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Tutti i nostri oggi sono sbagliati – recensione3 min read

21 Aprile 2017 2 min read

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Tutti i nostri oggi sono sbagliati – recensione3 min read

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articolo pubblicato su Wired.it
Il viaggio nel tempo è uno dei topic della letteratura e del cinema di fantascienza. È difficile riproporlo senza cadere nei cliché o raccontare il già raccontato. Un modo per renderlo attuale e interessare il lettore, è scommettendo sulla forma più che sulla sostanza, cioè raccontando lo spaziotempo più che dal punto di vista tecnologico, da quello umano. È ciò che fa Elan Mastai nel suo romanzo Tutti i nostri oggi sono sbagliati (Sperling & Kupfer, 18,90 euro). Costruisce una narrazione in prima persona, basata su un personaggio emotivo e contraddittorio con cui il lettore non può non stabilire un rapporto di empatia fin dalle prime righe – “Dunque, il fatto è questo: io vengo da un mondo che avremmo dovuto avere. Il che per voi non significa nulla, ovviamente, visto che vivete qui, in questo schifo di mondo che invece abbiamo” – e lo fa viaggiare nel tempo spinto da problematiche esistenziali molto comuni che poco hanno a che fare con il progresso e la scienza.
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Tom Barren è l’opposto dello scienziato freddo e geniale, anzi, peggio che l’opposto, ne è il figlio: suo padre è Victor Barren, uomo chiave nello sviluppo della tecnologia del teletrasporto alla base dei viaggi temporali. Tom Barren vive in un 2016 che non è il nostro 2016, ma un 2016 che, come dice lui stesso, è grosso modo come il futuro immaginato negli anni Cinquanta: “macchine volanti, cameriere robot, cibo in pillone, teletrasporto, zaini a reazione, marciapiedi mobili, pistole a raggi” eccetera. In questo 2016, tutto funziona a meraviglia grazie al Motore di Goettreider che, sfruttando la rotazione costante del pianeta, eroga allo stesso una quantità illimitata di energia. Il Motore è stato avviato per la prima volta alle 14.03 dell’11 luglio 1965. Fino a quel momento, l’universo di Tom e il nostro, non erano poi così dissimili. È stato grazie al Motore che il suo mondo ha accelerato lungo la strada del progresso fino a diventare, nel 2016, un luogo magnifico.
Si tratta di un presente nel quale Tom si sente inadeguato e l’originalità della voce narrante consiste appunto nella contraddizione che vive nel sentirsi fuori posto in uno spaziotempo perfetto, che è il suo di origine, e a proprio agio in uno spaziotempo disastroso, cioè il nostro in cui stiamo vivendo, un 2016 alternativo, fatto di iPhone, droni e guerre, che Tom ha causato tornando indietro negli anni per aggiustare certe cose. Nel 2016 inquinato, Tom s’innamora, è un uomo felice, integrato in una famiglia sua, anziché disprezzato da un padre che lo guarda dall’alto in basso. A questo punto il protagonista si trova a un bivio, preso tra un dilemma amletico: essere felice a scapito del mondo o sacrificarsi e tornare ai propri fallimenti personali nel nome dell’umanità?
Un po’ Dark Matter per il senso di spaesamento che il protagonista vive nell’osservare le tante alternative spaziotemporali originate dalle sue scelte, un po’ Ritorno al futuro, questo romanzo parte da premesse (fanta)scientifiche ma scommette la carta dell’empatia e dell’ironia attraverso una scrittura che chiama in causa il lettore, con successo. Leggetelo e anche voi vi sentirete invischiati negli stessi dilemmi cosmico-sentimentali di Tom.

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