Che significa scrivere un racconto di fantascienza oggi?2 min read
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Il mondo è cambiato negli ultimi anni a una velocità impressionante. Dal punto di vista letterario (e non solo), il genere che più ha risentito di tali cambiamenti è la fantascienza. Non a caso, non pochi si chiedono se questo genere, così come lo s’intendeva un tempo, non sia morto, e, nel caso non lo fosse, in che modo si è evoluto.
L’ibridazione con il fantasy, il thriller e l’horror ha generato una pletora di sottogeneri che richiederebbe troppo tempo elencare. Le prospettive con cui guardare il mondo si sono moltiplicate Oggi, grazie anche al self publishing, si scrivono e pubblicano con disinvoltura: distopie per mettere in guardia il lettore su possibili degenerazioni della società; ucronie per indovinare come sarebbe il presente se in una data epoca fosse accaduto un fatto piuttosto che un altro; scenari apocalittici per dipingere i peggiori futuri possibili; attraverso lo steampunk s’immagina una società in cui le tecnologie anacronistiche dell’epoca vittoriana abbiano il sopravvento sulle altre e la meccanica abbia trionfato sul digitale.
Lungi dall’essere esercizio fine a se stesso, la fantascienza di oggi affronta tematiche fondamentali: riscaldamento globale, esaurimento delle risorse, big data, privacy eccetera.
Quando cominciai a lavorare a Wired Italia, pensavo che un magazine e un sito che dovessero trattare di innovazione, si limitassero a scrivere di cellulari, computer, videogiochi, software, sistemi operativi, palmari. Presto mi sono reso conto che scrivere d’innovazione, nei tempi in cui viviamo, significa scrivere di attualità.
Allo stesso modo, penso che scrivere fantascienza significhi scrivere di tutto, senza limitare la propria immaginazione agli alieni o ai viaggi nel tempo o alla realtà virtuale perché mai come oggi fantasia e scienza, tecnologia e immaginazione si servono l’una dell’altra. Ecco perché ho deciso che il concorso Noi umani non ponga alcuna limitazione tematica e l’immagine simbolo sia un uomo in parte robot, simbolo di dualismi ricorrenti, umanità/macchina, hardware/software, individuo/massa, e circondato da una cloud di parole che rientrano non solo nell’immaginario fantascientifico, ma della nostra quotidianità.
Potete scrivere di tutto, di alieni come di viaggi nel tempo, di mondi prosciugati dal riscaldamento globale come di società distopiche dominate dai big data. L’importante è che l’oggetto della vostra indagine sia il presente, il vostro orizzonte il futuro e la penna sia mossa dal cuore.