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Da Safran Foer a Desiati, i romanzi e la pornografia del reale3 min read

27 Settembre 2016 3 min read

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Da Safran Foer a Desiati, i romanzi e la pornografia del reale3 min read

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articolo di Paolo Armelli per Wired.it
Sono passati sei anni da quando lo scrittore Aldo Nove pubblicò La vita oscena (Einaudi), un’autobiografia estrema in cui, per espiare le tragedie della propria esistenza, l’io narrante trascina il lettore in un mondo invertito e sottosopra dove solo il sesso sembra dare senso alle cose. Che quel mondo fosse uno specchio più o meno deformato della realtà, in un’operazione letteraria tanto sfacciata quanto ambigua, diventa ancor più vero leggendo alcuni romanzi usciti in tempi più recenti.
I narratori contemporanei sembrano riflettere con particolare insistenza, e spesso crudezza, su quella che si potrebbe definire la pornografia del reale. Ovvero quella condizione per cui, di fronte allo sgretolarsi delle solidità sentimentali, la dimensione sessuale delle relazioni si fa sempre più pervasiva. Ad esempio, in uno dei casi letterari di questi mesi, l’attesissimo Eccomi di Jonathan Safran Foer (Guanda), alcuni capitoli sono inframmezzati dalle chat erotiche che si scambiano due personaggi: la verbalizzazione delle fantasie sessuali ai tempi di Facebook diventa il contraltare virtuale (eppure molto concreto) al disgregarsi del matrimonio al centro di questo ponderoso romanzo-mondo.
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Lo stesso espediente delle chat erotiche, la cui rivelazione manda all’aria un matrimonio già di per sé fragile, è il punto di partenza di un altro romanzo americano, Tra le infinite cose di Julia Pierpont (Mondadori), fra l’altro pupilla di Foer ma il cui libro è uscito un anno prima.
Anche qui l’eros relegato al mondo lontano e virtuale dei social si fa materia reale e irrompe nel quotidiano dopo essere stato stampato nero su bianco.
L’ostentazione pornografica dei dialoghi di coppie clandestine diventa non causa ma conseguenza di un contesto sentimentale incerto. Debby e Jack, i coniugi protagonisti del romanzo di Pierpont, si ritrovano a dover finalmente affrontare la crisi del loro matrimonio, ma solo perché parole oscene sono riaffiorate dall’ombra del web, in cui a scrivere e osare erano ovviamente loro stessi (o almeno il marito, in questo caso).

Ma la pornografia del reale è la dimensione che permea soprattutto l’ultimo romanzo di Mario Desiati, Candore, in uscita oggi per Einaudi. Il protagonista del libro, Martino, èossessionato dalle pornostar, dalle fantasie erotiche, da una libido immaginata più che consumata. La sua parabola da universitario dall’eccitazione facile ad abitante di un sottobosco fatto di precariato, privé e papponi è, al contempo, una specie di storia epica della pornografia di questo Paese; dalle grandi glorie delle riviste “patinate” e delle star dell’hard come Moana e Cicciolina all’epoca del fast porn: “Non bisognava più aspettare il lento download dei file in condivisione, ora bastava cliccare sui siti di streaming“.
Ma la pornografia non è che un sentimento diffuso, una condizione che circonda Martino nelle persone che incontra e con cui si scontra, nei lavori in cui è sfruttato, nella città in cui vive (una Roma arraffona e parassitata in cui si può parlare solo di “necrofilia“). In modo magistrale e sottilmente ironico, Desiati riesce con le sue parole a far avvenire il paradosso: la pornografia tanto cara a Martino diventa un rifugio di purezza rispetto a tutto il marcio che è l’apparente rispettabilità circostante. E infatti il complimento rivolto al ragazzo è che ha ancora “il coraggio di scandalizzar[s]i“. 

Non è strano che la sfera sessuale entri in maniera così esplicita nella letteratura contemporanea. Gli accessi alla pornografia sono sempre più facili, comuni e precoci, e con l’assuefazione a un certo tipo di immagini è aumentata anche la consapevolezza di essa come uno strumento mediatico, di un linguaggio potente e sovversivo. Sovversivo nel senso che a volte è l’unico mezzo per rivelare che la vera oscenità sta altrove, al di là della facciata di certi sentimenti o modelli convenzionali, prestabiliti, ostentati.
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