Joe Abercrombie e le regole per creare un (solido) mondo fantasy3 min read
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Joe Abercrombie è uno degli autori fantasy più acclamati degli ultimi anni. Nei suoi romanzi ha dimostrato di possedere un talento fondamentale per chi vuole affrontare questo genere letterario, quello di creare mondi. Pensiamo al romanzo Il mezzo re della trilogia del Mare Infranto, pensiamo al mondo del Mare Infranto e ai vari regni che lo caratterizzano e alla capacità dell’autore di rendere tutto ciò convincente.
In un un’intervista a Inverse, Abercrombie fornisce informazioni utili per chi voglia intraprendere sulla pagina la sua stessa impresa.
Dio creò il mondo prima dell’uomo? Bene, un autore deve fare l’opposto
Per quello che riguarda Il mezzo re, l’autore confessa che il punto di partenza nello scrivere la storia, è stato il personaggio di Yarvi, il ragazzo dalla mano deforme. La sfida, dal punto di vista narrativo, era descrivere le difficoltà (ma anche le occasioni) che una simile disabilità gli avrebbe causato. “Così ho pensato a una cultura di guerra, una cultura militare il cui tratto caratteristico è il muro di scudi. In questo modo, l’impossibilità del protagonista di reggere uno scudo avrebbe segnato maggiormente il suo destino di emarginato. Per creare un mondo simile mi sono ispirato alla civiltà vichinga“.
Quindi, il consiglio è: se avete già un’idea precisa di come sarà il vostro eroe, allora costruitegli attorno un mondo che ne amplifichi le sue caratteristiche. Un romanzo, per quanto complesso, nasce sempre da una pulsione, da un sentimento di immedesimazione (la deformità dell’eroe che lo rende umano e accessibile), la meticolosità nel descrivere l’universo che lo circonda viene dopo.
Economia, politica e tutte quelle cose lì
“Per il mio prossimo libro sto leggendo un sacco di testi sulla rivoluzione industriale. Mi affascina capire come il carbone ha trasformato la società britannica e spianato la via all’industrializzazione“, racconta Abercrombie. “Mi sono sempre interessato ad aspetti come l’economia, il progresso, la politica e a come trasferirli nei miei fantasy; aspetti su cui in questo genere letterario si tende sempre a sorvolare. Per Gandalf ottenere le cose non sembra mai un problema…“.
Il suggerimento è: non sottovalutate quegli aspetti prosaici della vita, così poco poetici da narrare, così fondamentali per rendere verosimile un’avventura. Se il vostro eroe è fuggito da una battaglia in cui ha rischiato la pelle, ha vagato per foreste e deserti e, infine, allo stremo delle forze, entra in una locanda e ordina di che sfamarsi e bere, non date per scontato che il lettore non si chieda: “sì, ma con quali soldi?”.
La letteratura è sempre una questione personale
Alla domanda come evolverà il fantasy nei prossimi anni, Abecrombie risponde che non lo sa e non gli importa. “È sempre difficile prevedere quei grandi fenomeni editoriali – Harry Potter, Hunger Games eccetera – che dettano i trend della narrativa di genere. Penso che come autore, tu debba concentrarti su ciò che ti piace, cosa può rendere il tuo prossimo libro un buon libro, a prescindere da come vanno le cose nel mercato“.
Insomma, è giusto pensare ai soldi e alle vendite, ma, nel concepire una storia – e un mondo – devi lasciar correre la creatività a briglia sciolta e preoccupazioni simili possono essere un bel freno.
dichiarati dell’autore estrapolati dell’intervista rilasciata su Inverse.com