Le storie sull’aldilà, da Dante a Stephen King2 min read
Reading Time: 3 minutesPrima di tutto precisiamo che:
“Al di là” si usa come locuzione avverbiale o preposizionale (“al di là del confine”); invece “aldilà” è un sostantivo maschile che significa oltretomba.
Premesso ciò, la descrizione del mondo dei morti è un’impresa in cui l’uomo si cimenta praticamente da sempre. L’atto stesso della sepoltura, che è antecedente alla nascita della civiltà, è una forma di comunicazione con il mondo dei morti, quasi un primo sforzo narrativo.

Nell’Odissea più che il luogo fisico ove risiedono gli spettri – l’Ade – viene descritta l’evocazione in sé, che Ulisse compie – la cosiddetta nékya – nel paese dei Cimmeri. Egli sgozza un montone nero affinché del suo sangue si abbeverino gli spiriti e acquisiscano parvenza tale da poter comunicare con i vivi.
Più geografica è la descrizione dell’oltretomba di Dante nella Divina commedia (la più grande opera sull’argomento?). La mappa che descrive attraverso i suoi versi, la scansione dei gironi infernali e infine la struttura geocentrica basata sul sistema di Aristotele e di Tolomeo, divisa in nove cieli, è assai precisa.
Quasi 700 anni dopo Dante, si continua a scrivere di aldilà ma in modo diverso. Stephen King è lontanissimo dalla concezione di un aldilà dantesco con tanto di diavoli nei gironi e beati che cantano attorno a Dio.
Nell’ultima raccolta pubblicata da Sperling & Kupfer, Il bazar dei brutti sogni, c’è un racconto che si intitola proprio Aldilà. Un tizio muore. Invece che all’inferno o in paradiso, si ritrova in nell’anticamera di un qualsiasi ufficio. Bussa a una porta, entra, e si ritrova davanti a un tizio seduto a una scrivania e sommerso da un mare di corrispondenza che gli giunge attraverso un tubo che sbuca dal soffitto. Non vado oltre perché il racconto merita veramente di essere letto.
Ne Il figlio del cimitero, Gaiman esplora non tanto l’oltretomba ma la vita dei suoi abitanti in un piccolo cimitero, è comunque una storia di comunicazione tra vivi (l’orfano Nobody) e i morti.
L’ultimo romanzo di Leonardo Patrignani è There, un thriller paranormale, che si interroga sul fenomeno delle NDE (Near Death Experience), le esperienze di quasi morte. È una storia avvincente, ma ampiamente documentata che consiglio a tutti di leggere.
La mia visione preferita di aldilà? Quella di Kurt Vonnegut. Da ateo, intriso di uno humor nero qual era, il grande autore americano non poteva vederla che nel seguente modo.
Nel suo romanzo Mattatoio n° 5, il protagonista è Billy Pilgrim, un reduce della seconda guerra mondiale. Billy è già morto al momento in cui conosciamo la sua storia. Quindi è uno spirito? No, perché la morte non esiste. Una volta morto un uomo rivive la sua vita per contenuti sparsi, in maniera “randomica”. E difatti il romanzo è tutto fuorché una storia lineare. Insomma, tranquilli: non ho spoilerato nulla.