Che differenza c’è tra i lettori della rete e quelli dei libri?5 min read
Reading Time: 4 minutesarticolo di Luca Zorloni pubblicato su Wired.it

L’Italia non gode di posizioni felici nelle classifiche internazionali di lettura. L’Istat ha calcolato che nel 2016 il 57,6% di cittadini del Belpaese non abbia letto alcun libro nell’anno precedente. Secondo l’Associazione italiana editori (Aie), presentati alla fiera Tempo di libri a Milano, nel 2016 l’esercito dei non lettori italiani si è allargato di oltre 4 milioni di persone rispetto a 12 mesi precedenti, superando i 33 milioni di persone. E mentre i lettori forti (coloro che leggono almeno un libro al mese) sono il 5,7%, l’erosione alla lettura colpisce i lettori deboli e occasionali.
Chi sono le persone che non leggono? Sono soprattutto uomini (64,5%) e aumentano con l’età. Tuttavia Istat e Aie rilevano che la maggior emorragia di lettori si è registrata tra i giovani e giovanissimi: +9,3% per la fascia 6-10 anni, 13,9% per 11-14 anni e 11,7% tra 15 e 17 anni. La ricerca presentata a Tempo di libri non conferma solo le certezze sui non lettori già note, come il fatto che crescano all’aumentare dell’età o che siano più diffusi tra chi ha titoli di studio più bassi. Al contrario, dall’indagine emerge che i non lettori crescono anche tra chi ha familiarità con cinema, mostre e teatri. Anche chi ha seguito almeno tre spettacoli fuori casa legge meno rispetto al passato: è il 28,2% del totale contro il 21,7% del 2010.
Tuttavia l’Aie si è domandata se non sia il caso di rimettere in discussione il concetto tradizionale di lettura. Chi non legge un libro, ma consuma racconti di fanfiction in rete o consulta ricettari online o, ancora, si documenta su articoli specialistici, può essere considerato un lettore allo stesso modo di colui che legge un romanzo tradizionale, sfoglia il manuale di cucina della nonna o è abbonato a riviste di settore? I vertici di Aie si sono chiesti se la domanda che Istat pone agli italiani quando effettua i suoi sondaggi sia ancora attuale: “Ha letto almeno un libro nei 12 mesi precedenti l’intervista per motivi non strettamente scolastici o professionali?”
Non è solo questione di filologia e purezza della lettura. Per gli editori è questione di affari e consumi. Capire cosa fanno abitualmente gli italiani per vendere un prodotto che vogliono. A marzo l’istituto di sondaggi Pepe Research ha esaminato le abitudini di lettura e di consumo tecnologico di 2.004 italiani tra i 15 e i 74 anni. Emerge che i fedelissimi del libro sono una minoranza: il 9% di questo campione, rappresentativo della popolazione del Belpaese. “Quando si tratta di cercare storie, contenuti pratici come quelli della manualistica o informativi in senso allargato, come la saggistica, questo 9% legge solo libri, sia cartacei sia digitali”, spiega Paola Merulla, autrice della ricerca.
Più della metà del campione però, il 56% per la precisione, ha abitudini più smaliziate. Per trovare contenuti narrativi, saggistici o da manuale legge libri, sì, ma consulta anche siti internet, riviste o social network. “La loro è una lettura multicanale”, spiega Merulla. C’è poi una fascia di italiani che puntualmente ricerca i medesimi contenuti – come una bella storia per intrattenersi o una dritta su come fare il decoupage – al di fuori del canale del libro. Mentre la maggior parte degli intervistati agisce a seconda dell’occasione, questo 18% dimostra di preferire al libro tutt’altra forma di informazione. Ma possono essere considerati lettori? Per Pepe Research sì e, in maniera allargata, si può ritenere che l’83% abbia letto nei tre mesi precedenti all’intervista contenuti di narrativa, saggistica o manualistica.
L’istituto di analisi ha voluto anche sfatare il mito del video che ruba utenti al libro. Chi ha occhi per serie tv, piattaforme di streaming o film, non legge. Pepe ha evidenziato che chi cerca indicazioni pratiche sui manuali, nel 53% dei casi usa spesso Youtube, mentre tra chi si informa sulle stesse materie attraverso la televisione, il 73% non usa la piattaforma di video. Allo stesso modo il 34% dei lettori forti (almeno 7 libri in un anno) usa pay tv o strumenti come Netflix, contro il 21% che non li adopera. E il 68% di chi legge in senso allargato narrativo è affezionato spettatore di tv a pagamento.
Dall’indagine emerge che chi è più connesso, legge più libri. I lettori forti si collocano tra i giovani (massimo 25 anni) sempre sul web e consumatori seriali di tecnologia, con una quota del 48% su un profilo corrispondente a 5,5 milioni di persone, e in una fascia dai 25 ai 54 anni di lettori appassionati di tecnologia (33% di lettori forti su 14,5 milioni di italiani). Mentre chi fa un uso scarso o nullo di tecnologia è anche chi legge poco o niente.
“Con questa ricerca non vogliamo cambiare la collocazione dell’Italia nel ranking della lettura europea, ma esplorare le domande dei clienti per il nostro piano industriale”, spiega Giovanni Peresson, responsabile dell’ufficio studi dell’Aie. Come per chi produce ereader, ad esempio. Alla domanda di quale strumento utilizzassero per leggere gli ebook, il 46% degli intervistati ha dichiarato il tablet, mentre il 42% lo smartphone. L’apparecchio ad hoc, l’ereader, arriva terzo, con il 34%. Gli stessi ebook restano un mercato di nicchia: il 7,3% dei lettori, concentrato tra forti e fortissimi.
Per Peresson “il tema della lettura, cioè l’allargamento del mercato da una parte e dall’altra l’aumento dell’intensità di lettura di libri, rimane il problema centrale del nostro mercato, al di là di considerazioni di carattere sociale e di inclusione che si devono e si possono fare. Continuiamo a essere un mercato piccolo per confrontarsi con le altre grandi editorie europee. I bassi indici di lettura a loro volta influiscono sui fattori di innovazione del Paese e sulla sua crescita economica”.
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