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Il fantasy è davvero una minaccia per la Chiesa?3 min read

21 Marzo 2016 3 min read

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Il fantasy è davvero una minaccia per la Chiesa?3 min read

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Fantasy e neopaganesimo, c’è una correlazione?
Il sospetto è antico e non di rado la religione cattolica ha preso le distanze dal fantasy giudicandolo un genere letterario, o comunque una forma di intrattenimento, fuorviante che può inquinare, in chi ne usufruisce, il concetto di sacro e divinità.
In effetti, in questi ultimi anni abbiamo assistito a una nascita di nuovi movimenti religiosi o sedicenti tali, ispirati al cinema o alla letteratura fantasy o di fantascienza.
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Pensiamo a Star Wars e agli jedi. Secondo un censimento del 2011, in Inghilterra e in Galles, 176.632 persone avevano scritto “Jedi” sotto la voce “Religion”. Alcuni per scherzo, ma non tutti visto che lo jedismo è poi diventata una religione e una filosofia di vita espanse in tutto il mondo. Lo stesso dicasi – e qui non siamo né nell’ambito del fantasy né della fantascienza – il dudeismo, la religione del Grande Lebownski, fondata nel 2005 da un giornalista residente in Thailandia, Oliver Benjamin il quale l’ha definita “una forma moderna di Taoismo”.
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Il problema è che se la religione, un tempo, era l’unica grande industria dell’intrattenimento capace di catalizzare l’interesse delle masse, oltre che con la forza del Verbo, con il talento di artisti, pittori, scultori e architetti, oggi non è più così. Tutti quei sentimenti come pietà, sacrificio, eroismo, misericordia che secoli fa erano trasmessi dai quadri del Rinascimento o del Barocco oggi li ritroviamo riassunti in una cover fantasy. La chiesa ha perso l’esclusiva sull’impatto emozionale dell’arte sulla gente. Anni fa era uscito in saggio firmato da Lynne Hume e Kathleen McPhilips, intitolato Popular Spiritualities: The Politics of Contemporary Enchantment in cui si sosteneva che la letteratura fantastica, il fumetto e la mitologia medioevale sono arrivati a rimpiazzare, a livello di influenza sulle credenze spirituali della gente, le fonti religiose.
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“Il fantastico accompagna la civiltà umana fin da quando è nata, e sono convinto che l’accompagnerà nella tomba” ha dichiarato in un’intervista a Wired.it Francesco Dimitri autore di Pan e L’età sottile, “[…]il fantastico racconta di quello che non cambia – di dèi, direbbe Tolkien, e non di lampadine. Quindi ti permette di andare giù, a fondo nella tua anima, e scoprire cose, a volte interi continenti, che non avevi idea fossero lì”.
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Non sono pochi a sostenere che il romanzo fantasy American Gods di Neil Gaiman, pubblicato 15 anni fa e destinato a divenire a breve una serie tv, abbia raccolto l’emergere di un sentimento non solo pagano, ma politeista. La storia, brevemente, è quella di un comune mortale, Shadow, che si vede coinvolto in una lotta tra le vecchie divinità quali Odino e Anansi, residenti negli Stati Uniti sotto falso nome, e le nuove divinità, sciocche e tronfie comandate da un certo World.
Harry Potter, in passato, era stato tacciato di trasmettere oscuri insegnamenti ai bambini, di riempir loro la testa con false suggestioni. E in un classico fantasy come Le nebbie di Avalon di Marion Zimmer Bradley, lo scontro tra una religiosità istituzionale, cristiana, e quella pagana e politeista, più legata alla terra e alla donna, è evidente. Ci sono autori, poi, che cercano di sanare la scissione tra fantasy e cattolicesimo, tra magia e religione, amalgamandoli in un unico corpo narrativo come ha fatto Seth Grahame-Smith col “fantasy biblico La bugia di Natale, storia dei Re Magi in versione fantastico-pulp. Il risultato era stato un romanzo tutto sommato godibile, del resto, cosa disse Alex, il protagonista di Arancia Meccanica della Bibbia?
“A me piacciono le parti in cui quei vecchi ebrei si picchiano di santa ragione e poi sturano alcune bottiglie di israeliano e si infilano a letto con le damigelle delle mogli. Io ci campavo su quel libro”.
Altro che Trono di spade.

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