Gli scrittori sono tutti un po’ guardoni?2 min read
Reading Time: 2 minutesForse sì, se consideriamo che l’arte del narrare significa guardare (e guardarsi) meglio. Operare una sorta di focalizzazione sulla realtà. Prendiamo i racconti di Carver. L’immagine è tutto e la prosa, così minimalista (lui preferiva il termine “precisionista”), tesa a catturare la realtà per quello che è, nella sua nuda semplicità, senza espressionismi, senza aggiunte né sottrazioni, assomiglia allo sforzo del fotografo che ruota lentamente la ghiera per mettere a fuoco ciò che ha davanti e cogliere il momento perfetto.

Voyeur è Céline, in Viaggio al termine della notte, quando fa sì che Bardamu spii l’amico-alter ego Robinson fare sesso con una donna.
Voyeur è Salinger quando, ne Il giovane Holden, Holden Caulfield, dalla camera d’albergo, spia ciò che avviene oltre le finestre del palazzo accanto (un uomo che si traveste; un ragazzo e una ragazza che fanno il bagno insieme nella vasca e lui che sputa l’acqua addosso a lei…).
Il voyeurismo è subito, ma comunque un tema fondamentale, nel 1984 di Orwell dove è descritta una società sotto l’occhio del Grande Fratello. Per non parlare di Moravia, il cui erotismo letterario è spesso accompagnato dallo sguardo frustrato, a partire da Agostino fino a L’uomo che guarda in cui il voyeurismo è eletto a condizione esistenziale del borghese che assiste senza intervenire.
Voyeur è Joyce, nell’Ulisse, quando “permette” a Bloom di osservare una ragazza stesa sulla spiaggia e di masturbarsi nel frattempo.
Tutti i titoli che abbiamo elencato, sono stati scritti, però, prima dell’avvento del digitale. Ora che siamo tutti spiati e spiamo, che cos’è diventato il voyeurismo? Prova a dare una risposta Gay Talese, autore americano, rappresentante del New Journalism, dal 19 gennaio anche nelle librerie italiane con un romanzo-inchiesta: Motel Voyeur, che narra la storia di Gerald Foos, un tizio che costruì un motel apposta per spiare nelle camere attraverso un buco. È anche un romanzo riflessione sul guardare e essere guardati e quindi sull’essere voyeur oggi.
Qui una recensione che Penne Matte aveva ripreso da Wired.it.
