.
Ci sono storie per le quali la sospensione dell’incredulità è un castello di carte traballante. Più la situazione è improbabile e a forte rischio di incoerenza, e più il lettore deve essere lasciato a crearsi da solo le sue risposte. Altrimenti da una risposta data nascerebbe un’altra domanda, ancora più pignola, e così via.
Qualcuno scribacchiola e presenta simili disordini dello scrivere? E da che lato del problema vi ponete, dal “troppo” o dal “niente”?