Due esempi di una riuscita descrizione del personaggio3 min read
Reading Time: 3 minutesSemplificando, possiamo dire che una storia è fatta di descrizione, dialogo, azione. Se un dialogo ben fatto è facilmente riconoscibile da uno costruito male e basta leggerlo per capire se “suona bene” o no, per quanto riguarda le descrizioni, siamo su un territorio scivoloso. Descrivere è apparentemente facile e proprio per questo arduo. Si vuole descrivere un tramonto e si rischia di essere melensi, si vuole descrivere una bella donna ed è facile cadere nei cliché.
Nel descrivere un personaggio, poi, non possiamo limitarci a darne un resoconto fisico, ma dobbiamo anche essere fedeli alla sua identità, al suo luogo di appartenenza. Scegliere parole che combacino con il tempo e lo spazio che lo circondano. Se il nostro romanzo è ambientato nell’Ottocento, quando sarà il momento di fare entrare in scena l’affascinante protagonista maschile, non potremmo certo definirlo cool.
Qui di seguito tre esempi di descrizione del personaggio riusciti e diversi per impostazione.
Il primo è tratto da La tigre della Malesia di Emilio Salgari. L’autore ci presenta Sandokan, dandogli carattere, costruendogli intorno un destino, partendo dalla descrizione fisica, pur mantenendo il distacco della terza persona. Si tratta di una descrizione diretta. In neretto i termini e le espressioni che pur non allacciandosi direttamente alla figura del protagonista, la completano.
“Quest’uomo, meglio conosciuto sotto il nome di Tigre della Malesia, che da dieci anni insanguinava le coste del mar malese, poteva avere trentadue o trentaquattro anni.
Era alto di statura, ben fatto, con muscoli forti come se fili d’acciaio vi fossero stati intrecciati, dai lineamenti energici, l’anima inaccessibile a ogni paura, agile come una scimmia, feroce come la tigre delle jungla malesi, generoso e coraggioso come il leone dei deserti africani.
Aveva una faccia leggermente abbronzata e di una bellezza incomparabile, resa truce da una barba nera, con una fronte ampia, incorniciata da fuligginosi e ricciuti capelli che gli cavedano con pittoresco disordine sulle robuste spalle. Due occhi di una fulgidezza senza pari, che magnetizzavano, attiravano, che ora diventavano melanconici come quelli di una fanciulla, e che ora lampeggiavano e schizzavano come fiamme. Due labbra sottili, particolari agli uomini energici, dalle quali, nei momenti di battaglia, usciva una voce squillante, metallica, che dominava il rombo dei cannoni, e che talvolta si piegavano a un melanconico sorriso, che a poco a poco diventava un sorriso beffardo fino al punto di trovare il sorriso della Tigre della Malesia, quasi assaporasse allora il sangue umano.
Da dove mai era uscito questo terribile uomo, che alla testa di duecento tigrotti, non meno intrepidi di lui, aveva saputo in poco volger d’anni farsi una fama sì funesta? Nessuno lo avrebbe potuto dire. I suoi fidi stessi lo ignoravano, come ignoravano pure chi egli fosse.”
Il secondo esempio è tratto da Il giovane Holden di J. D. Salinger ed è una descrizione soggettiva, in prima persona. Nel descrivere il suo professore di Storia, Holden descrive inconsapevolmente se stesso, la sua immaturità ma anche la sua sottigliezza nel cogliere certi aspetti del prossimo.
“So che pare cattivo dirlo, ma non lo dico in senso cattivo.Voglio dire che ci pensavo molto al vecchio Spencer, e se ci pensavi troppo, finiva che ti domandavi perché diavolo vivesse ancora. Voglio dire che era tutto piegato in due e stava su per miracolo e in classe, alla lavagna, tutte le volte che gli cadeva un pezzo di gesso, qualche ragazzo in prima fila doveva sempre alzarsi per raccoglierlo e darglielo. Per me questo è tremendo. Ma se pensavi a lui solo quel tanto, non troppo, dico, potevi farti l’idea che non se la cavava poi tanto male. Per esempio, una domenica che io e certi altri ragazzi eravamo andati a casa sua a prendere la cioccolata calda, ci fece vedere quella vecchia coperta Navajo che lui e la signora Spencer avevano comprata da un indiano a Yellowstone Park.
Era chiaro che quell’acquisto mandava in sollucchero il vecchio Spencer. Ecco quello che voglio dire. Prendi uno che è un vecchio bacucco, come il vecchio Spencer, comprare una coperta può mandarlo in sollucchero.”
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La seconda genesi (Nulla die editore)
