Dentro l’acqua di Paula Hawkins – recensione2 min read
Reading Time: 2 minutesarticolo pubblicato su Wired.it
La ragazza del treno è stato un caso editoriale. Un bestseller che ha portato la sua autrice in vetta alle classifiche mondiali dei libri più venduti, con ben 18 milioni di copie.
Ovvio che, alla sua seconda prova narrativa, tutti – critici e pubblico – aspettassero Paula Hawkins, inglese, giornalista prima di arrivare alla fortuna editoriale, con i fucili spianati.
Fuoco a volontà nel caso il romanzo fosse stato uno flop o, anche solo, un minimo inferiore al primo.
Bene, diciamolo subito: Dentro l’acqua (edizioni Piemme, libro: 19,50 euro; ebook: 12,99 euro) non è all’altezza de La ragazza del treno, ma non per questo mi sento di premere a ripetizione il grilletto.
Tra i punti di forza c’è la voce. Lo stile. La Hawkins si legge con una facilità tale che ci ci scorda di stare leggendo e si ha la sensazione di avere davanti una persona che ti parla. Questa facilità di lettura e il coinvolgimento emotivo che i personaggi femminili pieni di umanità stabiliscono con il lettore, compensano in parte i difetti del romanzo, non al punto di cancellarli però.
Il grande difetto, quello su cui hanno puntato il dito critica e pubblico, è il numero eccessivo dei punti di vista.
Il lettore deve vedersela veramente con troppi personaggi: da Nel Abbott, la donna trovata senza vita nel fiume, alla sorella impacciata Jules; dalla figlia Lena all’amica Katie. Poi, il detective, Sean; la sensitiva Erin…
Ne La ragazza del treno, la coralità delle voci non ci distoglieva dal personaggio centrale: una donna alcolizzata, confusa, che osservava la vita in treno e, senza capirlo nell’immediato, coglieva un momento di verità.
In Dentro l’acqua la pluralità dei punti di vista degenera in una trama che disorienta, fa smarrire il lettore almeno nella prima parte, per poi ritrovarlo in un finale non del tutto convincente.
Torniamo ai pregi: Dentro l’acqua stabilisce, come faceva il primo libro, una sorta di intimità con l’ambientazione della vicenda e i suoi abitanti. Se nel primo eravamo su un treno e poi nelle vie e tra le case che costeggiavano le rotaie, qui siamo in un altro sobborgo, Beckford, nel nord dell’Inghilterra, lambito dal fiume che contiene tanti segreti. Anche questo thriller, dunque ha un retrogusto da rotocalco di quartiere che ben si combina alla vicenda. Gossip e tragedia.
Consiglio dunque Dentro l’acqua. È un thriller psicologico, imperfetto, ma accattivante. La prosa della Hawkins non si discute. Una volta che si parte non ci si ferma più. Inoltre le voci femminili, con le loro insicurezze, la difficoltà a fare i conti con il passato, seducono e chiedono al lettore di arrivare alla fine per scoprire la verità.
Chiuso il libro si può storcere il naso, ma lo abbiamo chiuso perché il piacere della lettura ci ha fatto arrivare fino all’ultima pagina, e per nessun altro motivo.
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