La scopa del sistema di David Foster Wallace – recensione3 min read
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Riassunto:
Lenore Beadsman è una ragazza di 26 anni, laureata. Fa parte di una delle famiglie più ricche di Cleveland, suo padre è un magnate dell’industria alimentare per bambini, lei lavora come centralinista in un piccola casa editrice. È fidanzata col proprio capo, Rick Vigorous. Condivide un alloggio con la sua migliore amica e ha un pappagallo che di recente ripete solo frasi deliranti.
La vita di Lenore viene sconvolta dalla misteriosa scomparsa dalla casa di riposo della bisnonna, studiosa di Wittegeinsten, di nome anch’essa Lenore. Con la bisnonna scompaiono altri anziani e parte dello staff della casa di riposo. La storia verte attorno al filone legato alla rocambolesca ricerca della bisnonna al quale se ne intrecciano altri per cui si passa dal racconto del passato della ricca famiglia Beadsman alle vicende legate alla relazione complicata fra Lenore e Rick, dal pappagallo che viene scritturato da un’emittente televisiva a sfondo religioso alla vita nei college americani fra droghe e alcol. Un quadro del mondo adulto con derive di ogni genere.
Commento:
La prima critica la faccio a me stesso perché è impossibile riassumere un libro così ricco di vicende, colore e folclore in poche righe.
La seconda la faccio di nuovo a me stesso, ma come si fa anche solo a tentare di dare un giudizio. Basterebbe un semplice commento: mi piace, straordinario, divertente,….
Ora, sarò banale ma David Foster Wallace è davvero geniale. Avete presente quando vedete le giocate di Maradona? Lui non giocava semplicemente a calcio, era il calcio, aveva una conoscenza innata del gioco, talmente naturale da riuscire a superarlo e a reinventarlo. Foster Wallace è così. Gioca con le parole e con la narrazione. Cambia in continuazione ritmo. La struttura del romanzo non rispetta schemi e non prosegue in modo ordinato e logico ma la lettura non ci appare mai confusa e disordinata anzi rimane il tutto scorrevole e avvincente. Cambia stile narrativo, in base al filone, racconta in prima persona oppure in terza, cambia completamente linguaggio ed espressioni a seconda del contesto. Crea luoghi e situazioni inimmaginabili come il Deserto incommensurabile dell’Ohio, un luogo il cui scopo è quello di non fare stare troppo felici le persone.
Come se non bastasse, per spezzare ancora una volta il ritmo, alla storia principale, già variegata di suo, si intrecciano poi le storie dei libri che vengono spedite alla casa editrice e che Rick racconta a Lenore. Così si creano racconti nel racconto. Storie a loro volte assurde, comiche con finali deliranti.
Tutto quest’insieme di elementi che possono far sembrare barocco e pesante il libro in realtà sono assemblati con una genialità tale da rendere la lettura fluida e divertente. Ci si sente immersi e rapiti dal romanzo. Diventa impossibile dimenticare le situazioni e le teorie sull’uomo e la sua natura.
Si potrebbe intuire un significato in tutto ciò che ci racconta ma io preferisco lasciare il romanzo a se stesso, ammirarlo per tutta la sua bellezza e complessità come si fa quando si ammira il Giudizio Universale di Michelangelo. Si sta lì, zitti e immobili.
Citazioni:
-Quasi quasi sento odore di breccia. Sento nell’aria un certo odore di breccia.
-Saranno le mie ascelle. Credo di aver bisogno di una doccia.
Giudizio finale:
TRAMA: 9
STILE NARRATIVO: 10
SUSPENCE: 7
EFFETTO SORPRESA: 10
PERSONAGGI: 10
DIALOGHI: 10
Media: 9