blog di Alberto Grandi
Cose da scrittori

Come usare i punti di sospensione4 min read

29 Gennaio 2017 4 min read

author:

Come usare i punti di sospensione4 min read

Reading Time: 4 minutesewan-macgregor-typewriter-moulin-rouge
Di norma, la punteggiatura va sempre attaccata alla parola che la precede e staccata da quella che la segue. Questa è una regola che vale la pena ripetere nel caso dei punti di sospensione.
I punti di sospensione indicano un’interruzione nella lettura, una frattura all’interno di un ragionamento o di una descrizione e quindi l’effetto è quello di spiazzare il lettore. Ragion per cui vanno usati con parsimonia.
Regole generali
Come dicevamo prima, i punti di sospensione, o reticenza, sono attaccati alla parola che precedono:
«Mi sembrava…»
Ma, se danno l’inizio di un periodo, sono isolati:
«… Mi sembrava.»
Non precedono mai il punto interrogativo o esclamativo, ma li seguono.
Altra regola: dopo i tre punti si usa la maiuscola se con essi termina un periodo.
tumblr_newax4Qzkt1r4ui36o1_1280
Il caso Céline
È innegabile che i punti di sospensione siano decisivi nel ritmo della narrazione. Difatti sono diventati una sorta di marchio distintivo per quanto riguarda la prosa di uno dei più grandi autori del Novecento, Louis-Ferdinand Céline.
Céline si definiva stilista. Per lui l’emozione era tutto. In narrativa e nell’arte in generale, sosteneva, quello che conta non sono le idee, ma le emozioni. Non ciò che si dice ma come lo si dice. La lingua di Céline è diretta, parlata. Si rivolge al lettore e si fa cronaca dell’emotività di chi racconta. Questo si nota fin dal primo romanzo, Viaggio al termine della notte. Nelle opere la prosa céliniana si farà sempre più rapida, emotiva, sincopata. E di conseguenza interrotta dai puntini.
Se nel Viaggio la frenesia della prosa è segnata da un’alternanza di periodi lunghi a brevi:
È cominciata così. Io, avevo mai detto niente. Niente. È Arthur Ganate che mi ha fatto parlare. Arthur, uno studente, un fagiolo anche lui, un compagno. Ci troviamo dunque a Place Clichy. Era dopo pranzo. Vuol parlarmi. Lo ascolto. “Non restiamo fuori! mi dice lui. Torniamo dentro!”. Rientro con lui. Ecco. “‘Sta terrazza, attacca lui, va bene per le uova alla coque! Vieni di qua”. Allora, ci accorgiamo anche che non c’era nessuno per le strade, a causa del caldo; niente vetture, nulla. Quando fa molto freddo, lo stesso, non c’è nessuno per le strade; è lui, a quel che ricordo, che mi aveva detto in proposito: “Quelli di Parigi hanno sempre l’aria occupata, ma di fatto, vanno a passeggio da mattino a sera; prova ne è che quando non va bene per passeggiare, troppo freddo o troppo caldo, non li si vede più; son tutti dentro a prendersi il caffè con la crema e boccali di birra.
Già nel secondo romanzo, Morte a credito, si nota un incremento dei tre puntini e un’accelerazione dello stile:
Li credi malati tu ?.. Uno geme.. un altro rutta… quello barcolla… questo è pieno di pustole… Vuoi vuotar la sala d’aspetto? Istantaneamente ?… anche di quelli che s’accaniscono ad espettorare fino a farsi schiattare il petto ? Proponi una botta di cinema! … un aperitivo gratis, sbattuto in faccia! … vedrai quanti ne resteranno… Se vengono a cercarti, è soprattutto perché si scocciano. Mica ne vedi uno la vigilia d’una festa… Ai disgraziati, ricorda quel che ti dico, manca un’occupazione, mica la salute… Voglion semplicemente che tu li distragga, che tu li metta di buon umore, che tu li interessi coi loro rutti… i loro gaz… i loro scricchiolii.. che tu gli scopra delle flatuosità… delle febbriciattole… dei borborigmi… degli inediti! … Che tu ti dilunghi… che tu t’appassioni… Per questo hai la tua laurea…
Che si tramuterà in un linguaggio sempre più delirante fino alle ultime opere come Nord:
Oh, sì, mi dico, fra poco sarà tutto finito… auf!… abbiamo visto abbastanza… a sessantacinque anni e passa davvero che ti può fregare della più peggio arcibomba H?…Z?…Y?… aria fritta!… briciole!… solo orribile il sentimento di aver perduto così tutto il proprio tempo e che megatoni di sforzi per sta dannata mostruosa orda di alcolosi checche lacchè… vacca miseria, signora!…
Nord.jpg
L’uso dei puntini di Céline è del tutto particolare. La sua prosa così esagitata può affascinare, ma non getta certo le regole basi per gli autori alle prime armi che, oltre che con la propria emotività, devono confrontarsi con la padronanza della lingua e della punteggiatura.
In generale, i punti di sospensione si usano nel dialogo, ad esempio, in una conversazione accesa, come quella che segue tratta da i Viceré di De Roberto:
«La principessa… Morta d’un colpo… Stamattina, mentre lavavo la carrozza…»
«Gesù!… Gesù!…»
«Ordine d’attaccare… il signor Marco che correva su e giù… il Vicario e i vicini… appena il
tempo di far la via…»
«Gesù! Gesù!… Ma come?… Se stava meglio? E il signor Marco?… Senza mandare avviso?»
«Che so io?… Io non ho visto niente; m’hanno chiamato… Iersera dice che stava bene…»
«E senza nessuno dei suoi figli!… In mano di estranei!… Malata, era malata; però, così a un tratto?»
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Su questo sito web utilizziamo strumenti di prime o terze parti che memorizzano i (cookie) sul dispositivo. I cookie vengono normalmente utilizzati per consentire il corretto funzionamento del sito (technical cookies), per generare rapporti sulla navigazione (statistics cookies). Possiamo utilizzare direttamente i cookie tecnici, ma hai il diritto di scegliere se abilitare o meno i cookie statistici e di profilazione. Abilitando questi cookie, ci aiuti a offrirti un’esperienza migliore.