Come si scrive l’incipit di un romanzo3 min read
Reading Time: 3 minutesNon c’è una regola fissa.
Ogni romanzo è un universo a sé e l’incipit la genesi, la prima cifra che ne identifica lo stile unico. Più un’opera è personale, meno è replicabile. Certo, questo non significa che non possa insegnarci qualcosa.
* Grandi speranze di Dickens dimostra che si può partire semplicemente dal nome del protagonista:
“Il cognome di mio padre essendo Pirrip e il mio nome di battesimo Philp, la mia lingua infantile non riuscì mai a cavare da entrambi nulla di più lungo o di più esplicito che Pip. Così mi chiamai Pip, e Pip finii per essere chiamato.” Lo stesso insegnamento lo troviamo in Moby Dick: “Chiamatemi Ismaele.”
* Kafka, nel Processo, crea fin da subito quel senso di incertezza che accompagnerà il lettore per tutta la vicenda:
“Qualcuno doveva aver diffamato Josef K. perché, senza che avesse fatto nulla di male, una mattina venne arrestato.”
* Agota Kristof, nella Trilogia della città di K, comincia subito con uno stile segmentato, caratterizzato da frasi brevi e sintassi semplice, che detterà il ritmo dell’intera narrazione:
“Arriviamo dalla Grande Città. Abbiamo viaggiato tutta la notte. Nostra Madre ha gli occhi arrossati. Porta una grossa scatola di cartone, e noi due una piccola valigia a testa con i nostri vestiti, più il grosso dizionario di nostro Padre, che ci passiamo quando abbiamo le braccia stanche.”
* All’opposto, J. D. Salinger, ne Il giovane Holden, punta tutto sulla soggettività, l’immedesimazione tra il lettore e l’io narrante che si rivela attraverso lo stile del parlato, fin nei suoi tic caratteriali:
“Se davvero avete voglia di sentire questa storia, magari vorrete sapere prima di tutto dove sono nato e com’è stata la mia infanzia schifa e che cosa facevano i miei genitori e compagnia bella prima che arrivassi io, e tutte quelle baggianate alla David Copperfield, ma a me non mi va proprio di parlarne.“
Nella letteratura di genere le cose funzionano diversamente. Lì, trama e linguaggio spesso seguono parametri fissi. Certo, un best seller fantasy o thriller non è mai costruito a tavolino, la sostanza rimane il talento dell’autore, ma ci sono alcuni accorgimenti ricorrenti.
A prescindere dal genere letterario, penso che un buon incipit debba avere almeno una di queste caratteristiche.
Denso. Deve segnare l’inizio di una storia e suggerire un senso di pienezza al lettore, garantire che ciò che sta leggendo è importante e deve essere letto dall’inizio alla fine per essere compreso.
Autorevole. Consideriamo l’incipit celeberrimo di Anna Karenina: “Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è invece disgraziata a modo suo.” Potrebbero essere scolpite nel marmo tanto sagge e rette sono queste parole. Ogni autore deve credere nell’importanza di ciò che scrive e trasmetterla al suo lettore. Ogni autore deve credere nella saggezza acquisita dall’esperienza, che è alla base dei suoi scritti.
Dare il senso del destino. Non si scrive per caso, ma per necessità. Perché era destino che lo si facesse. E si comincia perché si sa già che ci sarà una fine Un incipit deve contenere questo, la garanzia di una parabola, di un’impronta esistenziale che il lettore apprenderà terminata l’ultima pagina. È ciò che ci suggerisce fin dalle prime righe La luna e i falò di Pavese: “C’è una ragione perché sono tornato in questo paese“.
A effetto. Vale soprattutto nei thriller o nei noir, dove la suspense gioca un ruolo fondamentale. Esempi? Gli americani ce ne forniscono diversi: Killshot di Elmore Leonard: “Blackbird si disse che beveva troppo perché il Silver Dollar era proprio a due passi dal suo hotel, bastava scendere le scale. Impossibile uscire di lì senza passarci davanti. Impossibile passare per Spadina Avenue, vedersi sparata dritta in viso quell’insegna del cazzo, lampadine a centinaia, e far finta di niente. Impossibile non entrare per qualche drink“.
Privato. Alcuni incipit sembrano rivolti a un lettore, non alla massa di lettori. Salinger nel già citato Giovane Holden ma anche Dostoevskij ne L’adolescente: “Non ho resistito e mi sono messo a scrivere questa storia dei miei primi passi nell’arena della vita, anche se avrei potuto farne a meno“. L’intesa creata è magica, il talento sta nel non tradirla fino all’ultima pagina.
Nella gallery, i 10 migliori incipit letterari secondo l’American Book Review nel 2010